Perché i mondi dell’arte e della moda sono così interessati ai funghi?

Risorsa vegetale sempre più ambita, i funghi sono diventati la materia prima a cui artisti e designer guardano con grande interesse. Qui vi spieghiamo il motivo

Con atteggiamento che qualcuno avrebbe potuto definire sciamanico – in realtà approfittando della benevolenza di chi su questo cartaceo mi permette scorribande (apparentemente) insensate – sul numero dello scorso agosto di Artribune Magazine ho raccontato de L’ordine nascosto. La vita segreta dei funghi, il volume pubblicato nel 2020 dal biologo inglese Merlin Sheldrake (lui sì, a questo proposito, davvero sciamanico). Già in precedenza (2015, in edizione italiana solo nel 2021) era stato dato alle stampe lo straordinario Il fungo alla fine del mondo della superlativa (non sono enfatico: è proprio così) Anna Tsing.
Al secondo posto nella classifica stilata da ArtReview per indicare i personaggi più influenti nel mondo dell’arte nel 2021, questa antropologa americana di origini asiatiche, nel suo tomo di oltre 400 pagine, non fa un solo riferimento all’arte. Ma il suo racconto-metafora riguardante la raccolta dei matsutake è così ricco di implicazioni (La possibilità di vivere nelle rovine del capitalismo è il sottotitolo) da essere divenuto un cahier de travail per chiunque – si tratti di bioartisti o meno – per fare arte utilizzando il cervello.

Anna Lowenhaupt Tsing – Il fungo alla fine del mondo (Keller, Rovereto 2021)

Anna Lowenhaupt Tsing – Il fungo alla fine del mondo (Keller, Rovereto 2021)

DA ANICKA YI AD ALEXANDER MCQUEEN

A febbraio di quest’anno è arrivata poi la mostra al Pirelli HangarBicocca della coreano-americana Anicka Yi, che a Tsing e ai suoi funghi fa da tempo esplicito riferimento. Ancora: lo scorso 16 marzo, a conclusione del ciclo di sfilate dedicate alle collezioni donna autunno-inverno 2022-23, in un magazzino di Brooklyn Sarah Barton (per il brand Alexander McQueen) ha ammucchiato tonnellate di pacciame ricavato da alberi caduti ai bordi di una passerella-percorso in questo modo inondata dall’odore di torba, mentre dagli altoparlanti venivano diffusi cinguettii di uccelli e il ronzare degli insetti, prima che la colonna sonora si stabilisse nel ritmo di A Forest di The Cure. Le cronache raccontano che, nel backstage, la designer abbia fatto insistenti riferimenti al micelio, la rete fungina sotterranea soprannominata il “wood web wide” della natura: quella che collega gli alberi tra loro, crea lo strato utile alla crescita delle piante e trasferisce nutrienti e altri minerali di albero in albero.

Per la moda, con i suoi giganteschi problemi legati alla sostenibilità delle sue produzioni, la strada sembra segnata”.

Il riferimento ai funghi di Tsing e al “compost” di Donna Haraway (Chthulucene, 2016, trad. it. 2019) è evidente. Sarah Burton ha inoltre mandato in passerella abiti con funghi dai colori vividi, rappresentando il loro micelio con lunghe matasse di frange di seta. Sebbene nella collezione non sia stata utilizzata la “pelle vegetale” che ora è possibile ricavare proprio dai funghi, la designer ha affermato che con il suo team si sta muovendo in questa direzione: per sostituire la pelle bovina o altri materiali esotici (serpenti o pesci d’allevamento), mentre già da questa collezione l’85% dei materiali proveniva da riciclo.
Per la moda, con i suoi giganteschi problemi legati alla sostenibilità delle sue produzioni, la strada è sembra segnata. Stella McCartney già nel marzo 2021 ha presentato la borsa Mylo realizzata in micelio. Persino Hermès ha prodotto una borsa in “pelle vegetale” derivata dai funghi: Hermès! Il brand superlusso che solo l’anno prima aveva investito grosse cifre nell’allevamento di coccodrilli in Australia…
Il fungo ormai inarrestabile si sta impossessando del nostro immaginario.

Aldo Premoli

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #65

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Aldo Premoli

Aldo Premoli

Milanese di nascita, dopo un lungo periodo trascorso in Sicilia ora risiede a Cernobbio. Lunghi periodi li trascorre a New York, dove lavorano i suoi figli. Tra il 1989 e il 2000 dirige “L’Uomo Vogue”. Nel 2001 fonda Apstudio e…

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