A Roma una mostra su Cavallo Pazzo. Il più celebre disturbatore televisivo d’Italia

Al secolo Mario Appignani, conquistò la notorietà con le sue irruzioni televisive e con le invasioni di campo negli stadi. Ma innanzitutto Cavallo Pazzo fu attivista e scrittore di denuncia sociale, performer e agitatore vicino ai territori della politica e dell’underground. Una mostra fotografica lo racconta

L’irruzione sul palcoscenico dell’Ariston, al Festival del 1992 (“Questo Festival è truccato, lo vince Fausto Leali!”: così non fu, vinse Luca Barbarossa), che sorprese un indispettito Pippo Baudo in apertura di serata, gli regalò la notorietà televisiva. Pochi mesi prima, del resto, Cavallo Pazzo, al secolo Mario Appignani, era riuscito a intervenire anche durante la diretta della consegna dei Leoni d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia, sempre ai danni del povero Baudo.

Mario Appignani. Photo di Andrea Falcon

Mario Appignani. Photo di Andrea Falcon

CHI È STATO CAVALLO PAZZO

Ma la storia di uno dei più celebri disturbatori mediatici d’Italia inizia ben prima, negli Anni Settanta, da leader degli indiani metropolitani, ala più creativa e libertaria del Movimento del ’77. Per sé, Appignani – attivista, scrittore di denuncia sociale, invasore di piazze e stadi, sabotatore televisivo, ma anche pittore dilettante – aveva scelto il soprannome di Cavallo Pazzo, e proprio nel ’77 guidò la contestazione alla Sapienza contro Luciano Lama. Pur nel breve arco della sua esistenza – nato a Roma nel ’54, morì a soli 41 anni, nel 1996 – Appignani è stato a vario titolo protagonista della vita culturale italiana: sodale di Pasolini, vicino all’ambiente radicale (sarà Marco Pannella a scrivere la prefazione della sua autobiografia, Un ragazzo all’inferno, scritta nel 1975), e più in generale presenza trasversale nei territori della politica e dell’underground. Craxi e Andreotti, per esempio, furono tra i maggiori collezionisti dei quadri che Appignani realizzò dalla metà degli Anni Ottanta; e alla sua morte sarà il Comune di Roma, con il sindaco Rutelli, a farsi carico delle spese per il suo funerale. “È il riconoscimento che la città, catalizzatore naturale di esistenze underground e di personalità pubbliche, aveva perso uno dei figli più irrequieti. Ma è anche il segno della trasversalità di Cavallo Pazzo che intercetta la storia d’Italia fin dagli anni Settanta: da Pasolini alla Fallaci, da Bertolucci a D’Alema, da Renato Nicolini a Bettino Craxi”, spiega Valerio M. Trapasso, autore tv e documentarista che per Groenlandia sta curando la realizzazione di un documentario su Cavallo Pazzo, e ha ideato la mostra fotografica in scena al WeGil di Roma fino al prossimo 7 maggio.

Cavallo Pazzo, la mostra al WeGil Roma

Cavallo Pazzo, la mostra al WeGil Roma

LA MOSTRA SU CAVALLO PAZZO A ROMA

Cavallo Pazzo / Mario Appignani – Frammenti di una Vita Underground è un progetto di riscoperta che raccoglie oltre trenta scatti inediti di Andrea Falcon, giornalista e fotografo che fu al seguito di Appignani per tutto il 1994, documentando la sua perenne attitudine alla performance: “La mia è una spontaneità. Non voglio che la gente esca fuori e dica Appignani s’è sfogato, Appignani fa ride, Appignani è un buffone. No! Faccio del teatro è vero, ma è un teatro umano. Se posso dire delle cose ve le vojo dì”, diceva di sé Cavallo Pazzo. Con Falcon, allora appena 24enne, si creò una complicità sul campo che ha permesso di immortalare la verità dell’uomo, spesso inscindibile dal personaggio che interpretava: “Più ci passavo tempo insieme più cercavo di capire chi fosse. Con il rischio di non capirlo mai. Era spontaneo, semplice, alla mano. Raccontava un sacco di cose ma lasciandomi spesso il dubbio se credergli. Molte volte era spiazzante”, rivela il fotografo. La mostra mira a trasmettere l’ironia e la spregiudicatezza di Appignani, non solo attraverso le fotografie, ma anche attraverso due interventi dell’artista Leonardo Crudi: una tela dedicata a Cavallo Pazzo della serie Novecento dimenticato, sull’immaginario dell’underground romano; una video installazione ideata da Crudi con Valerio M. Trapasso, montando interventi pubblici di Appignani, riprese di Falcon al suo seguito e immagini della sua Roma. Completa il progetto il catalogo che raccoglie immagini, interventi di Filippo Ceccarelli, Valerio M. Trapasso, Andrea Falcon, Stefano Ciavatta, Patrizio Bati e materiali di archivio, tra cui documenti, lettere, ritagli.

Livia Montagnoli

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