Altaroma: moda green e no-gender in passerella a Cinecittà

La tre giorni “phygital” della Roma Fashion Week si è dimostrata, ancora una volta, il motore propulsivo dei nuovi talenti made in Italy. Dal progetto espositivo “Showcase” alle sfilate negli Studios di Cinecittà, visibili in diretta streaming sulla piattaforma “Digital Runway” e app, la moda degli emergenti è sempre più sostenibile e genderless

Con lo sguardo rivolto al domani del made in Italy, cala il sipario sulla Roma Fashion Week organizzata da Altaroma. Sfilate, mostre, docufilm artistici e proiezioni hanno animato la Capitale per tre giorni. Gli Studios di Cinecittà, riconfermati headquarter della manifestazione giunta alla sua 40esima edizione, si sono trasformati in una passerella che, evocando le atmosfere cinematografiche felliniane, ha dato ampio spazio all’estro degli emergenti che realizzano le loro creazioni in Italia. Oltre il 70% degli 80 brand promossi da Altaroma ‒ di cui 79 nel progetto Showcase, vetrina espositiva allestita sul celebre e antico set della Basilica Aemilia ‒ vantano processi produttivi green ed ecologici. Inoltre, per l’80% si tratta di aziende e realtà imprenditoriali in fase di evoluzione fondate o guidate da donne. Un tema, quello del gender gap che, insieme alla disparità, ha interessato la serie di talk online dell’intera kermesse. Accessibile solo agli addetti ai lavori nel rispetto delle norme anti-Covid, ma visibile sul web tramite la piattaforma Digital Runway e un’app dedicata, la mission di Altaroma è ormai chiara e si conferma hub d’eccellenza per lo scouting dei talenti in erba.
I numeri? Quasi 400 giornalisti accreditati, 40 ospiti della stampa internazionale provenienti da Brasile, Kazakistan, Spagna, Ucraina e Regno Unito, 90 i marchi che hanno partecipato alle iniziative in calendario, 170 tra buyer, showroom e concept-store, di cui 50 in presenza, e 11 défilé. Più di 76mila, invece, gli utenti connessi che hanno seguito le dirette streaming dei singoli fashion show, delle tre collettive Rome is my Runway e degli eventi “phygital”.

LE PAROLE DI SILVIA VENTURINI FENDI

Altaroma è un’istituzione, una famiglia, un compagno di viaggio per crescere, superare difficoltà e volare. Un ruolo che abbiamo contribuito a consolidare e che, soprattutto negli ultimi anni, abbiamo difeso tenacemente. Ed è stato possibile grazie alla fiducia e alla vicinanza degli enti del territorio, come la Camera di Commercio e la Regione Lazio, e di quelli nazionali, fra cui il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, l’Ice”, spiega la presidente Silvia Venturini Fendi prima di dare il via agli appuntamenti modaioli nella Città Eterna. “Altaroma ha subito un forte cambiamento” ‒ aggiunge Venturini Fendi ‒ “e penso che possa essere considerata la culla del nuovo e delle start up. Siamo stati tra i primi a lavorare sulla sostenibilità, sul genderless e, adesso, anche sull’innovazione digitale. Il nostro è un percorso di valorizzazione del made in Italy mediante tutti i recenti driver di sviluppo, per favorire i marchi nell’accesso ai mercati mondiali. Ogni stagione della Roma Fashion Week sintetizza perfettamente l’attività che svolgiamo durante l’anno: creare un network, diventare un ascensore di opportunità a partire dalla formazione, imprescindibile per la crescita, fino ad arrivare alle passerelle. La moda in diverse fasi storiche è entrata nel vissuto di Roma e la sinergia istituzionale è fondamentale”.

Altaroma. Anna Lou Castoldi per Simon Cracker, FW 22-23

Altaroma. Anna Lou Castoldi per Simon Cracker, FW 22-23

LA NUOVA GENERAZIONE DEL MADE IN ITALY

Simon Cracker si ispira al punk e parte dalla decostruzione del wedding dress inteso come contenitore di desideri, che non sempre costituiscono l’epilogo romantico di una storia d’amore, abbracciando la filosofia no-gender. In una rilettura gentile del concetto di salvaguardia dell’ambiente, per la collezione fall-winter 2022/2023 Sulle corna della luna fa sfilare Anna Lou Castoldi, figlia di Morgan e Asia Argento. Le “Showgirl” di Edoardo Gallorini vanno oltre i pregiudizi e gli stereotipi dell’alta borghesia con vividi contrasti cromatici e materici. Fra sete da indossare a fior di pelle e rasi brillanti, lo stilista ricorda Natalia Landauer, l’elegante e ricca ragazza interpretata da Marisa Berenson nella pellicola Cabaret di Bob Fosse del 1972. “Una donna che non si sognerebbe nemmeno di avvicinarsi al promiscuo night club dove tutte le notti, spregiudicata ed esuberante, si esibisce Sally Bowles, impersonata da Liza Minnelli, con i suoi balletti carichi di ambiguità ed erotismo. Eppure, un giorno, il destino le fa incontrare”, chiosa Gallorini. Nel DNA di Muusa le fibre naturali rendono il luxury ready to wear una filosofia estetica incentrata sul benessere, mentre Alberto Audenino porta sulla catwalk, per il prossimo inverno, atmosfere Anni Ottanta in un inno alla libertà e all’empowerment femminile: bottoni sfavillanti e cappotti lasciano il segno. Proto-streghe, simboli esoterici, stoffe leggere e preziosi cristalli per il prêt-à-porter di Gretel Z., la maison milanese di Gretel Zanotti, che in un itinerario introspettivo, fatto di buio e luce, prende per mano lo spettatore in un “Ritorno alla profondità di noi stessi”. La tradizione sartoriale campana, riletta in chiave urban style e casual, è la firma riconoscibile di Gabriele Santoriello per Italian Family, che trasporta nel suo “Garden” orientaleggiante in un’esplosione di colori e attenzione alla modellistica. Casa Preti, il brand nato da un’idea di Mattia Piazza e Steve Gallay incuriositi dal nome del pittore di scuola caravaggesca napoletana Mattia Preti, coinvolge i più piccoli nelle illustrazioni di un tessuto che appare in tutta la sua “Innocenza”. Le inconfondibili linee clericali si tramutano in mise seducenti che strizzano l’occhio alle castigate vesti cerimoniali. Spiccano nell’expo Showcase le variopinte lavorazioni crochet del talentuoso Italo Marseglia, che prosegue nell’inedito tour all’uncinetto The common thread, e i gioielli di Invaerso della romana Maria Clelia Scuteri. La capsule spring-summer 2022 debutta come sintesi di differenti saperi e prende posto nel panorama jewelry sperimentando il connubio tra avanguardia e portabilità. È così che sboccia Past Present Future Collection, in cui a ogni dimensione temporale viene associata una tecnica peculiare: la filigrana artigianale rappresenta concettualmente il passato, l’upcycling di oggetti industriali è il presente quale manifesto di economia circolare e, infine, la stampa 3D il futuro della memoria manifatturiera che si serve delle tecnologie in maniera coerente e coraggiosa.

NABA Fashion Poetry

NABA Fashion Poetry

I DOCUMENTARI DEGLI ALLIEVI NABA E RUFA

Fashion Poetry è il documentario presentato in versione digital da NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, diretto dalla regista Silvia Morani, che racconta il workshop con Olivier Saillard, storico e curatore. Protagonisti gli studenti del triennio in fashion design del campus capitolino con la partecipazione della mannequin e performer Axelle Doué. L’opera filmica è la narrazione dell’esperienza formativa che ha accompagnato gli allievi nella procedura di rimodellamento per donare una seconda vita ad abiti dimenticati nel guardaroba, concentrandosi sul principio di “moda poetica” di cui Saillard auspica un ritorno. Insieme a Doué, Gaël Mamine, artistic collaborator, e Aymar Crosnier, studio manager di StudiOlivierSaillard, i ragazzi sono stati artefici della manipolazione, nonché della trasformazione, di indumenti in disuso. Momento clou la performance con lo scopo di restituire la consapevolezza di come la costruzione di un modello possa incrementare il valore creativo dell’abito, anche quando sembra che abbia perso la propria attrattiva. L’esplorazione critica del lusso nel fashion contemporaneo, la reintroduzione della poesia nell’abbigliamento, approfondita nel laboratorio artistico, è al centro dell’operato di Saillard, director della Fondation Azzedine Alaïa e initiateur di “Moda povera”.
Per la prima volta anche Rufa, Rome University of Fine Arts, ha svelato il suo lavoro documentaristico. Inclusione, sostenibilità ambientale e responsabilità sociale d’impresa sono le tematiche che intende affrontare a supporto dell’avvio del corso di studi in fashion design sostenibile. Il titolo è Who is the sustainable designer of the future?. Guenda Cermel, coordinatrice del corso di diploma accademico Rufa, ha coinvolto quattro personalità illustri del settore: Marina Spadafora, Fair Fashion Ambassador che ha alle spalle prestigiose collaborazioni con Prada, Ferragamo, Marni e ora Aspesi, Anna Fiscale, Cavaliere dell’Ordine al Merito nel 2021 come presidente di Progetto Quid, social enterprise che ha vinto nel 2020 il Green Carpet Responsible Disruption Fashion Award, Giusy Cannone, ceo di Fashion Technology Accelerator, e Fabio Laudicina, ideatore di Fabeeo Breen. Il documentario unisce le loro riflessioni, competenze e critiche sulla necessità di coltivare un approccio di ecologia integrale al comparto. Si parla di creatività, valori, buone pratiche, progresso, relazioni e interconnessioni. Elementi che Rufa unirà per ottimizzare la percezione del bello e ben fatto italiano nello Stivale e all’estero, in linea con gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030. Chiara e definita, quindi, la vision che ha in mente: puntare sugli aspetti legati ai pilastri etici che, in forma sempre più preponderante, si intrecciano sotto molteplici prospettive guardando, però, verso un orizzonte comune.

Gustavo Marco P. Cipolla

https://www.altaroma.it/it/

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Gustavo Marco P. Cipolla

Gustavo Marco P. Cipolla

Classe 1984, calabrese di origini, romano di adozione, Gustavo Marco P. Cipolla è un cittadino del mondo. Ama viaggiare, quando gli è possibile, e confrontarsi con realtà e culture sempre differenti. Le sue esperienze formative e professionali sono diverse: dalla…

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