Milano Design Week. Il meglio e il peggio della settimana del Salone 2024

Milano ha tirato giù la saracinesca sulla sua settimana del design e, come ogni anno, è arrivato il tempo dei bilanci. Vi raccontiamo il meglio e il peggio secondo noi, tra iniziative meritevoli ed eccessi

I numeri ci dicono che l’edizione 2024 della design week milanese è stata un successo: il Salone del Mobile ha chiuso con un’affluenza decisamente maggiore rispetto allo scorso anno (+ 17,1%), in linea con i tempi pre-Covid, mentre il Fuorisalone ha registrato un aumento sia degli eventi (+ 30%) che dei visitatori in città. Che settimana è stata, però, al di là dei freddi numeri? Ecco quali sono le proposte che abbiamo trovato più interessanti e gli spunti che porteremo con noi nei prossimi mesi, e quali invece le cose che secondo noi non hanno funzionato. 

Giulia Marani e Giulia Mura

1 / 11

Top: Dropcity. Il “dietro le quinte” dell’edilizia e dell’industria

2 / 11

Top: decorativo e senza vergogna

3 / 11

Top: le aperture straordinarie di edifici e monumenti

4 / 11

Top: Paola Lenti + Nendo, poesia e contenuti

5 / 11

Top: Baranzate Atelier e Fenix, la curatela c’è (e si vede)

6 / 11

Top: le installazioni interattive

7 / 11

La “gioia responsabile” degli svizzeri

8 / 11

Flop: troppi stimoli e poco tempo per coglierli

9 / 11

Flop: I’m too fashion

10 / 11

Flop: chi troppo vuole…

11 / 11

Flop: Circo Statale

I tunnel sotto i binari della stazione ci piacevano una volta, quando facevano da cornice un po’ “raw” alle stupefacenti installazioni di Ventura Centrale. Ci piacciono ancora, e forse ancora di più, oggi, permettendo anche ai non addetti ai lavori di capire meglio che cosa succede dentro un cantiere (non uno qualunque, quello in fieri del Centro di Architettura e Design che si sta costruendo proprio negli spazi di DropCity e che dovrebbe aprire a fine anno) di ultima generazione, con tanto di stampanti 3D che funzionano in diretta producendo moduli architettonici in argilla, e come funzionano processi industriali di cui siamo abituati a vedere soltanto il prodotto finale. Un lavoro istruttivo e necessario.

Dropcity
Dropcity

Tra le mostre che ci hanno colpito maggiormente, ce ne sono due che parlano linguaggi diversissimi ma fanno sostanzialmente la stessa cosa: ibridano i codici e mescolano i generi, trascinando nell’alveo del progetto elementi smaccatamente decorativi come i fiori o le perline. Le non-lampade (nel senso che non sono prodotti commercializzati, o almeno non ancora, anche se potrebbero esserlo) disegnate da Andrea Anastasio per Foscarini innestano un ricamo di perle di vetro colorato su semplici profilati di alluminio approfittando della maestria dei tessitori indiani di Amal. I mobili-chimera dello studio Formafantasma, esposti alla Fondazione ICA, sdoganano le fantasie floreali e i volant di seta visti nelle case delle nostre nonne.

habitus foto alessandro foscarini Milano Design Week. Il meglio e il peggio della settimana del Salone 2024
Habitus, foto: Alessandro Truffa

Quant’è bella Milano! L’esclamazione nasce spontanea, come ogni anno, dopo aver passato una settimana a visitare luoghi che solitamente non sono accessibili al pubblico e che vengono riattivati come palcoscenici effimeri per il design consentendo anche a chi in città vive tutto l’anno di fare il turista a casa propria, col naso all’insù. Quest’anno abbiamo potuto scoprire, o riscoprire, i mosaici degli anni Trenta nascosti negli ex bagni pubblici della piscina Cozzi, l’ex-Casa dell’Acqua di via Giacosa in versione bagno pubblico, l’ex-cinema Casoretto chiuso da oltre vent’anni, il garage dall’animo filo-brutalista di Design Variations, le ville brianzole scelte come sede da Alcova. Una festa per gli occhi, e pazienza se in alcuni casi (attenzione, non tutti) i contenitori finiscono per sovrastare i contenuti.

casa dellacqua Milano Design Week. Il meglio e il peggio della settimana del Salone 2024
Casa dell’Acqua

Qui, il contenitore e il contenuto viaggiano con lo stesso passo. Il nuovo spazio di Paola Lenti nel quartiere di Dergano ha tutto per piacere: è piuttosto defilato rispetto ai circuiti più battuti, è arioso e pieno di vita vegetale grazie alla collaborazione con lo studio Pnat e con il botanico Stefano Mancuso. La mostra nendo: whispers of nature, che presenta cinque ricerche libere dello studio diretto da Oki Sato ispirate ai fenomeni naturali andando ad alimentare un racconto cominciato vent’anni fa, è insieme poetica e generosa nell’esplicitare il ragionamento che sta dietro ogni singolo pezzo esposto e gli accorgimenti progettuali adottati per raggiungere l’effetto desiderato. Fa, insomma, quello che secondo noi dovrebbe fare qualunque mostra di design ma che nei fatti non è così scontato. 

Nendo
Nendo

La differenza di percezione era netta quando si entrava in uno spazio con un imprinting curatoriale forte, una regia intelligente e aperta che avesse sviluppato il tema scelto attraverso collaborazioni creative di spessore. Questa almeno è la sensazione che abbiamo provato varcando, ad esempio, le porte dello showroom di FENIX® Scenario in Foro Buonaparte 66, per l’occasione riallestito in total white dal duo di architetti Studioboom. Qui Federica Sala ha messo in scena Design Duo Double Feature, lavoro di esplorazione sulle molteplici potenzialità delle superfici con sei coppie di progettisti invitate a disegnare elementi di arredo dal duplice utilizzo. La stessa sensazione – unita al tempo lento di un’esperienza di visita più profonda con lo spazio e gli oggetti esposti che, a loro volta, avevano lo spazio di esprimersi perché non compressi in set up iperaffollati – l’abbiamo provata da Baranzate Ateliers, in cui 7000 metri quadrati post industriali erano a disposizione di 35 creativi sapientemente selezionatati dal designer Lionel Jadot. Raffinatissimo e sperimentale al tempo stesso. 

fenixdesign duo double feature set up2 Milano Design Week. Il meglio e il peggio della settimana del Salone 2024
FENIX, Design Duo Double Feature, set up. Photo Claudia Zalla

Con un’offerta a dir poco bulimica (1125 eventi totali per 838 brand), a rimanere maggiormente impresse sono state le installazioni che hanno puntato tutto sull’interazione con gli utenti. Non è un caso, infatti, che siano state anche tra le principali candidate alla terza edizione del Fuorisalone Award, il riconoscimento che premia i contenuti e gli allestimenti più memorabili: a vincerlo il brand ceco Lasvit con Re/Creation a Palazzo Isimbardi, monumentale installazione in vetro fuso progettata dall’art director Maxim Velcovsky. Grande successo e menzione speciale per StraordinARIA, il progetto di Elica e WE+ nella corte di Palazzo Litta, centinaia di sottili tubi di tulle colorato che danzavano al vento. Così come per Lines of Flight, il parco avventure inventato da Numen/For Use per Porsche a Palazzo Clerici: un’opera d’arte composta da una leggera struttura metallica e da un intreccio di reti in bianco e nero, a evocare uno stormo di uccelli in fuga. O, infine, Data Bugs – AI is a mirror, l’immersive room emozionale progettata dai DotDotDot in occasione dei 20 anni dello studio, che esplora il potere generativo dell’Intelligenza Artificiale per riflettere sulle implicazioni sociali e sui rischi che ha la polarizzazione dei dati. 

c davide franci data bugs ai is a mirrorc davide franci data bugs ai is a mirror dotdotdot Milano Design Week. Il meglio e il peggio della settimana del Salone 2024
Dotdotdot, Data Bugs – AI is a mirror © Davide Franci

La collettiva di House of Switzerland, che ha riunito scuole, aziende e giovani designer elvetici alla Casa degli Artisti di Corso Garibaldi, ci è piaciuta per diversi motivi. Per l’equilibrio tra un allestimento semplice ma colorato, il fascino dell’edificio storico e la qualità dei progetti esposti, innanzi tutto. E poi per il suo approccio ottimista ma pragmatico, in linea con la visione del mondo di un paese che funge da ponte – o da valico – tra il Mediterraneo e il nord Europa. La gioia scelta come tema non è, infatti, l’edonismo fine a se stesso ma il piacere del fare cercando di migliorare il mondo un passo alla volta: come dice il titolo della mostra allestita dalla Scuola di Tecnologia e Design di Zug, una delle tante esposizioni proposte, si tratta di “provare gioia facendo design in maniera responsabile” (Taking Joy in Responsible Design).

schermata 2024 04 23 alle 180341 Milano Design Week. Il meglio e il peggio della settimana del Salone 2024
HOUSE OF SWITZERLAND 2024 © Melania Dalle Grave e Agnese Bedini

Lo abbiamo detto, è stata un’edizione simile a quelle pre-Covid, vale a dire frenetica e troppo piena di tutto: di eventi, di persone per metro quadro nelle varie location, di sollecitazioni. Il calendario, poi, con la design week schiacciata tra l’art week milanese e l’inaugurazione della Biennale a Venezia, ha fatto sì che molti tra i visitatori professionali fossero costretti ad andare al passo di corsa. Se c’è qualcosa di cui si è spesso sentita la mancanza, è il tempo necessario all’approfondimento, la possibilità di fare meno ma meglio o semplicemente di lasciare sedimentare un po’ più a lungo le informazioni introiettate. Una tendenza che abbiamo notato, poi, e ci fa sentire ancora più sopraffatti di fronte a un eccesso di stimoli, è la tendenza del Fuorisalone a comportarsi sempre più come una costellazione di fiere in cui gli spazi sono suddivisi tra tanti espositori diversi disposti quasi gomito a gomito, talvolta anche a scapito della coerenza.  

salone del mobile2 Milano Design Week. Il meglio e il peggio della settimana del Salone 2024
Salone del mobile

Se la festa del progetto diventa festa tout court, allora vale tutto. Un fenomeno che quest’anno ci è parso particolarmente evidente, e non in senso positivo: la ricerca di alcuni brand del settore moda che, pur presentando progetti culturali durante la design week, hanno finito per polarizzare – e mercificare – tutto, mettendo proprio il design in secondo piano. Il risultato? Allestimenti spesso favolosi, costruiti intorno a grandissimi nomi del design del passato, “ignorati” a favore di foto ricordo e merchandising. È quanto accaduto a Saint Laurent Rive Droite con Gio Ponti – Villa Planchart by Anthony Vaccarello nei Chiosti di San Simpliciano, mostra nata dalla collaborazione esclusiva con l’Archivio Gio Ponti e la Fundación Anala y Armando Planchart che ha presentato un’eccezionale collezione di piatti disegnati da Ponti nel 1957 per la villa venezuelana. Meravigliosa. Peccato, però, che il grosso del pubblico fosse più interessato a fare la fila per ritirare la bag gratuita con il logo YSL (per la cronaca: oggi quelle stesse borse le trovate in vendita online). O Bottega Veneta, che ha collaborato con Cassina e Fondation Le Corbusier per un’installazione che ha come protagonista lo sgabello LC14 Tabouret Cabanon, portando avanti la narrazione avviata con la sfilata Winter 24. Bell’atmosfera, ma di Le Corbusier…

saint laurent rive droitec juliet lagae Milano Design Week. Il meglio e il peggio della settimana del Salone 2024
Saint Laurent Rive Droite © Juliet Lagae

Non stiamo certo svelando l’acqua calda quando diciamo che ci sono alcuni nomi del design che, in questa manifestazione, ricorrono in maniera ossessiva, presentando i più svariati progetti per i più svariati brand, sparsi ovunque in città. Sintomo evidente di bravura loro, certo, ma anche di ricerca di comfort da parte di alcune aziende, che vanno sul sicuro proponendo nomi dall’ampia risonanza mediatica. Stesso vale per chi, seppur con coraggio, sceglie di allargarsi troppo o raddoppiare o triplicare i propri spazi, con il risultato di fare fatica a riempire tutto con lo stesso livello qualitativo. Emblematico il caso di Dimore Studio, quest’anno impegnato su tre location e con tre progetti molto diversi: Attracted to light, presso l’appartamento al secondo piano di via Solferino, Dimore Gallery, il recente Dimore Centrale – di fronte a DropCity – con Occupazione, scatole narranti che, attraverso la riproposizione di pezzi iconici di Paradisoterrestre, riattualizza il design degli anni Settanta, ospitando un selezionato gruppo di special guest tra cui Altai, Bonacina 1889, Monde Singulier Nicola Guiducci e Yves Salomon x Chapo Creation. E il raffinatissimo (e questo non lo consideriamo affatto un flop) Interni Venosta, mini capsule collection di quattro pezzi disegnata da Emiliano Salci e Britt Moran in collaborazione con Fabbri Services e allestita nella gipsoteca incantata Fumagalli&Dossi. Sarebbe bastata solo questa. 

internivenosta293marcoguastalla resized 1024x683jpg Milano Design Week. Il meglio e il peggio della settimana del Salone 2024
Interni Venosta, Marco Guastalla

Chi più ne ha più ne metta: tra le location in assoluto più visitate e frequentate il cortile dell’Università Statale, che ogni anno propone un caleidoscopico insieme di installazioni, un mash up di proposte e brand tra loro eterogenei e non organizzati con un senso ne logico ne estetico. E così, in un unico grande spazio convivono piccole aziende sperimentali, aziende stra conosciute, colossi, istituti di formazione: insomma, un grande circo. In mezzo a questo confusionario insieme, sono due le cose che ci hanno convinto di più: l’isoletta The Amazing Walk, in un chiostro laterale, l’installazione flottante disegnata da Ma Yansong dei MAD Architects per Amazon nell’ambito della mostra-evento INTERNI Cross Vision (visitabile fino al 28 aprile), e Coccoloba, la coloratissima esposizione collettiva del miglior design brasiliano contemporaneo, ospitata nel ballatoio al primo piano.

c federico bombardi the amazing walk Milano Design Week. Il meglio e il peggio della settimana del Salone 2024
The Amazing Walk, © Federico Bombardi
1 / 11

Top: Dropcity. Il “dietro le quinte” dell’edilizia e dell’industria

2 / 11

Top: decorativo e senza vergogna

3 / 11

Top: le aperture straordinarie di edifici e monumenti

4 / 11

Top: Paola Lenti + Nendo, poesia e contenuti

5 / 11

Top: Baranzate Atelier e Fenix, la curatela c’è (e si vede)

6 / 11

Top: le installazioni interattive

7 / 11

La “gioia responsabile” degli svizzeri

8 / 11

Flop: troppi stimoli e poco tempo per coglierli

9 / 11

Flop: I’m too fashion

10 / 11

Flop: chi troppo vuole…

11 / 11

Flop: Circo Statale

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Redazione

Redazione

Artribune è una piattaforma di contenuti e servizi dedicata all’arte e alla cultura contemporanea, nata nel 2011 grazie all’esperienza decennale nel campo dell’editoria, del giornalismo e delle nuove tecnologie.

Scopri di più