La provincia dei talenti nascosti: Peccioli ricorda il “suo” Alessandro Ciulli

Dopo aver accolto gli interventi site specific di David Tremlett, Daniel Buren e Patrick Tuttofuoco, con la mostra “Alessandro Ciulli. I colori del silenzio” Peccioli compie un’operazione introspettiva: nel complesso rinnovato dall’architetto Cucinella, viene svelato l’inedito profilo di un artista locale

Nel decennale della scomparsa, Peccioli rende omaggio all’artista Alessandro Ciulli. La parabola umana e professionale del “pittore di Fabbrica”, dal nome della frazione in cui nacque e nella cui rocca ha oggi sede la casa museo dedicata, si è sostanzialmente tutta compiuta nel comune pisano balzato agli onori della cronaca per la fiorente attività della “discarica modello” e per i recenti interventi di arte contemporanea. Fra i verdi rilievi di questo angolo della Valle dell’Era, negli ultimi anni sono stati infatti invitati a operare autori noti a livello internazionale, come David Tremlett e Daniel Buren. La loro presenza ha lasciato segni permanenti non solo nel centro di Peccioli, contribuendo a poco a poco a ridefinire la reputazione e il livello di attrattività di un’intera area territoriale. Un fermento senza dubbio assente negli anni in cui Ciulli, classe 1951, si avvicinò ‒ non senza difficoltà ‒ alla pratica artistica. “Fare dell’arte una professione, in quei tempi e in quei luoghi, era considerato inconcepibile. La morale comune imponeva di entrare a far parte di un ciclo produttivo, fosse agricolo, artigianale, o commerciale, o, se si aveva proprio voglia di studiare, farlo per una professione tradizionale e redditizia”, evidenzia nel catalogo il curatore della mostra, Alberto Mugnaini, restituendo un dettagliato e appassionante profilo di un pittore che non disdegnò neppure la poesia.

Alessandro Ciulli, Tre semi, 1983, olio su tela, 70x50 cm. Photo Andrea Testi. Courtesy La Casa di Alessandro

Alessandro Ciulli, Tre semi, 1983, olio su tela, 70×50 cm. Photo Andrea Testi. Courtesy La Casa di Alessandro

A PECCIOLI LA MOSTRA SU ALESSANDRO CIULLI

Studente alla Scuola d’Arte di Cascina e quindi alla facoltà di Lettere Moderne dell’Università di Pisa, Ciulli dipinge fin dalla giovinezza. Approda alla prima esperienza espositiva pubblica nel 1983. Viene presentato nello spazio di Giorgio Mancini, nella vicina Pontedera, come l’artefice di tele che “ti affascinano, ti disturbano, ma appagano, vorresti vedere cosa c’è dietro quelle colline o quel mare, c’è qualcosa che sembra sfidi le leggi prospettiche, ma non si capisce cosa. C’è nel lavoro un’esasperazione tecnica o psichica”, secondo le parole del gallerista.
Quelle stesse colline continueranno a rappresentare per lui un limite fisico, un soggetto da scomporre in fluidi volumi, da indagare con il colore, da dipingere ripetutamente, ma non solo. Forse finiranno per tramutarsi in una sorta di protettivo abbraccio, capace di tenere Ciulli a distanza dal sistema dell’arte, dalle sue dinamiche commerciali e dai circuiti più influenti. “Il suo senso di orgoglioso isolamento e la consapevolezza della sua originalità lo portarono a elaborare un particolare sistema di segni inintelligibile ai profani, il suo alfabeto segreto”, osserva ancora Mugnaini quasi a conclusione del suo saggio, tirando le fila del fatidico intreccio fra arte e vita nel percorso del “pittore di Fabbrica”.

Alessandro Ciulli, Senza titolo, 2007, olio su tela, 70x60 cm. Photo Andrea Testi. Courtesy La Casa di Alessandro

Alessandro Ciulli, Senza titolo, 2007, olio su tela, 70×60 cm. Photo Andrea Testi. Courtesy La Casa di Alessandro

I DIPINTI DI CIULLI NEL PALAZZO SENZA TEMPO

Scandita da un numero di opere contenuto, la visita si snoda fra le sale del primo piano del versatile Palazzo Senza Tempo. Situato nel cuore di Peccioli – borgo dell’anno nel best of 2021 di Artribune ‒, lo storico complesso su più livelli è stato rinnovato dallo studio Mario Cucinella Architects: a caratterizzarlo è soprattutto la panoramica maxi terrazza sospesa, che offre un memorabile colpo d’occhio sulla vallata circostante. La stessa che si ritrova in molte delle tele esposte, in una mostra che andrebbe considerata come il preludio di un progressivo avvicinamento alla produzione di Ciulli, la cui pittura rilegge con modalità peculiari i vocabolari di maestri del Novecento, come Klee o O’Keeffe, senza rinunciare a echi metafisici e neo-primitivi.

Valentina Silvestrini

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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