L’architettura defilata di Francesca Torzo

Con una personale alla Triennale di Milano conclusasi a marzo, il primo importante edificio inaugurato a maggio e l’en plein di riconoscimenti nazionali e internazionali, la rivelazione architettonica di questi ultimi mesi è senza dubbio Francesca Torzo.

Alla base del successo di Francesca Torzo (Padova, 1975) c’è una profonda capacità di sintesi delle stratificazioni del tempo, dei luoghi e della mente “per inseguire una visione di qualcosa che ancora non esiste, ma che ospita il mondo in cui viviamo e la sua memoria”. Una paziente arte dell’ascolto, che il talento italiano scopre studiando a Venezia e a Mendrisio, e affina poi nel remoto villaggio di Hadelstein, lavorando a fianco del maestro della lentezza Peter Zumthor.

LO STUDIO DEFILATO DI FRANCESCA TORZO

Non stupisce quindi che, quando nel 2008 decide di avviare la sua attività, Torzo trovi nella “posizione defilata” delle colline genovesi la sua location ideale. Con “il tempo e la tranquillità necessari a concentrarsi” la progettista si dedica a interventi nel tessuto storico italiano, in cui tradizioni costruttive e tipologiche si mescolano con originali sperimentazioni linguistiche e materiche: così un’infilata di stanze racchiusa da un sistema a secco si mimetizza nel puzzle di costruzioni in tufo in cui si inserisce; mentre un antico guscio in pietra racchiude una struttura sperimentale in legno, il cui sistema di assemblaggio reinterpreta tecniche e risorse locali.

Francesca Torzo, Z33 House for Contemporary Art, Design & Architecture, Hasselt 2020. Photo © Kristof Vrancken

Francesca Torzo, Z33 House for Contemporary Art, Design & Architecture, Hasselt 2020. Photo © Kristof Vrancken

IL CENTRO PER L’ARTE CONTEMPORANEA Z33 DI HASSELT

Nel 2011, l’abilità di mescolare memorie si fa poesia nel concorso per la nuova ala del centro per l’arte contemporanea Z33 di Hasselt. Alludendo al labirintico convento adiacente la galleria, la progettista immagina un ensemble di stanze di proporzioni, luci e atmosfere diverse. Avvolta da un muro in mattoni rossi, eco tanto ai rivestimenti medioevali limitrofi quanto alle tecniche romane, la proposta della allora quasi sconosciuta Torzo non solo si aggiudica il primo posto nella competizione, ma anche il Piranesi Award 2018 e l’invito alla Biennale Architettura 2018. Due anni dopo, la sofisticata città nella città è finalmente pronta a ospitare i primi visitatori. E la sua “singolare bellezza e accurata esecuzione” conquistano tanto la giuria del Premio italiano di Architettura, quanto quella del Moira Gemill Prize, che riserva alla sua autrice uno speciale encomio: “Torzo occupa lo stesso spazio di Olgiati o Zumthor, ma va oltre i suoi mentori, raggiungendo un livello di completezza in un settore che spesso non lo consente.

I PROGETTI DI ARCHITETTURA IN ORIENTE E LE MOSTRE IN EUROPA

Archiviati i trionfi, l’indagine fra suggestioni vicine e lontane prosegue. Nella quiete dell’atelier genovese l’architetto è ora intenta a reinventare le memorie dell’Estremo Oriente, con una scuola di danza nel distretto di Bishan e una biblioteca in bambù sulle rive del fiume Yulong. E, dopo la personale Chaosmos dedicatale lo scorso inverno dalla Triennale, l’appuntamento con la poetica di Torzo è prima alla Galleria Maniera di Bruxelles e poi al Museo Maxxi di Roma, dove sarà al centro del progetto espositivo dedicato al Premio Italiano di Architettura.

– Marta Atzeni

www.francescatorzo.it

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #53

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Marta Atzeni

Marta Atzeni

Interessata alle intersezioni fra l'architettura e le arti, si è laureata in Architettura presso l’Università degli Studi Roma Tre con una tesi teorica sui contemporanei sviluppi delle collaborazioni fra artisti e architetti. Collabora con l’AIAC nell’organizzazione di eventi, mostre e…

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