Parlare di vetro a Venezia sembra una scelta scontata, ma questa mostra va al cuore della pratica artigiana lagunare per eccellenza. Combinando il punto di vista di un grande architetto, dei mastri vetrai e di un fotografo appassionato

Se le città sono fatte della materia che le compone, Venezia lega da sempre la sua identità all’elemento acquatico, spina dorsale di un ecosistema e di una geografia basati su equilibri alchemici. Gli stessi che scandiscono i processi di lavorazione del vetro, dove è l’acqua, bilanciata dal fuoco, a giocare ancora una volta un ruolo essenziale.

Aqua e fogo. L’eau et le feu, exhibition view at Fondazione Wilmotte, Venezia 2022. Photo Silvia Gravili
Aqua e fogo. L’eau et le feu, exhibition view at Fondazione Wilmotte, Venezia 2022. Photo Silvia Gravili

ACQUA E FUOCO ALLA FONDAZIONE WILMOTTE

E sono proprio l’aqua e il fogo a contendersi il titolo della mostra da poco inaugurata alla Fondazione Wilmotte, avamposto lagunare dell’architetto da cui prende il nome, che nel 2012 ha regalato un nuovo volto all’ex cantiere navale poi divenuto falegnameria e infine scuola professionale nel cuore del sestiere Cannaregio, in cui oggi hanno trovato dimora anche le fondazioni di Anish Kapoor e Nicolas Berggruen. Negli ambienti rilanciati da Jean-Michel Wilmotte va ora in scena un dialogo a tre voci, innescato dalla volontà dell’architetto francese di dare nuovamente spazio a Venezia e alla materia che ne struttura il mosaico identitario, messo a dura prova dagli effetti dell’overtourism e da uno spopolamento che riguarda anche le maestranze artigiane. Pensati da Wilmotte, i manufatti in vetro che scandiscono le sale espositive riavvolgono il nastro di una storia antica, radicata nelle fornaci di Murano, decimate dal peso della crisi economica e, più di recente, dalle conseguenze della pandemia.

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Aqua e fogo. L’eau et le feu, exhibition view at Fondazione Wilmotte, Venezia 2022. Photo Silvia Gravili
Aqua e fogo. L’eau et le feu, exhibition view at Fondazione Wilmotte, Venezia 2022. Photo Silvia Gravili

LA MOSTRA VENEZIANA ALLA FONDAZIONE WILMOTTE

Frutto della collaborazione con le realtà muranesi ancora attive – come la fornace Cenedese ‒, gli oggetti in mostra scardinano la retorica dei tempi andati e mettono in risalto l’appartenenza al presente di una tecnica che non smette di essere contemporanea. I ricordi d’infanzia di Wilmotte – alcuni manufatti evocano le forme degli alambicchi nel laboratorio paterno – si concretizzano nel blu e nella trasparenza di oggetti davvero unici. La terza “voce” coinvolta nel dialogo è quella del fotografo Luigi “Gigi” Ferrigno, autore dei quattordici scatti in bianco e nero che quasi vigilano sulle opere in vetro. Realizzate negli Anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso in alcune fabbriche di vetro muranesi, le fotografie di Ferrigno immortalano gesti e tecniche, abbracci tra acqua e fuoco, entusiasmi e fiducia nel futuro – era l’epoca del boom economico. Oggi lo scenario è cambiato, ma la speranza è che fondazioni come quella di Wilmotte possano diventare hub progettuali che contribuiscano a sostenere linguaggi, discipline, saperi artigiani di una città viva, nonostante tutto. Come la sua materia.

Arianna Testino

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Nome eventoAqua e Fogo_L’eau et le feu
Vernissage15/12/2022
Duratadal 15/12/2022 al 09/04/2023
AutoriJean-Michel Wilmotte, Luigi (Gigi) Ferrigno
Generidesign, fotografia
Spazio espositivoFONDAZIONE WILMOTTE - GALLERIA DI VENEZIA
IndirizzoFondamenta dell’Abbazia Cannaregio 3560 – 30121 - Venezia - Veneto
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Arianna Testino
Nata a Genova nel 1983, Arianna Testino si è formata tra Bologna e Venezia, laureandosi al DAMS in Storia dell’arte medievale-moderna e specializzandosi allo IUAV in Progettazione e produzione delle arti visive. Dal 2015 lavora nella redazione di Artribune. Attualmente dirige l’inserto cartaceo Grandi Mostre ed è content manager per il sito di Sky Arte, curato da Artribune. Nel 2012 ha pubblicato il saggio "Michelangelo Pistoletto. L'unione di vita, parole e opera" e nel 2016 "Un regard sur l’art contemporain italien du XXIe siècle" (con Marco Enrico Giacomelli).