Segni di me. Il corpo, un palcoscenico parte da una riflessione sulla figura della donna, come corpo e spazio con cui fare politica, in relazione a dilemmi e condizioni attuali.
La mostra collettiva raccoglie i lavori di sei giovani artiste, che abitano il piano terra di Casa Testori. L’esposizione ha inaugurato con la performance di Giorgia Ohanesian Nardin, che ha animato la sala allestita con alcuni lavori di Carol Rama. Attraverso una danza libera ed espressiva, Nardin narra la sua concezione estremamente libera e fluida dell’identità e dell’appartenenza, fotografata nei suoi movimenti da Iman Salem.

I LAVORI IN MOSTRA A CASA TESTORI
Da quella che era la vecchia cucina di Giovanni Testori si scorgono i raffinatissimi chiaroscuri dell’artista-scrittore. Seni e pezzi di corpo, visibili solo dall’esterno della stanza, ci introducono nell’intimo percorso di ricerca intrapreso ‒ anni dopo ‒ anche dalle giovani artiste in mostra.
Dalla riappropriazione dei corpi di Iva Lulashi, dove il nudo diventa strumento di liberazione, ai corpi pseudo-umani di Margaux Bricler, che diventano un selvaggio e indomabile inno al potere femminile. Zehra Doğan, invece, nei suoi lavori utilizza urina e sangue mestruale che diventano il materiale attraverso il quale dipinge e poeticizza il rifiuto, esorcizzando stigmi legati al corpo femminile. Infine le fotografie di Binta Diaw raccontano di paesaggi umani, marchiati e tracciati da segni, arrivando ad affrontare temi universali quali l’identità e l’appartenenza. La distanza tra i linguaggi formali dei lavori in mostra stimola corrispondenze e nessi poetici e storici, presentando narrazioni e visioni personali quanto universali. Le opere ci parlano del presente, un presente complesso, aperto a nuovi orizzonti ma che, allo stesso modo, fin troppo spesso si guarda indietro. Le artiste rivendicano uno spazio, un significato, un linguaggio e un disegno culturale.

L’ARTE E I PARADIGMI CONTEMPORANEI
L’arte, può essere uno strumento utile alla trasformazione, alla rigenerazione del confronto tra noi e il mondo. Nell’arte è possibile sconvolgere le prassi, sospendere i sistemi e le regole e riscriverne di nuovi. In questo spazio troviamo tutti i presupposti per dialogare e misurarci con il presente, interrogarci sulle contraddizioni del mondo contemporaneo e chiederci qual è il nostro ruolo, quanto possa essere incisiva una nostra azione. E dovremmo farlo, forse più spesso.
‒ Marlene L. Müller
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