Nunzio (Cagnano Amiterno, 1954), 2018: sorgono in galleria realtà preesistenti, una distesa straniera. Le sculture lignee trattate con la fiamma ossidrica della prima sala godono della tridimensionalità e conquistano dalle pareti lo spazio antistante. Foresta fossile, resti di civiltà trapassate, fascino alieno da monolito di Kubrick. Il nero assorbe la luce, attrae. Le aperture sulle superfici, pagine prefigurate, rivelano ombre e colori e si rivelano allusioni visive, stargate verso l’altrove. Giallo, blu, grigio. Restituzioni dal buio combusto, invito a ridestarsi che è alba dopo la notte. Nella sala successiva rivelazioni ulteriori. Forme geometriche bidimensionali, eternate nel piombo. Qui matrici mute, ritmi obliqui tra scanalature verticali, tracce sulle pareti. In un altro universo immagini solide e tangibili, diffuse nello spazio. Dimensioni invisibili e ipotetiche, livelli più profondi della realtà.
‒ Raffaele Orlando