Mies van der Rohe Award 2022: annunciati i 449 candidati per il prestigioso premio di architettura

Prende ufficialmente il via l’iter che condurrà all’annuncio dell’opera vincitrice dello European Union Prize for Contemporary Architecture - Mies van der Rohe Award, svelata ad aprile 2022. 18 gli edifici costruiti in Italia fra ottobre 2018 e ottobre 2020 inclusi in questa prima fase selettiva.

Sono state progettate da Maria Giuseppina Grasso CannizzoElasticoFarmEdoardo Tresoldi, Atelier(s) Alfonso Femia, FabF3, Studio Bressan e Studio Botter, bergmeisterwolf, C+S Architects, MoDusArchitects, Simone Subissati Architects, Vittorio Grassi Architetto & Partners, BDR bureau, ifdesign, Lillo Giglia, Alvisi Kirimoto con EDILBARI S.r.l., Onsitestudio, Alvaro Siza con COR arquitectos e Studio Abori le diciotto opere di architettura costruite in Italia incluse nel primo elenco selettivo dello European Union Prize for Contemporary Architecture – Mies van der Rohe Award. Le speranze che il prestigioso riconoscimento biennale – istituto nel 1987 dal Parlamento europeo per valorizzare la continua conoscenza della trasformazione dell’ambiente costruito in Europa e richiamare l’attenzione sul contributo dei professionisti del settore – venga assegnato a uno studio italiano sono legate sia a questi interventi, sia ai tre edifici completati da altrettanti studi italiani oltre i confini nazionali, nell’intervallo temporale compreso da ottobre 2018 a ottobre 2020. Si tratta del monumento pubblico per Veszprém Face, Pool, Two Towers and Ruin, ultimato in Ungheria da un team di studi che comprende Supervoid, di Villa E realizzata a Skopje (Macedonia) dallo Studio Apetit e dell’ampliamento di Z33 House for Contemporary Art, Design and Architecture a Hasselt, in Belgio. Questo è lo stesso progetto con cui l’architetta Francesca Torzo si è già aggiudicata l’edizione di debutto del Premio Italiano di Architettura, ottenendo il riconoscimento nella categoria Miglior edificio realizzato negli ultimi 3 anni.

©Roberto Conte

©Roberto Conte

BOOM DI CANDIDATURE DA SPAGNA E FRANCIA

Ai 449 progetti attualmente in lizza, nominati da esperti indipendenti, associazioni di settore e dal Comitato Consuntivo del Premio, a settembre 2021 andranno a sommarsi ulteriori interventi terminati fra novembre 2020 e aprile 2021. Come già annunciato dalla Commissione Europea e dalla Fundació Mies van der Rohe, che dal 2001 coordina il riconoscimento, il calendario dell’UE Mies Award è stato eccezionalmente rimodulato per effetto della pandemia, “al fine di garantire la sicurezza, il rigore e l’eccellenza nella valutazione di tutti i progetti”. Già questa prima selezione consente di avviare una valutazione dello stato dell’architettura contemporanea in Europa, in relazione alla tipologia di edifici che sono stati prevalentemente progettati e costruiti nell’ultimo biennio e alle tendenze che attraversano la professione e, più in generale, la società europea. Avviando l’analisi a partire dai parametri numerici forniti, emerge che solo due Paesi – Spagna e Francia – hanno ottenuto, almeno per ora, oltre trenta candidature: rispettivamente 31 (+ 3) e 29 (+ 5), con il dato fra parentesi che identifica le opere di studi locali realizzate all’estero. Seguono la Germania, a quota 25 (+ 1), il Belgio, con 21 candidature, e il Portogallo, con 19 (+2). Il sesto posto di questa “parziale classifica” è occupato dall’Italia, con 18 (+3).

©Simone Bossi

©Simone Bossi

LE CASE PRIVATE “BATTONO” GLI EDIFICI PER LA CULTURA

Era dal 2003 che le architetture per la cultura non venivano “battute”, almeno numericamente, dalle candidature arrivate sul fronte dell’edilizia residenziale. Pur rappresentando l’11,64% dei progetti complessivamente nominati, la categoria che riunisce musei, teatri, gallerie e centri congressi scende dal gradino più alto del podio alla quarta posizione, preceduta dai progetti per case private (18,10%), dagli alloggi collettivi (14,87%) e dalle strutture scolastiche (14,01%). Potrebbe trattarsi di un primo riflesso dell’esperienza pandemica e di una rinnovata attenzione verso la questione abitativa? Forse. Particolarmente interessante il focus relativo agli immobili di edilizia residenziale collettiva, dal quale emergono alcuni “casi urbani virtuosi” su scala europea. Le città che risultano maggiormente rappresentate da tale tipologia sono Barcellona, con 6 candidature, Parigi, con 4, e Riga, a quota 3. Rispetto al passato, inoltre, in cui il finanziamento pubblico in questo comparto risultava prevalente, si evidenzia che per il 75% tali interventi sono stati sostenuti economicamente da privati. Un’altra tendenza da tenere in considerazione riguarda il vasto tema della rigenerazione, che include restauri, recuperi, ampliamenti e altri interventi di trasformazione del patrimonio edilizio esistente: ben un quarto delle candidature complessive rientra in tale ambito.

©Emanuele Bressan

©Emanuele Bressan

IL PRIMATO DI BIG SUI GRANDI STUDI DI ARCHITETTURA

Non suscita, almeno fra gli addetti ai lavori, particolari moti di stupore il dato che colloca l’Olanda come capofila dei paesi europei che “esportano più architettura”, davanti a Francia e Danimarca. Otto fra gli edifici in lizza sono stati infatti progettati da studi olandesi per essere costruiti all’estero; nel dettaglio: Casanova+Hernandez Architecten ha lavorato in Albania; Neutelings & Riedijk Architects, Atelier Kempe Thill architects and planners and Korteknie Stuhlmacher Architecten in Belgio; KAAN Architecten in Francia; MVRDV e O.M.A., in Germania; O.M.A. è presente anche con un’opera completata in Svezia. Infine, una panoramica sui nomi. BIG – Bjarke Ingels Group, che attualmente dispone di sedi a Copenhagen e New York, è lo studio che ha ottenuto il maggior numero di candidature: delle quattro conquistate, una è relativa all’inceneritore-pista da sci Copenhill, a Copenhagen, cui si aggiungono il Kistefos Museum di Jevnaker (Norvegia), Méca di Bordeaux e il complesso 79&Park di Stoccolma. Si resta in Danimarca con il secondo posto, detenuto dallo studio COBE, “medaglia d’argento” con tre opere tutte costruite in patria, ovvero a Copenhagen, Køge e Fredericia. È dunque la volta del pluripremiato studio Grafton Architects, Pritzker Architecture Prize 2020, che da Dublino ha condotto a termine opere a Tolosa, Parigi e Londra. Bis di candidature per i lituani di DO Architects, presenti con lavori a Vilnius e Klaipėda, e per lo studio Helen & Hard, firma dell’architettura norvegese con due opere nel paese d’origine.

– Valentina Silvestrini

https://eumiesaward.com/

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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