Due maestri del graphic design in mostra a Merano

Le opere di Heinz Waibl, uno dei più importanti grafici italiani del Novecento, e di Siegfried Höllrigl, un maestro stampatore apprezzato dai bibliofili di tutto il mondo, vanno in mostra per la prima volta insieme alla Kunsthaus di Merano

Il nome di Heinz Waibl (Verona, 1931 ‒ Schio, 2020) oggi suona familiare principalmente agli specialisti di graphic design. Eppure il suo segno discreto ed essenziale, ma mai banale, ha punteggiato il paesaggio italiano per mezzo secolo, tra gli Anni Cinquanta e i primi Duemila, ed è visibile ancora oggi nei loghi di aziende blasonate come Flos. Sono suoi, per esempio, i manifesti e le carte da imballaggio caratterizzate dall’uso dei colori primari che resero pop e frizzante l’immagine dei Magazzini allo Statuto, allora un’istituzione dello shopping romano, tra il 1955 e il 1959. Sue anche le locandine che, più o meno negli stessi anni, trasportavano attraverso il Paese lo slogan di Radio Rai “La radio arriva dovunque”, trasformando la “i” in un microfono. A poco più di due anni dalla scomparsa del celebre designer, nato a Verona da una famiglia con radici meranesi e austriache e vissuto a lungo a Milano, la Kunsthaus di Merano gli rende omaggio affiancando il suo lavoro a quello di un altro personaggio legato come lui alla grafica, al lettering e all’arte della stampa, Siegfried Höllrigl (Merano, 1943).

Typoesien, installation view at Kunsthaus Maerano, 2023. Foto Hartmut Nägele

Typoesien, installation view at Kunsthaus Maerano, 2023. Foto Hartmut Nägele

HEINZ WAIBL E SIEGFRIED HÖLLRIGL IN MOSTRA A MERANO

Ad accomunare queste due figure, oltre al legame con la città attraversata dal fiume Passirio, sono una lunga amicizia e una comune passione per il fare, seppure con tecniche e modalità differenti. Cresciuto in un ambiente culturale influenzato dal Bauhaus e allievo di Max Huber, Waibl si tuffa con entusiasmo nella modernità, in un contesto di grande fermento come la Milano del dopoguerra, vive per alcuni anni a Chicago, dove raggiunge l’amico Massimo Vignelli e firma con lui il famosissimo logo della compagnia aerea American Airlines con l’aquila stilizzata, e più tardi è tra i primi grafici a cogliere appieno le potenzialità dei nuovi strumenti digitali e a metterle a frutto con il suo studio Signo. Nel 1988 pubblica un libro fondamentale, Alle radici della comunicazione visiva italiana (Centro di Cultura Grafica ‒Como), in cui passa in rassegna ottanta grandi creativi raccontando al mondo come abbiano messo la loro conoscenza della storia dell’arte al servizio di nuovi bisogni e stili di vita.
Höllrigl predilige invece la composizione manuale e l’uso di materiali antichi come il legno e il piombo nella sua Offizin S., il laboratorio-boutique nel centro storico di Merano dove ancora oggi, a ottant’anni, trascorre la maggior parte delle sue giornate producendo stampe che sono un concentrato di perizia e un punto di collisione tra arte tipografica e alto artigianato. Ogni settimana, inoltre, realizza e appende in vetrina una nuova Spiegelung, un manifesto in cui commenta con toni critici l’attualità locale, per esempio lanciando strali contro l’amministrazione o i costruttori senza scrupoli.

Typoesien, Heinz Waibl, Siegfried Höllrigl

Typoesien, Heinz Waibl, Siegfried Höllrigl

LA TECNICA DI HEINZ WAIBL E SIEGFRIED HÖLLRIGL

Il titolo della mostra, Typoésien, è un neologismo che traghetta nella lingua tedesca un termine francese nato dall’unione di typographie (tipografia) e poésie (poesia), riunendo idealmente l’ambito di attività in cui i due protagonisti si sono mossi per tutta la vita e la passione, condivisa da entrambi, per la letteratura, in particolare quella di area germanofona. Tra le diverse soluzioni espositive possibili, il team curatoriale formato dai designer Lioba Wackernell e Kuno Prey, legati a Waibl da una lunga frequentazione tra le aule della Scuola Politecnica di Design (per Wackernell), gli studi di progettazione milanesi e i corridoi di aziende storiche come la Nava (per Prey), dall’artista Andrea Muheim e dalla storica dell’arte e coordinatrice del museo Ursula Schnitzer ne ha scelta una di non semplice realizzazione ma molto efficace: mantenere separati i due percorsi di vita e di lavoro individuando però alcune convergenze. Uno di questi momenti, in cui quelle che altrimenti sarebbero due mostre monografiche distinte si intersecano, è rappresentato dalle Passerblätter, i fogli del Passirio. Si tratta di un progetto realizzato a quattro mani, composto da sette stampe materiche a colori prodotte con una vecchia macchina manuale e con lettere di legno e piombo nell’Officina di vicolo Haller. Questo lavoro occupa anche le pagine centrali del catalogo bifronte edito proprio dalla Kunsthaus, il punto di incontro fisico dei due racconti separati dedicati a Waibl e Höllrigl. A chiudere il percorso c’è un vero e proprio laboratorio di tipografia aperto al pubblico, con un torchio del 1968 che funge da supporto per la sperimentazione di diverse tecniche di stampa, vintage o semplicemente insolite, e risponde al nome di Sophie.

Giulia Marani

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Giulia Marani

Giulia Marani

Giornalista pubblicista, vive a Milano. Scrive per riviste italiane e straniere e si occupa della promozione di progetti editoriali e culturali. Dopo la laurea in Comunicazione alla Statale di Milano si specializza in editoria a Paris X-Nanterre. La passione per…

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