Quale impatto avrà l’Intelligenza Artificiale sulla progettazione architettonica?

In quale modo Midjourney e l’intelligenza artificiale possono influenzare la composizione architettonica e la nostra stessa capacità di interpretare e percepire gli spazi dell’abitare? Un’analisi dell’architetto Davide Vizzini a partire da un’esperienza nel centro di Milano

Mi sono domandato spesso come la nostra epoca verrà etichettata nel futuro. Moderno, postmoderno, decostruttivista, computazionale, e poi? C’è un ingrediente comune, nei progetti di interior ed architettura degli ultimi decenni, che non mi era del tutto chiaro ma di cui sentivo l’esistenza. Forse, proprio ora che quel paradigma si appresta a collassare, quel trait-d’union mi si rivela: lo chiamo “il progetto della rimembranza”. Si tratta di quel modo di comporre gli spazi, giustapporre le superfici e i materiali, miscelare le luci con le atmosfere per farle vibrare di un ricordo. Si modula la trama di un intonaco o la venatura di un legno per ricordare qualcos’altro, un altro luogo, un altro tempo. Oggi i mondi progettati sono trampolini che proiettano ad un altrove. Il talento del progettista è tanto più raffinato quanto più in grado di rendere questo salto il meno analogico possibile, il più inconscio, il più sottile. Se si progetta un osservatorio, non lo si fa a forma di binocolo (come fece, per ridere, Frank Gehry): si lavora sulle prospettive degli spazi, si raccolgono materiali e riflessi che ci portino nello spazio senza staccare i piedi da terra. Come l’assaggio della Ratatouille del film Disney, che all’istante proietta l’arcigno critico al piatto servito dalla mamma su una tavola di castagno, in una cucina fra i fiori di Provenza. Se questo funambolismo della proiezione è portato all’estremo, il progettista diventa artista (almeno, per come lo abbiamo concepito fino ad oggi) perché anche l’arte contemporanea funziona, ancora per poco, in questo modo. Solo che, nell’arte, il propellente proiettivo è oltrefisico, ed arriva all’esistenziale.

Gli oggetti Swarovski, pop e stranianti, nelle piccole teche foderate di velluto della wunderkammer creata da Villa Eugénie, Galleria Vittorio Emanuele, Milano. Photo Massimiliano Lowe
Gli oggetti Swarovski, pop e stranianti, nelle piccole teche foderate di velluto della wunderkammer creata da Villa Eugénie, Galleria Vittorio Emanuele, Milano. Photo Massimiliano Lowe

Secondo Vizzini il tradizionale modo di progettare è prossimo al collasso

Non è sempre stato così. Nel periodo modernista, il progetto era pura astrazione mentale, e infatti spesso sconfinava nel meta-fisico. Persino nell’alfabeto classico e classicista gli elementi della natura (perché le colonne sono alberi) sono trasfigurati e proiettati alla velocità della luce, nell’universo delle idee astratte. E invece, proprio noi, figli della tecnica, progettiamo come sciamani, cercando il profumo del sottobosco nella trama del materiale per il banco di una profumeria, l’umido e fresco di una cantina nella terracotta per le scaffalature di un’enoteca.
Perché dico che tutto questo sta per collassare? Perché il re è nudo. Tutto ciò, adesso, sa farlo molto bene, molto meglio, A.I., Artificial Intelligence, Mid Journey, il viaggio di mezzo. Il Sig. M.J. è in grado di leggere e decodificare, tirare fuori dal mondo dei ricordi, rendere esplicito e rifare, quel viaggio di vibrazioni predisposto dal progettista. 

Architettura e Intelligenza Artificiale

Ho formulato questi pensieri davanti al nuovo “wonder store” Swarovski di Milano, in Galleria Vittorio Emanuele, disegnato da Villa Eugénie. Guardandolo ho pensato che quel progetto poteva anche essere stato generato o ispirato da Mid Journey (naturalmente così non è). Il concept dello spazio si fonda sulla stessa meccanica generativa di riferimenti, rimandi, deformazioni, leggera vertigine che sostanzia le immagini dell’A.I. Dunque, la frontiera della progettazione retail contemporanea funziona come Mid Journey; e viceversa. Appena tornato in studio, ho dato in pasto le foto scattate da Max Lowe al motore artificialmente intelligente che, infatti, ha subito individuato l’idea della wunderkammer onirica che lo ha ispirato e ne ha portato all’estremo l’elemento dell’opulenza che lo pervade. Alla richiesta fattagli, di descrivere a parole le immagini, mi risponde: “a yellow hallway full of mirrors and items, in the style of giant money sculptures, award-winning, contemporary candy-coated, zeiss ikon, money themed, gold leaf and gilding, site-specific –s 750 –style raw”. In italiano: “Un corridoio giallo pieno di specchi e oggetti, nello stile di gigantesche sculture di denaro, premiate, contemporanee e ricoperte di caramelle, Zeiss Ikon, a tema denaro, foglia d’oro e doratura, site specific –s 750 stile RAW”. La traduzione, naturalmente, è di ChatGPT.

Davide Vizzini

www.dvdv.it
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Davide Vizzini

Davide Vizzini

Davide Vizzini si è laureato in Architettura al Politecnico di Milano, ha fondato DVDV Studio Architetti nel 2010. È assistente del corso Architectural Design Studio del Politecnico di Milano; speaker a seminari e festival d’architettura (Architects Meet in Selinunte, Pecha…

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