La nuova sede di NABA a Roma. Parla Marco Scotini

Intervista a Marco Scotini, ideatore del Dipartimento Arti Visive di NABA, la Nuova Accademia di Belle Arti che, a partire dal prossimo ottobre, affiancherà alla storica sede milanese un inedito polo didattico nella Capitale.

Il Biennio in Arti Visive e Studi Curatoriali, all’interno del Dipartimento di Arti Visive NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, con la sua nascita nel 2003, è stato il primo del genere in Italia a portare la curatela a livello istituzionale. Che bilancio si può fare sinora?
La formula che abbiamo ideato molti anni fa si è rivelata vincente. E adesso è una storia. In fondo si trattava di una proposta nuova: in accordo con Jens Hoffmann, avevamo pensato di unire i due soggetti principali delle arti visive, e cioè l’artista e il curatore, senza un’esclusiva specializzazione nella curatela. La formula “artista come curatore, e curatore come artista” ci ha permesso di lanciare una nuova scommessa, grazie alla quale ora sta emergendo una molteplicità di figure. Penso quindi all’editor, al direttore di galleria e di spazi no profit, all’art director di magazine, all’exhibition designer, tutte figure che all’inizio non erano contemplate e che restituiscono la complessità dell’attuale sistema dell’arte. Se poi guardo la scena emergente dell’arte italiana, e non solo, sempre più ritrovo professionisti del settore formatisi a NABA: da Danilo Correale a Chiara Fumai, da Ian Tweedy a Beto Shwafaty, da Stefano Serretta a Ruth Beraha, dai The Cool Couple a molti altri. Per non parlare poi dei curatori, due dei quali hanno curato una sezione all’ultima Quadriennale. Dunque, sono molto orgoglioso del fatto che il Biennio Specialistico in Arti Visive e Studi Curatoriali sia stata la prima scuola in Italia a coniugare arti visive e curatela.

Perché la scelta di Roma come nuova sede NABA? Sarà la prima di una serie di nuove aperture in Italia?
A Milano, NABA ha raggiunto una grande portata in termini di numeri e qualità e, in particolare, il Dipartimento di Arti Visive, benché più piccolo numericamente, nel tempo si è posizionato a livello internazionale. Tra i tanti episodi ricordo che, in occasione di Documenta 13, Carolyn Christov-Bakargiev ci aveva invitato nel programma educativo come una tra le migliori scuole internazionali. E lo scorso anno, il MIT di Boston ci ha invitato, con altre quattro grandi scuole, alla Biennale di Architettura in rapporto al tema Arte-Ecologia. La scelta di Roma è stata pensata negli ultimi anni e si sta realizzando sotto la guida di Galileo Global Education, e non farà parte per ora di un piano espansivo più grande. Roma per noi è molto importante perché per tanti aspetti è una città complementare a Milano, e assieme rappresentano gli epicentri della cultura italiana.

Come sarà strutturata l’offerta formativa? Ci saranno novità o varianti rispetto a Milano?
Come è noto, da anni stiamo lavorando su temi quali la memoria e l’archivio. Quest’anno abbiamo invitato tra gli altri Shubigi Rao, Simon Wachsmuth, Ines Schaber e Paulo Bruscky; dunque il fatto di posizionarci all’interno del contesto per eccellenza legato all’archeologia ci sembra la migliore prospettiva per generare nuovi corsi e nuovi approcci alle materie. Per adesso avvieremo i trienni in italiano e inglese, ma l’obiettivo è chiaramente di sviluppare anche a Roma la molteplicità dell’offerta formativa che ci caratterizza. L’approccio multidisciplinare che caratterizza NABA sarà replicato a Roma con un’offerta accademica variegata che offre corsi triennali nelle aree di Arti Multimediali, Comunicazione e Graphic Design e Fashion Design.

La sede romana che ospiterà NABA

La sede romana che ospiterà NABA

In un panorama sempre più ricco di proposte formative incentrate sulla creatività (dalle accademie alle scuole e ai corsi per curatori, solo per fare alcuni esempi), su quali aspetti punterete per rendere concorrenziale l’offerta didattica della sede di Roma?
Credo che da sempre ci hanno contraddistinto due elementi, almeno all’interno dell’ambito delle arti visive: il primo è il fatto di considerare l’accademia non soltanto come sito di formazione, ma anche di produzione, che permette allo studente di operare in tempo reale dentro al sistema professionale; e il secondo è la ricchezza qualitativa della faculty e dei visiting professor (se pensi che figure come Hito Steyerl, Trinh T. Minh-ha, Tim Rollins e tanti altri sono passati da qui già dieci anni fa). Inoltre per noi una parte fondamentale, al fine di tradurre in pratica ciò che trasmettiamo in aula, è la collaborazione con istituzioni e la realizzazione di grandi progetti. Nello specifico, l’ultimo capitolo ci ha visti coinvolti con due importanti progetti in Cina, in occasione della prima Anren Biennale e della seconda Yinchuan Biennale.

Collaborerete con le istituzioni e i musei locali? Avete già avviato dialoghi e accordi in questo senso?
A Roma ci sono ottime istituzioni, collezioni e gallerie d’arte contemporanea, per cui credo che NABA possa contribuire a determinare quel tessuto connettivo che magari Milano ha già sviluppato, dove vari soggetti, funzioni e ruoli collaborano attivamente. Vista la sua centralità istituzionale e nazionale, abbiamo pensato di cominciare con il MAXXI con il quale svilupperemo un progetto condiviso di cui daremo maggior informazioni più avanti. L’idea è di mettere in contatto studenti, realtà milanesi e romane.

L’approccio multidisciplinare che caratterizza NABA sarà replicato a Roma con un’offerta accademica variegata che offre corsi triennali nelle aree di Arti Multimediali, Comunicazione e Graphic Design e Fashion Design”.

Capitolo docenti: avete già selezionato una rosa di candidati per la sede romana?
Anche se i corsi partiranno a ottobre, io e i miei stretti collaboratori stiamo valutando proprio in questi giorni i possibili candidati. Di sicuro l’obiettivo è mantenere l’alto livello qualitativo presente nella sede di Milano.

Quali ragioni vi hanno spinto a scegliere l’area della città e l’edificio che ospiteranno il nuovo polo didattico NABA?
L’aspetto più attraente dell’area della Garbatella è il suo potenziale di svilupparsi nel futuro, in particolare per le attività creative, grazie alla conversione del polo industriale. Per molti versi mi ricorda il processo a cui abbiamo assistito anche ai Navigli di Milano.

I musei tendono sempre più spesso, in Italia come all’estero, a proporre una sequela di mostre personali, a discapito delle mostre di studio. La formazione di una nuova generazione di curatori attenta a questo aspetto è uno dei vostri obiettivi?
Tranne alcune eccezioni, purtroppo questa è soprattutto una tendenza italiana. Credo che l’attività curatoriale svolga il proprio ruolo nel creare narrative trasversali, nel concatenamento di opere e materiali che non sia già predeterminato dalla storia, dagli stili ecc. Una delle tendenze che da anni sviluppiamo è quella della cosiddetta research-based art, che però non riguarda soltanto i corsi di curatela ma anche quelli di visual art e di scrittura critica.

Arianna Testino

www.naba.it/it

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Arianna Testino

Arianna Testino

Nata a Genova nel 1983, Arianna Testino si è formata tra Bologna e Venezia, laureandosi al DAMS in Storia dell’arte medievale-moderna e specializzandosi allo IUAV in Progettazione e produzione delle arti visive. Dal 2015 a giugno 2023 ha lavorato nella…

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