Emilio Scanavino, demiurgo di una materia fetida e feconda

Fondazione Stelline, Milano - fino all'8 giugno 2014. Alle Stelline, tre meneghini d'adozione. Alla materia ribollente delle sculture di Scanavino si affiancano le copertine e i ritratti di Molino e la metropolitana come microcosmo vista da Coco.

Riunite sotto il titolo Disegnare e scolpire il tempo: Milano 1950-2000, due mostre alla Fondazione Stelline celebrano tre grandi milanesi di adozione. Al piano terra, Matita & metropoli mette a confronto due illustratori come Walter Molino (Reggio Emilia, 1915 – Milano, 1997) e Giuseppe Coco (Biancavilla, 1936-2012). Accomuna i due autori un sottile senso dell’ironia e un occhio clinico nel cogliere tendenze sociali, atteggiamenti e costumi, scovandone i segni non solo nelle persone ma anche negli spazi urbani e nell’architettura.
Alle raffinate visioni di Molino – le copertine per la Domenica del Corriere, i ritratti di personaggi come Buzzati e Montanelli… – rispondono quelle più vigorose ma altrettanto pregevoli di Molino. Che soprattutto nel ciclo sulla linea 1 della metropolitana rende alla perfezione l’anima di una città e di un’epoca, tra sogni di grandezza e piccole meschinerie, cosmopolitismo ma anche violenza e spersonalizzazione soggiacenti.

Giuseppe Coco, L'Italia colta, 1990 - tempera su carta e inchiostro, 31,5x44 cm - Collezione Eredi Coco

Giuseppe Coco, L’Italia colta, 1990 – tempera su carta e inchiostro, 31,5×44 cm – Collezione Eredi Coco

Al piano sotterraneo, la mostra Nascenza è una retrospettiva eccentrica di Emilio Scanavino (Genova, 1922 – Milano, 1986). Ricca di opere suggestive e raffinate, presenta una selezione utile a sottrarre l’artista genovese ma milanese d’adozione ai cliché cui sembra talvolta relegato, ad esempio quando lo si osserva distrattamente negli stand delle fiere. Qui, soprattutto grazie a una selezione di sculture magmatiche, eleganti e allo stesso tempo morbose, si riscopre come la sua sia un’arte non di maniera, ma piuttosto felicemente ambigua, scontrosa, anticonvenzionale nell’accostare componenti sobrie e perturbanti.
Il gesto con cui realizzava il suo tipico segno era un gesto di sottrazione, di scavo energico, come si vede anche nei video in mostra. E la tensione tra pieno e vuoto, natura e artificio, ordine e caos si ritrova in una forma ancor più marcata in sculture come Le uova mai schiuse di Hiroshima (1969) e molte altre intitolate semplicemente Scultura, sempre degli Anni Sessanta, in cui Scanavino sperimentava anche a livello di materiali e delle loro combinazioni (terra refrattaria, legno terracotta, sabbia, ceramica). In queste opere la materia è ribollente, fetida e tuttavia feconda, oscura ma non priva di lampi di apertura e speranza.

Emilio Scanavino, Senza titolo, 1965 - matita grassa su carta, 40x40 cm

Emilio Scanavino, Senza titolo, 1965 – matita grassa su carta, 40×40 cm

Completano la personale di Scanavino una selezione di opere su carte e quadri-scultura sorprendenti come Geometria malata del 1967, un telaio nudo “rattoppato” con lo spago.

Stefano Castelli

Milano // fino all’8 giugno 2014
Emilio Scanavino – Nascenza
a cura di Elisabetta Longari
Matita & metropoli: Giuseppe Coco e Walter Molino
a cura di Chiara Gatti
FONDAZIONE STELLINE
Corso Magenta 61
02 45462411
[email protected]
www.stelline.it

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Stefano Castelli

Stefano Castelli

Stefano Castelli (nato a Milano nel 1979, dove vive e lavora) è critico d'arte, curatore indipendente e giornalista. Laureato in Scienze politiche con una tesi su Andy Warhol, adotta nei confronti dell'arte un approccio antiformalista che coniuga estetica ed etica.…

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