Giovanni Gastaldi, il turista dell’illustrazione

Il nostro viaggio alla scoperta dei talenti dell’illustrazione prosegue con Giovanni Gastaldi, che si definisce un outsider e che ama non prendersi troppo sul serio

Vive tra le montagne del cuneese Giovanni Gastaldi. Illustratore e graphic designer nonché collaboratore di importanti brand, nonostante la sua giovane età. Possiede quell’abilità di tradurre argomenti di impegno sociale con leggerezza e grande ironia, attraverso un universo creativo e visionario la cui cifra stilistica è in continua evoluzione. Sintesi, efficacia e immediatezza del messaggio sono i suoi punti di forza, che conquista con un approccio ludico e un sottile senso del grottesco.

Descriviti con tre aggettivi.
Spontaneo, semplice, strampalato.

Qual è la tua formazione?
Ho fatto le superiori in un istituto tecnico pensando che il mio futuro fosse nell’elettronica. Per fortuna ho capito presto che ero fatto di altra pasta, per cui ho frequentato il corso di laurea triennale di illustrazione allo IED di Torino, dove mi sono laureato nel 2017. Nel 2021 ho frequentato il corso Mimaster di Milano.

A quali illustratori guardi?
A tantissimi, ultimamente soprattutto fumettisti. Forse quello che ha scatenato il vero amore per questa professione è Christoph Niemann. Un illustratore completo che, seriamente, si prende poco sul serio.

Definisci la tua ricerca.
La mia ricerca stilistica e narrativa nasce dalla mia ironia. A un certo punto della carriera ho capito che il mio punto di forza non erano il disegno, lo stile o le idee. Era la mia maniera di vedere le cose e di trovare una chiave diretta, semplice ed efficace per raccontare ciò che dovevo rappresentare. Lo stile viene di conseguenza, per rispondere al meglio al mio “tono di voce”. Infatti, sto diventando pian piano sempre più fumettistico e caratteriale.

E il processo creativo delle tue illustrazioni?
Lavoro con molta fretta – forse troppa. Quando ricevo un brief, mi siedo al tavolo, mi do tre ore di tempo e cerco di ricavare almeno cinque idee. Cerco di ragionare non sul “cosa devo disegnare” ma più sul “che battuta devo fare, cosa devo dire?”. Ogni tanto mi chiedo se sono un artista o un comico. Questo processo di lavoro forse non lo consiglio a nessuno. Ultimamente mi sta generando un’ansia da “spada di Damocle”, per cui sto cercando di adottare nuove tecniche per disegnare con più lentezza. Purtroppo il mercato ci vuole veloci, efficienti e superproduttivi, per cui è difficile uscire dalle vecchie abitudini.

La richiesta più singolare ricevuta.
Non credo di aver ricevuto richieste singolari, non più di tanto. Proposte economiche singolari sì, purtroppo: è il pane quotidiano.

© Giovanni Gastaldi per Artribune Magazine

© Giovanni Gastaldi per Artribune Magazine

L’ILLUSTRAZIONE SECONDO GIOVANNI GASTALDI

Cosa sogni di illustrare?
Prima di andare in pensione, devo fare almeno una copertina del New Yorker. Poi posso appendere la matita al chiodo.

Cosa ti incuriosisce maggiormente della realtà che ti circonda?
Nella realtà lavorativa, la cosa che mi incuriosisce e che da più soddisfazione è conoscere colleghi e clienti. Mi sento perennemente un outsider, uno che fa questo mestiere ma è estraneo a quelli che lo fanno. Un turista dell’illustrazione, quasi. E perciò mi piace tantissimo conoscere le persone di questo campo. Mi sento come un viaggiatore che, chiedendo un’indicazione a un estraneo, viene poi invitato a cena e a restare. Mi rendo conto che questa risposta sia un po’ bislacca, però è come mi sento: sempre in viaggio.

I tuoi gusti in materia di musica e cinema.
Ultimamente sento tantissima musica folk americana, suono l’ukulele e sto un po’ studiando il banjo. Per il cinema, invece, tutte le serie tv animate americane (Simpson, South Park, BoJack Horseman) e tutti i film di Miyazaki.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Non so bene cosa mi aspetta per il futuro, la maggior parte dei miei lavori sono progetti che iniziano e finiscono al massimo in una settimana. Prevedo però che nel 2023 mi dedicherò a progetti un po’ alternativi rispetto a quello che ho fatto finora. Non mi piace vedermi solo come un “illustratore editoriale” ma come un professionista a tutto tondo, capace di lavorare e portare la sua visione sia su un fumetto che in un libro per bambini, sia in una pubblicità che in una animazione. Incrociamo le dita!

Roberta Vanali

https://www.giovannigastaldi.it/

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #70

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Roberta Vanali

Roberta Vanali

Roberta Vanali è critica e curatrice d’arte contemporanea. Ha studiato Lettere Moderne con indirizzo Artistico all’Università di Cagliari. Per undici anni è stata Redattrice Capo per la rivista Exibart e dalla sua fondazione collabora con Artribune, per la quale cura…

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