A Milano nuova sede per l’Archivio Scanavino. Ceramiche d’artista e opere inedite

Emilio Scanavino. This is tomorrow è la mostra curata da Marco Scotini che ha raccolto la produzione meno conosciuta dell’artista: oltre 60 ceramiche, metalli e maioliche, prodotte tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, che tracciano un profilo completo della ricerca di uno dei protagonisti dell’Arte Informale

Analizzare, preservare e promuovere al pubblico l’opera di uno dei più importanti protagonisti della generazione informale e del movimento spazialista: è la missione dell’Archivio Scanavino, che nel centenario della nascita dell’artista cambia sede e intensifica la sua attività. Trasferitosi da Piazzale Aquileia – dove è nato nel 1999 per iniziativa di Giorgina Graglia Scanavino e dove sorge la casa milanese di Emilio Scanavino (Genova, 1922 – Milano, 1986) – a Piazza Aspromonte 17, l’archivio inaugura con la mostra Emilio Scanavino. This is tomorrow, dal 1° aprile al 20 giugno 2022, a cura di Marco Scotini: si tratta di una raccolta di 60 opere tra terrecotte smaltate o ingobbiate, maioliche e oggetti in metallo realizzati tra l’inizio degli anni Cinquanta e la fine dei Sessanta. “Ho voluto raccontare la parte meno nota della produzione di Scanavino, la ceramica, gli oggetti in metallo, i mobili, la collaborazione con Sottsass, tutta quella parte che per tanto tempo è stata considerata ‘minore’ dalla storia dell’arte”, racconta ad Artribune il curatore. “Per cui ho cominciato dal ’51, attraverso i materiali d’archivio e con prestiti da istituzioni e privati, sviluppando un percorso non cronologico”.

Emilio Scanavino, Vaso, 1954, terracotta policroma, h. 30 x ø 25 cm. Credito fotografico Bruno Bani

Emilio Scanavino, Vaso, 1954, terracotta policroma, h. 30 x ø 25 cm. Credito fotografico Bruno Bani

THIS IS TOMORROW: LA MOSTRA ALL’ARCHIVIO SCANAVINO DI MILANO

Conosciuto principalmente per la sua opera pittorica e per il suo segno allo stesso tempo grafico e plastico, organico e astratto, nella mostra This is tomorrow emerge uno Scanavino sconosciuto ai più, il cui lavoro si avvicina maggiormente alle arti applicate e al design che a quelle visive. Un’impronta ancestrale che caratterizza i suoi vasi attraversati sulla superficie da solchi e graffiti, i piatti e i suoi Simboli Trovati, come li chiama l’artista, piccole sculture in terracotta su cui imprime frammenti di foglie, cerniere, tessuti, o della sua stessa mano chiusa a pugno. “Si tratta di una materia sorda, archeologica”, prosegue Marco Scotini. “Per gli artisti che hanno lavorato negli anni Cinquanta, la ricostruzione dei segni ha a che fare con una parte traumatica del proprio vissuto. Dopo la Seconda Guerra Mondiale si è sentito il bisogno di ridecifrare il linguaggio. Questi corpi sedimentati, che Scanavino chiama ‘Simboli Trovati’, compongono un repertorio formale che si ritrova poi nelle altre opere, nella pittura”. Il titolo della mostra, inoltre, riprende dall’omonima esposizione aperta alla Whitechapel Art Gallery di Londra nel 1956, a cura di Bryan Robertson, che ha costituito una delle mostre seminali del secondo Dopoguerra, mettendo in dialogo pittori, scultori, architetti, designer e artisti. Un evento documentato dallo stesso Scanavino, che scattò delle foto esposte nella seconda parte del percorso.

LA NUOVA SEDE DELL’ARCHIVIO SCANAVINO A MILANO

La nuova sede, che misura circa 320 metri quadri, è ospitata in un’eclettica palazzina costruita a fine anni ’20, è affacciata sulla piazza di impianto signorile che nacque nei primi del novecento a seguito della donazione al Comune di Milano, con il vincolo di destinazione a verde pubblico, da parte dei Fratelli Ingegnoli, allora proprietari di numerosi fondi della zona. La riqualificazione dello spazio è firmata dall’architetto Mariano Pichler, convertendo quello che era un noto laboratorio professionale fotocolore in uno spazio che ospita gli uffici dell’archivio, un’ampia sala espositiva e un laboratorio tecnico conservativo, attraverso l’utilizzo di materiali vivi come il legno e il ferro. “Gli eredi hanno voluto trasferire l’archivio in questo luogo con la finalità di fare emergere le parti interessanti della ricerca dell’artista”, ci racconta Greta Petese, Direttore scientifico dell’Archivio Scanavino. “Così lo abbiamo fatto insieme a Marco Scotini, che è riuscito a dare una rilettura dell’opera partendo dalle fonti che l’archivio gli ha potuto offrire e andando al di là di quello che ad oggi è stato detto e storicizzato”. E conclude, “c’è il laboratorio, lo spazio in cui si fanno le analisi per valutare l’attribuzione delle opere che ci arrivano, oltre ai lavori di conservazione e al riordino dei materiali. È un luogo tecnico ma all’occorrenza espositivo, polifunzionale, che ci può offrire tante possibilità per il futuro”.

– Giulia Ronchi

EMILIO SCANAVINO. THIS IS TOMORROW
a cura di Marco Scotini
1° aprile – 20 giugno 2022
Archivio Scanavino
Piazza Aspromonte 17, Milano
www.archivioscanavino.it

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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