La mostra sulla grande artista Nan Goldin a Berlino

Anche l'Akademie der Künste di Berlino rende omaggio alla fotografia e alla storia di Nan Goldin, alla quale è ispirato il documentario di Laura Poitras che ha vinto il Leone d’oro a Venezia nel 2022

È in corso, presso l’Akademie der Künste di Berlino, la mostra Nan Goldin Käthe Kollwitz Preis 2022, in occasione del conferimento alla fotografa americana del Premio Käthe Kollwitz da parte della prestigiosa istituzione tedesca. Si rinnova, dunque, l’interesse per Nan Goldin (Washington, 1953), omaggiata in questi giorni anche dal passaggio nelle sale del film All the Beauty and the Bloodshed di Laura Poitras, vincitore del Leone d’oro a Venezia nell’ultima edizione del Festival del Cinema. In mostra sono riuniti più cicli, per complessivi dieci lustri d’immagini, in bianco e nero e a colori, dai primi anni di Boston, New York, Berlino e in Asia, fino alle opere più recenti con paesaggi agitati da sublimi e cupi grafismi. Centrali restano le testimonianze sulla comunità LGBTQ* e i personali coinvolgimenti in sequenze di scatti dove prevale una costante autobiografia, riflessa e dilatata nei modi di essere e nei drammi di un microcosmo di sofferenze condivise, senza cesure tra sé e gli altri, in un’immersione empatica che vale come militanza.

Nan Goldin, Mirror, Bangkok/Berlin/New York, 1991–2008, 2019, Archival pigment print (114 x 167 cm), Courtesy of the artist and Marian Goodman Gallery, © Nan Goldin

Nan Goldin, Mirror, Bangkok/Berlin/New York, 1991–2008, 2019, Archival pigment print (114 x 167 cm), Courtesy of the artist and Marian Goodman Gallery, © Nan Goldin

LA MOSTRA DI NAN GOLDIN A BERLINO

Una ricerca fotografica, morbosa ed eloquente, intima e monumentale allo stesso tempo, condotta, dunque, in un duplice ruolo, derivante dall’appartenenza della Goldin ai suoi soggetti e, anche, dal sentirsi protagonista di battaglie sui diritti civili. Con le sue immagini ha cercato una bellezza anche dove era difficile scovarla, tra amici tossici, drug queen, donne picchiate, mentre fotografava un’epopea segnata da esperienze di dionisiaco furore, di sessualità libera, di tabù infranti, schivando il fiato incalzante della morte che raggiunse molti dei suoi amici, nei luttuosi Anni Ottanta dell’eroina e dell’AIDS. Temi esplicitati nel percorso espositivo in un sintetico compendio, fin troppo random, che documenta una produzione svolta con uno stile da album di famiglia, noncurante della tecnica ma concentrata sui soggetti e sul loro portato sociale ed emotivo.
Scatti celebri come quello accanto al compagno Brian (Nan and Brian in bed), del 1983, che espande in tenui bagliori il retrogusto malinconico di un amore tossico, come un tramonto per una relazione in declino. Una fotografia celeberrima, come le altre, del resto, comprese nella sequenza The Ballad of Sexual Dependency, oltre settecento diapositive a colori di amici, famigliari e di una generazione devastata dagli eccessi. Dalle immagini tradizionalmente realizzate indoor e di notte, negli ultimi lavori lo sguardo si estende al paesaggio con viraggi scuri e inquadrature vacillanti, senza comunque rinunciare alle serotine atmosfere, abituali nei suoi interni.

Nan Goldin, Jimmy Paulette and Tabboo! in the Bathroom, 1991, Cibachrome print (72,6 x 101,6 cm). Courtesy of the artist and Marian Goodman Gallery, © Nan Goldin

Nan Goldin, Jimmy Paulette and Tabboo! in the Bathroom, 1991, Cibachrome print (72,6 x 101,6 cm). Courtesy of the artist and Marian Goodman Gallery, © Nan Goldin

IL DOCU-FILM DI LAURA POITRAS

Il prossimo 3 marzo, all’Akademie der Künste, alla presenza di Nan Goldin, ci sarà la cerimonia di premiazione affiancata dalla proiezione del film di Laura Poitras.  Un docu-film sulla campagna contro la famiglia Sackler, proprietaria della Purdue Pharma, l’azienda produttrice dell’Oxycontin, accusata di causare migliaia di morti per overdose da farmaco. Protesta, come è noto, condotta dalla stessa Goldin e da membri di Pain (Prescription Addiction Intervention Now) non solo sulla dipendenza dagli oppiacei ma anche per rimuovere il nome della Sackler dalle numerose istituzioni artistiche in cui la famiglia risulta donatrice e, da ultimo, per fare il punto su un sistema filantropico che emenda, attraverso l’arte, proventi tossici e coscienza sporca.

Marilena Di Tursi

Berlino // fino al 19 marzo 2023
Nan Goldin Käthe Kollwitz Preis 2022
AKADEMIE DER KÜNSTE
Hanseatenweg 10
https://www.adk.de/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Marilena Di Tursi

Marilena Di Tursi

Marilena Di Tursi, giornalista e critico d'arte del Corriere del Mezzogiorno / Corriere della Sera. Collabora con la rivista Segno arte contemporanea. All'interno del sistema dell'arte contemporanea locale e nazionale ha contribuito alla realizzazione di numerosi eventi espositivi, concentrandosi soprattutto…

Scopri di più