Avatar, metaverso e tecnologia: il best of della moda 2021

È un best of sui generis quello che vi proponiamo quest’anno in fatto di moda. A vincere, infatti, sono i designer che hanno saputo puntare sui nuovi strumenti a disposizione del fashion: l’universo digitale e il metaverso

Fare una classifica oggi di quelli che sono i brand di moda che hanno avuto più successo nel 2021 vuol dire leggere i dati con un altro codice. I parametri di “successo” riguardano azioni spesso immateriali come le visualizzazioni, che spostano l’attività da quella di puro commercio a quella di agenzia, di frequentazione di luoghi virtuali con ricadute economiche superiori a quelle della vendita.
Nel romantico tentativo di dimostrazione del valore ancora fondamentale di elementi come artigianalità, fatto a mano, ispirazione, rapporto con l’arte, la musica e altre espressioni culturali con cui si cerca di ancorare la vita dei brand al fenomeno del lusso indispensabile, non c’è un vincitore. Non ha più senso contare le borse o gli occhiali o le maglie vendute a meno che, come nel caso del film su Gucci di Ridley Scott, le vendite iperboliche degli accessori indossati nel film stesso abbiano spiazzato qualsiasi altra forma di comunicazione.

ALESSANDRO MICHELE E DEMNA GVASALIA

Un meccanismo che il brand guidato da Alessandro Michele conosce bene: sa quanto oggi sia più importante far sentire le persone personaggi prima che eleganti figure. La sfilata di Los Angeles ha confermato totalmente la magia che va oltre il concetto di lusso, un numero infinito di personaggi che venivano dal passato e dal futuro dove chiunque avrebbe potuto trovare se stesso, quello che vorrebbe realmente essere.
Dimostra la stessa capacità di Alessandro Michele – non a caso sono stati i primi ad “hackerarsi” – Demna Gvasalia, che con Balenciaga ha suggerito l’attraversamento del luogo della rappresentazione entrando dritto nel mondo dei cartoon con i Simpson come testimonial. Quindi al primo posto, per la prima volta nella storia della moda, mettiamo un fake geniale, un logo ibrido che unisce le G di Gucci alle B di Balenciaga. Hanno vinto loro copiandosi, unendo le forze, creando un modello già banalmente replicato da altri, mischiando due mazzi di carte diversi per reinventare altri giochi. Il film di Gucci, il cartoon dei Simpson, la sfilata a Los Angeles descrivono altri mondi dove cercare asilo, mondi che premiano di più di quelli oramai esauriti dove vivevamo fino a due anni fa. La pandemia ha dato la spinta definitiva alla migrazione verso quello che qualcuno già definisce come il prossimo livello di esistenza: luoghi che frequentavamo per giocare ora diventano reali alternative di vita. Vita garantita dall’interattività, dalla possibilità di disegnare a nostra immagine questi luoghi, da designer e da consumatori, ma in quanti sanno muoversi in questo spazio senza gravità?

Demna Gvasalia presenta Fortnite

Demna Gvasalia presenta Fortnite

DAI VIDEOGIOCHI ALLA MODA

I fondamentali dati nuovi, a cui accennavamo all’inizio, sono ad esempio che più di tre bilioni di persone giocano ai videogame e che sono aumentate moltissimo le donne nell’ultimo anno, il 46% in un mondo prima prettamente maschile. Altro dato importante è quanto giocare sia oramai una forma di intrattenimento pari a vedere fiction, non a caso i due mondi si sono scambiati i ruoli e le major di videogiochi ora producono storie di successo. Come Riot Games, che presenta Arcane, una nuova serie televisiva d’animazione in streaming su Netflix ambientata nel mondo di League of Legends.
La moda ha capito subito l’importanza dell’alternativa virtuale, vestire un avatar è una priorità per ottenere più consumatori: oltre ai Virtual Fashion Show si aprono Virtual Department Store, non parliamo più di Streetwear ma di Screenwear, di cripto status symbol.
La dimensione NFT riguarda anche il fashion e fa sì che si comprino abiti digitali a cifre altissime, con una nuova visione della couture realmente inclusiva perché non si confronta più con la fisicità. Oltre all’inclusività la moda digitale cancella il peccato più grave di quella reale: nel mondo virtuale la produzione di CO2 è ridotta del 97%.

Mark Zuckerberg, presentazione di Meta (2021)

Mark Zuckerberg, presentazione di Meta (2021)

NFT E METAVERSO

Tutta questa, ancora breve, analisi porta alla nomina dell’altro vincitore di questo anno, quello che ci sta guidando da anni verso una nuova identità digitale.
Al primo posto, vicino a Gucci e Balenciaga, oltre uno schermo, c’è Mark Zuckerberg, che a ottobre ha presentato Meta con un simbolo di infinito che fa paura come nei titoli di testa di una serie distopica che parla di virus.
Meta ti porta nel metaverso, dove tanti ragazzi hanno già il loro avatar, un’alternativa all’isolamento pandemico e non solo purtroppo. Il concetto di metaverso viene dal libro di fantascienza Snow Crash di Neal Stephenson e rappresenta una realtà virtuale condivisa in rete dove viviamo con un nostro avatar. Quindi hanno vinto loro quest’anno: visionari, inventori capaci di scoprire altri mondi vivibili per la moda e non solo grazie alla fusione fra tecnologia e fashion. A chi si chiede se saremo in grado di usare questi nuovi strumenti vogliamo dire che è il momento di cominciare a giocare.

Clara Tosi Pamphili

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Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili si laurea in Architettura a Roma nel 1987 con Giorgio Muratore con una tesi in Storia delle Arti Industriali. Storica della moda e del costume, ha curato mostre italiane e internazionali, cataloghi e pubblicazioni. Ideatrice e curatrice…

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