A Roma la mostra che sfata i luoghi comuni su Vincent van Gogh

È una storia di arte e collezionismo quella raccontata dalla mostra al Palazzo Bonaparte di Roma, che riunisce le opere di Vincent van Gogh conservate dal Kröller-Müller Museum di Otterlo

Non è detto che un nucleo omogeneo di opere provenienti da una sola sede museale vanti un’eccellente qualità. Ma capita che il conoscitore che quella raccolta ha messo insieme sia stato un protagonista del collezionismo internazionale: è il caso di Helene Kröller Müller, che tra il 1907 e il 1939, con suo marito Anton, ha acquisito diverse migliaia di pezzi, tra cui una preziosa quarantina di capolavori che Vincent van Gogh (Zundert, 1853 ‒ Auvers-sur-Oise, 1890) ha realizzato nel corso della sua breve vita. Il corpus, poi confluito nel museo di Otterlo, è in mostra nei saloni di Palazzo Bonaparte a Roma e testimonia l’intera parabola espressiva dell’artista. L’occasione è quella del 170esimo anniversario dalla sua nascita.

Vincent van Gogh Autoritratto Parigi, aprile – giugno 1887 Olio su cartone, cm 32,8x24 © Kröller Müller Museum, Otterlo, The Netherlands

Vincent van Gogh Autoritratto Parigi, aprile – giugno 1887 Olio su cartone, cm 32,8×24 © Kröller Müller Museum, Otterlo, The Netherlands

LE OPERE DI VAN GOGH A ROMA

I lavori, in parte poco noti ai più, ripercorrono fedelmente le fasi della sua errabonda vita. Gli esordi olandesi tra la misera gente, ritratta con crudo realismo quasi monocromo: volti segnati dalla fatica e dal bistro bruno, vecchi accartocciati su sé stessi, braccianti chini sui campi. Van Gogh guarda a ognuno con mano impietosa ma col cuore commosso e partecipe.  Poi l’arrivo a Parigi nel 1886, quando la tavolozza s’impregna dei colori impressionisti e puntinisti, sperimentando la potenza dei contrasti simultanei che accendono i viola con gli arancio, i gialli con i blu e i loro derivati. Nel 1888 Vincent è ad Arles e produce assolati capolavori, immerso nel caldo provenzale e consolato dall’effimera utopia di fondare una scuola del Mediterraneo con l’amico Gauguin: sogno infranto nella drammatica conclusione del taglio dell’orecchio.
La rassegna si chiude al piano superiore tra gli splendidi lavori del 1889 e ’90, quando l’artista, ormai vinto dal dolore e alterato da uno stato mentale compromesso, trascorre i suoi ultimi mesi tra l’ospedale psichiatrico e la casa del Dottor Gachet, accudente e caro amico, dove pone fine alla sua esistenza. Nelle ultime tele quei colori appresi a Parigi ed esaltati nell’anno provenzale sembrano mutare rapporti tonali e accapigliarsi in conflitti cromatici, nell’aurora che appare un vortice risucchiante, nel burrone in cui si precipita, nello sguardo senza vita della giovane donna, nel passo allucinato del seminatore.

LA MOSTRA SU VAN GOGH A PALAZZO BONAPARTE

Il taglio semplice e didattico orienta tra le sale un po’ troppo oscure con tabelloni crono-geografici per i meno esperti e strumenti audiovisivi che danno parola alle tante lettere di Vincent a Theo e agli amici: riflessioni sul lavoro, sui mutevoli stati d’animo e sull’amore disperato e inespresso verso la realtà circostante, in un florilegio di dolori e passioni che spezza il cuore. La scelta specialissima di dipinti e opere grafiche, mentre racconta di una colta e consapevole filantropia, aiuta a porre in discussione alcuni luoghi comuni su Van Gogh, il primo dei quali guarda alle sue opere come diretta espressione di una mente disturbata e di una vita tragica. I pezzi esposti danno prova, invece, dell’inesauribile vitalità creativa di quest’uomo pur infelice e dolorante, che ha sempre trovato nell’arte una suprema possibilità di dar forma e colore alla sua grande anima.

Francesca Bottari

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Francesca Bottari

Francesca Bottari

Storica dell’arte, insegna a Roma. Ha curato moduli di Catalogazione e di Didattica museale all’Accademia di Belle Arti di Roma e nelle università di Roma2 e Siena. Ha lavorato presso il Centro Servizi educativi del Mibact. Dal 2002 al 2005 è stata Direttore artistico della…

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