I primi 500 anni di Palazzo Te a Mantova. Iniziative, festeggiamenti e programmi per il 2025
Nel 1525, Giulio Romano iniziava la costruzione della villa suburbana commissionata da Federico II Gonzaga per rappresentare il suo prestigio agli occhi del mondo. Dieci anni dopo, uno dei più mirabili esempi di architettura rinascimentale, era completato. Oggi il museo di Palazzo Te festeggia il suo cinquecentenario

Nella Mantova che scopre nuovi percorsi culturali e turistici – recente è l’apertura del Museo Virgilio, che ha restituito preziosi spazi affrescati del Palazzo del Podestà, e altrettanto inedito è il progetto che svela l’imponente cupola della Basilica di Sant’Andrea dall’alto – Palazzo Te si appresta a celebrare 500 anni dalla sua fondazione.
L’edificio che meglio rappresenta la temperie culturale della corte rinascimentale dei Gonzaga, che alla città lombarda impresse un’identità indelebile tra Quattrocento e Cinquecento, fu completato solo nel 1535; ma l’impresa – tra i più mirabili cantieri architettonici del tempo – era iniziata dieci anni prima, nel 1525. All’epoca, Federico II Gonzaga aveva appena 25 anni; Giulio Romano, allievo prediletto di Raffaello, era un artista trentenne rampante: dopo la morte prematura del maestro, nel 1520, ne aveva ereditato bottega e commissioni, distinguendosi anche per le sue competenze architettoniche. Invitato a Mantova da Federico II, consigliato da Baldassarre Castiglione, Giulio raggiunse la città nel ’24, da subito eletto architetto di corte.

Palazzo Te a Mantova. Il progetto di Federico II Gonzaga e Giulio Romano
Poco fuori le mura, in località Te, Federico II possedeva delle scuderie: qui, il marchese in procinto di diventare duca decise di far costruire una villa suburbana che fosse non solo casino d’ozio, ma soprattutto residenza di rappresentanza e incarnazione delle ambizioni politiche e del mecenatismo artistico del casato. Un proposito ben incarnato dalla magnificenza del Palazzo, destinato a diventare uno degli esempi più ammirati di edilizia rinascimentale (sul modello delle antiche ville romane), poi modificata nel corso del secolo successivo dall’annessione di ulteriori ambienti, come l’Esedra monumentale, la Grotta e le Fruttiere. All’interno, il programma decorativo ad affreschi e stucchi, fresca espressione di un Manierismo di diretta derivazione dai grandi maestri, rendeva giustizia al prestigio della committenza, culminando nell’invenzione della Camera con La caduta dei Giganti, che affascinò le grandi personalità accolte a palazzo, da Carlo V al re di Francia Enrico III.

I 500 anni di Palazzo Te. Le iniziative per il 2025
Oggi Palazzo Te è museo storico e sede espositiva per la collezione permanente (monete e cimeli dei Gonzaga, ma anche la Collezione Mondadori, donata nel 1974, con opere di Zandomeneghi e Spadini) e per mostre temporanee che a più riprese hanno portato l’arte contemporanea a interagire con gli spazi interni e i giardini del complesso. Il cinquecentenario della posa della prima pietra sarà occasione per proporre nuovi allestimenti e progetti espositivi, riprendendo il tema della metamorfosi che già ha caratterizzato il programma 2024 (anno record di presenze per Palazzo Te, con oltre 255mila ingressi), in omaggio al progetto artistico di Giulio Romano, che molto guardò all’omonimo poema epico di Ovidio e a L’asino d’oro di Apuleio.
La riapertura delle Fruttiere per il progetto site-specific di Isaac Julien
A interpretare il tema della trasformazione nei prossimi mesi saranno le installazioni multischermo dell’artista britannico Isaac Julien, che nell’autunno 2025 presenterà a Mantova un lavoro originale creato per Palazzo Te, a cura di Lorenzo Giusti. Il progetto prenderà forma negli ambienti delle Fruttiere, rinnovati e riaperti per l’occasione: il corpo di fabbrica, ambiente unico a tre navate, suddivise da dieci coppie di pilastri, fu aggiunto al complesso alla metà del Seicento, e già in passato è stato utilizzato come spazio espositivo.
Il percorso nell’arte del Rinascimento a Palazzo Te
Ma si è scelto di lavorare anche sulla storia del Palazzo e sul mecenatismo dei Gonzaga, proponendo un riallestimento delle sale storiche a cura di Claudia Ceri Via, che prevede l’esposizione di opere in prestito dal Louvre, dall’Albertina di Vienna e dagli Uffizi, esempi tra i più rappresentativi dell’arte rinascimentale del tempo, da leggere in dialogo con il patrimonio del palazzo. In primavera, inoltre, l’Esedra sarà dotata di una nuova illuminazione.
Livia Montagnoli
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