Apre Roland a Roma. Lo Spazio Field di Palazzo Brancaccio ora ha un ristorante

La sinergia tra percorso espositivo e progetto gastronomico è l’obiettivo raggiunto da Spazio Field, negli ambienti storici di Palazzo Brancaccio. Roland è il tassello che completa l’idea di polo culturale di Andrea Azzarone

Varcare la soglia di Palazzo Brancaccio, dall’ingresso di via Merulana 248, consente di fare un salto indietro nel tempo. Curioso che questo accada mentre ci si appresta a scoprire un progetto fortemente ancorato alla contemporaneità com’è Spazio Field, centro di intrattenimento culturale multidisciplinare nato per iniziativa di Andrea Azzarone, negli spazi – opportunamente restaurati – che fino al 2017 hanno ospitato il Museo d’Arte Orientale di Roma (confluito nel Museo delle Civiltà dell’Eur). Del resto, quello che è uno dei palazzi romani più importanti dell’Ottocento – con i suoi stucchi e le tappezzerie pregiate e il lussureggiante giardino pensile che un tempo si estendeva in direzione del Colosseo, oggi celato alla città da un alto muro di cinta – ha preservato l’atmosfera rarefatta di inizio Novecento, quando tra saloni e appartamenti privati si muovevano il Principe Salvatore Brancaccio e la sua consorte Elizabeth, figlia dell’ereditiera americana Mary Elizabeth Field. Alla fine dell’Ottocento, la “dollar princess” primogenita del facoltoso magnate newyorkese John Hickson Field finanziò la costruzione del palazzo sul Colle Oppio (su progetto di Gaetano Koch, ultimo grande palazzo patrizio ad essere edificato in città) per propiziare l’ascesa della sua famiglia alla corte dei Savoia. Ne resta traccia nel monumentale atrio porticato affacciato su via Merulana che dà accesso allo scalone monumentale verso i piani superiori, nei sontuosi ambienti decorati da Francesco Gai, nella varietà di piante esotiche – miste e specie autoctone – che raccontano il gusto dei giardini dell’epoca.

Gioacchino Pontrelli, exhibition view at Spazio Field, ph. Andrea Veneri

Gioacchino Pontrelli, exhibition view at Spazio Field, ph. Andrea Veneri

SPAZIO FIELD. IL PROGETTO DI ANDREA AZZARONE

Oggi, al piano ammezzato del palazzo, Andrea Azzarone, noto imprenditore romano del mondo della ristorazione (con suo fratello Roberto gestisce diversi punti ristoro di spazi d’arte, come Rhinoceros Entr’acte della Galleria Rhinoceros, Esposizioni all’interno di Palazzo delle Esposizioni o la Terrazza Caffarelli dei Musei Capitolini), ha ideato Spazio Field. Nei 1800 metri quadri a disposizione (cui si aggiungono un altro migliaio di metri quadri nei saloni del piano superiore, destinati agli eventi privati), sotto la curatela artistica di Claudio Libero Pisano, si articolano le personali di artisti contemporanei, con una rotazione non troppo affrettata, che vuole dare respiro ai singoli progetti (attualmente si visitano la mostra Fiume Affiatato di Gioacchino Pontrelli, in dodici grandi tele ispirate dal Tevere, e il lavoro di Hooi Hwa Lim). Ma non solo. Il corridoio storico, attraverso un’infilata di piccole sale preziose che ospiteranno esposizione collettive, conduce, senza strappi, a scoprire l’anima complementare al progetto espositivo, quella gastronomica, incarnata dal ristorante (con caffetteria: al bar c’è il bravo Andrea Roccini) Roland.

Il bar di Roland, ph. Andrea Veneri

Il bar di Roland, ph. Andrea Veneri

ROLAND. IL RISTORANTE DI SPAZIO FIELD

L’idea, qui, è stata quella di far convivere l’area espositiva e di produzione artistica con un progetto di ristorazione che sia perfettamente integrato sotto il profilo spaziale e concettuale, abbinando l’esperienza culturale a quella gastronomica (per esempio si punterà a elaborare menu tematici, ispirati dagli artisti che si avvicenderanno in mostra): “Mi è sempre piaciuto ancorare la ristorazione alla cultura, quindi ho pensato a uno spazio vivo, in cui le esperienze siano integrate tra loro”, spiega Azzarone. Roland mutua il nome da Rolando Brancaccio, nipote di Salvatore ed Elizabeth, e si svela in continuum con la visita alle sale storiche, ultima tappa del percorso artistico. Anzi, prende forma proprio in due di queste sale, tra soffitti affrescati e arredi d’epoca, cui si aggiunge il luminoso ambiente dedicato alla caffetteria, che guarda al giardino, con scenografico bancone e un gran numero di disegni di Francesco Gai appesi alle pareti. A guidare la cucina di Roland c’è Carlo Alberto d’Audino, natali calabresi ed esperienze pregresse che l’hanno portato in diversi ristoranti d’Italia, da Trussardi alla Scala all’Open Colonna, prima di lanciarsi nella nuova avventura. A lui il compito di elaborare un menu che strizza l’occhio al fine dining – “qui possiamo lavorare su un format gastronomico diverso dagli altri che curiamo, non si tratta di una ristorazione per grandi numeri” – senza però nessuna volontà di spaventare con proposte troppo complesse.

Spaghettone con burro, alici e katsuobushi, ph. F. Fioramonti

Spaghettone con burro, alici e katsuobushi, ph. F. Fioramonti

IL MENU DI ROLAND A PALAZZO BRANCACCIO

Dentro c’è l’omaggio alla cucina mediterranea cara al principe Salvatore Brancaccio, napoletano di origine, cui sarebbero piaciuti i ditali di Gragnano con passatina di ceci, baccalà e agrumi; e il legame col territorio e la tradizione romana, tra un carciofo alla giudia con fonduta di pecorino, menta e saba, un piatto di fusilloni alla carbonara o gli gnocchi di semolino gratinati. Le influenze orientali, frequentemente riscontrabili nella cucina d’autore moderna, si vogliono qui mettere in relazione con il passaggio di testimone con il precedente inquilino. Dunque lo spaghettone Senatore Cappelli con burro e alici è completato da una generosa spolverata di katsuobushi, mentre il risotto mantecato con parmigiano 30 mesi, cavolo nero e pastinaca trova anche il guizzo dello yuzu. A pranzo, sarà disponibile a breve un’offerta più semplice (selezione di salumi e formaggi, spaghetti al pomodoro, filetto alla piastra, con l’idea di diventare riferimento anche per colazioni o pranzi di lavoro), mentre la caffetteria è già operativa dalle 11 a mezzanotte, con una drink list centrata su classici della miscelazione, twist e una carta dedicata ai Bloody Mary (anche la cantina è già corposa, con circa 400 etichette a disposizione dei commensali). Resta da esplorare il giardino, cui, nella bella stagione, sarà possibile accedere dal passaggio segreto nella sala del Giardino d’Inverno, celato all’esterno da un finto bugnato, riaperto per l’occasione: una breve passeggiata che costeggia il Ninfeo conduce nel cuore del parco, dove Roland allestirà presto il suo dehors, in un contesto decisamente suggestivo.

Livia Montagnoli

www.spaziofield.com/

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