La grande mostra di Fortunato Depero al Mart di Rovereto

Influencer ante litteram, Depero è il fulcro della mostra curata da Nicoletta Boschiero al Mart di Rovereto. Un inno d’amore all’artista futurista e al museo stesso

Le grandi bambole di legno, lo scintillio dei colori, fiori monumentali e disegni di stoffa alti metri e metri: è uno Schiaccianoci futurista quello in mostra al Mart di Rovereto fino a febbraio 2022, una boîte meravigliosa dedicata all’eclettico artista Fortunato Depero (Fondo, 1892 – Rovereto, 1960). Cinquecento opere, molte delle quali d’archivio, vanno in scena in quello che appare come un luccicante pop-up: tridimensionale e ricchissima, la mostra Depero New Depero porta infatti alla ribalta il grande design dell’artista trentino, dai manifesti Campari alla copertina di Vogue, ci sono gli arazzi monumentali, le marionette-automi dei celebri Balli Plastici, le scenografie teatrali e i costumi de Le Chant du Rossignol, gli arredi del Cabaret del Diavolo (il geniale club su tre piani Inferno-Purgatorio-Paradiso) e i disegni originali.

Fortunato Depero, Il corteo della Gran Bambola, 1920, Mart, Fondo Depero

Fortunato Depero, Il corteo della Gran Bambola, 1920, Mart, Fondo Depero

LA MOSTRA SU DEPERO A ROVERETO

La mostra curata da Nicoletta Boschiero, ultradecennale esperta in materia, si svolge sotto gli occhi dei visitatori portandoli attraverso la riscoperta di alcuni temi molto cari ai futuristi: “Dai grandi costumi dei Balli Plastici, troppo massici per essere indossati dai ballerini e costruiti per conferire un movimento ‘robotico’, ai disegni dell’automa che insegna a ballare alla ballerina, c’è sempre questa fascinazione per l’artificio che prevale sulla natura”, racconta Boschiero, che ci dice anche come la modalità di esposizione crei inedite connessioni tra le costanti spinte a innovare dell’artista (un esempio è la continua ri-apparizione del palco del Rossignol, con le sue centinaia di fiori e steli). E poi ancora la geometria perfetta dei buxus, misterioso mix autarchico di carta e segatura, le zincografie e i fotocollage, il cui estremo rigore compositivo si riflette anche nelle sedie disegnate a caratteri cubitali per il Museo Depero: ogni cosa sembra gridare futuro.

Fortunato Depero, Cartellone per I Balli Plastici, 1918, Mart, Fondo Depero

Fortunato Depero, Cartellone per I Balli Plastici, 1918, Mart, Fondo Depero

LE OPERE DI DEPERO

L’allestimento è su misura, unico: i grandi arazzi che si aprono come un sipario all’entrata, il controsoffitto dipinto con la stessa palette di colori dei Balli Plastici, le sedie del Cabaret del Diavolo, ricostruite da una scuola d’arte pistoiese nel ‘93, i video della Babele-New York uno sopra l’altro – due città gemelle, una epigea e l’altra ipogea, che riprendono i viaggi dell’artista nella Grande Mela – i plinti metallici di Botta e le commissioni, uno stratosferico modellino in cartone di New York e una “bozza” del film che Depero non è mai riuscito a realizzare. Lo scenario fiabesco è convogliato da tutti questi elementi, diversi dei quali irreplicabili – compresi degli “scherzi” di Boschiero, come il bozzetto nascosto dietro l’arazzo e visibile solo girandoci attorno. Lo spirito profondamente democratico del Depero artista, ai cui occhi non esistevano gerarchie tra le diverse manifestazioni di ars e tecnica, trova casa nell’esposizione, che ingioiella i bozzetti pubblicitari e i modelli fatti con materiali poveri così come dipinti e sculture, l’arte di consumo e l’artigianato a fianco dell’arte alta. L’eredità ideale di Depero è a sua volta in mostra in una sezione apposita, dove l’artista è influencer sia nella sua cifra artistica (la Matrioska di Innocente e il Falò di Abate ne sono due esempi) sia in quella di designer (con bellissimi pezzi di Mendini e Sottsass), sia quella di grafico (epici i numeri di Frigidaire sotto teca).

UNA MOSTRA CHE RIFLETTE IL MART

Questa non è solo una mostra del Mart, ma con il Mart: a quasi vent’anni dalla sua inaugurazione, c’è tantissimo degli archivi, degli studi, del carattere stesso del museo, che affonda le sue radici nella grandissima donazione di Depero al comune di Rovereto. Recuperando l’eredità degli Anni Ottanta, a cui dobbiamo le due mostre cruciali a Torino e Venezia e le ricostruzioni di molti dei suoi modelli, Depero New Depero va a sancire come definitiva la consacrazione di un artista a lungo messo in ombra dai contemporanei Marinetti e Balla e ancora nominalmente corrotto dal legame con il fascismo, rispettandone lo spirito e le istanze. Un ultimo esempio di questa cura? Lo spostamento degli arazzi, se pure temporaneo, dalla Casa Depero al Mart, per restituire spazio e ossigeno a quei lavori che risultano costretti nella casa tradizionale concessa dal comune all’artista mentre era ancora in vita. “Immaginatevi un futurista”, racconta Boschiero “con il mito della velocità e della macchina, a esporre i propri lavori in una casa vecchia come quella! Però la prese”.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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