Le file fuori dai musei gratuiti sono un problema, non un successo

Le lunghe code fuori dai monumenti sono celebrate da politici e direttori di museo. Ma sono solo un sintomo di disorganizzazione e incapacità gestionale, non sinonimo di interesse per la cultura

Dopo aver immaginato di abolirle o riformularle nei primissimi giorni del suo mandato, il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha al contrario cavalcato mensilmente le domeniche di apertura gratuita dei musei statali.
Ogni prima domenica del mese si sprecano i comunicati stampa, le rassegne, le note dei giornali che esultano sulle file e celebrano i numeri raggiunti. Dai suoi profili social il ministro rilancia entusiasta. Ma c’è davvero da gioire nel vedere migliaia di persone che attendono il loro turno fuori da un museo pur di poterlo visitare senza pagare?
Beffardamente, tra l’altro, a valle di questa “domenica gratuita” di giugno il ministro ha postato proprio foto del Colosseo. Perché beffardamente? Perché l’Anfiteatro Flavio è una di quelle attrazioni culturali italiane che praticamente è possibile visitare solo in questa modalità “open day” visto che i biglietti vengono letteralmente razziati da società senza scrupoli che poi li rivendono a prezzi maggioratissimi. Insomma, per rendere davvero più aperto e accessibile il monumento bisognerebbe evitare questo autentico racket piuttosto che gioire se alcuni malcapitati hanno solo questa penalizzante finestra per visitarlo.

“Ma c’è davvero da gioire nel vedere migliaia di persone che attendono il loro turno fuori da un museo pur di poterlo visitare senza pagare?

MUSEI AFFOLLATI E OVERTOURISM

Ma passiamo ad altri punti che rendono questo scenario non necessariamente positivo: inanellare record di visitatori per i musei è da tempo considerato un successo parziale, effimero, ingenuo. Ormai l’analisi di questi numeri ha superato la banale quantità per rivolgersi a una maggiore qualità, succede in tutti i musei del mondo. Esultare per aver totalizzato mille o diecimila ingressi senza comprendere quanto efficaci siano state quelle esperienze dei visitatori è considerato superato, datato, boomer. Per non dire delle implicazioni che tutto questo ha nel dibattito circa l’overtourism.

COME RISOLVERE IL PROBLEMA DELLE CODE

Ma lasciamo per un attimo questi temi particolarmente complessi (e meritevoli di maggiori approfondimenti) e scendiamo a un livello più tecnico. A livello tecnico la fila è un problema, non un successo. Puoi aprire gratuitamente, ma creare una fila è un difetto non una caratteristica. Non siamo alla Apple per la prima giornata di vendita dell’ultimo modello di smartphone: siamo in strutture dello stato. E lo stato dovrebbe essere ben organizzato per evitare ai suoi cittadini e ai suoi ospiti di passare ore e ore in colonna in attesa. Un cittadino che passa buona parte della sua domenica in fila è un cittadino che si perde altre occasioni, che visita uno o due musei in meno, che arriva all’esperienza di visita stremato e stressato e, mettendola giù un po’ più commerciale, è un turista che consuma meno e dunque lascia inferiori risorse sul territorio. Insomma lo stato, con questa modalità, ruba ore utili e preziose. Si può risolvere? Assolutamente sì e con grande semplicità tecnica, semplicemente facendo funzionare un banale software che gestisca le quote di affollamento per fasce orarie, emetta dei codici QR da mostrare col proprio telefonino e suddivida i flussi in maniera razionale superando perdite di tempo ed evitando disagi.

Massimiliano Tonelli

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Massimiliano Tonelli

Massimiliano Tonelli

È laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Siena. Dal 1999 al 2011 è stato direttore della piattaforma editoriale cartacea e web Exibart. Direttore editoriale del Gambero Rosso dal 2012 al 2021. Ha moderato e preso parte come relatore a…

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