La Madonna del Baldacchino di Raffaello torna a Pescia dopo 300 anni

Il capolavoro è esposto nella cattedrale della città toscana grazie al progetto degli 'Uffizi Diffusi'. Con un percorso espositivo che ne racconta storia e tumultuose vicende

È un ritorno a casa quello de La Madonna del Baldacchino di Raffaello, che dopo trecento anni è nuovamente esposta nella cattedrale di Pescia, in provincia di Pistoia. È qui che si trovava il capolavoro del maestro urbinate a cavallo tra Cinquecento e Seicento, ed è qui che sarà visibile fino al 30 luglio all’interno della Cappella Turini grazie all’iniziativa degli Uffizi Diffusi, il progetto del direttore degli Uffizi Eike Schmidt che porta le opere del museo fiorentino in giro per la Toscana (e non solo per la Toscana).

Raffaello, La Madonna del Baldacchino, Pescia

Raffaello, La Madonna del Baldacchino, Pescia

LA MADONNA DEL BALDACCHINO DI RAFFAELLO

La pala de La Madonna del Baldacchino – dipinto a olio su tela delle dimensioni di 280×216 centimetri (incluso un ampliamento risalente alla fine del Seicento) – venne realizzata da Raffaello tra il 1506 e il 1508 ed è l’unica opera a noi nota, tra quelle del periodo fiorentino del maestro, a essere sia di grandi dimensioni sia destinata a un uso pubblico. Grazie alla testimonianza di Giorgio Vasari (rivelatasi veritiera dopo una attenta analisi del dipinto) sappiamo molto della storia della pala, che era stata commissionata dalla famiglia Dei, titolare di una cappella nella chiesa di fiorentina di Santo Spirito. Raffaello, chiamato a Roma nell’autunno del 1508 da papa Giulio II – che gli affidò la decorazione dei suoi appartamenti in Vaticano, le famose “Stanze di Raffaello” – lasciò incompiuta questa pala, che non raggiunse mai la chiesa e fu rimpiazzata nel 1522 dalla Sacra Conversazione di Rosso Fiorentino (oggi nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti). L’opera – una delle più memorabili del maestro per l’armonia delle figure, la delicatezza delle espressioni e la capacità di costruzione dello spazio – fu quindi acquistata dall’amico di Raffaello Baldassarre Turini, segretario di Leone X e potente datario apostolico (nonché esecutore testamentario dell’Urbinate), che era il rampollo di una delle famiglie più in vista di Pescia. È così che l’opera finì nella cappella della sua famiglia all’interno della Cattedrale della città del pistoiese. Qui la pala rimase fino al 1697, quando fu comprata dal Gran Principe Ferdinando de’ Medici, figlio del granduca Cosimo III ed erede al trono granducale, che fu però costretto a spostarla di notte sostituendola con una copia di Pier Dandini per non scatenare una crisi con la popolazione cittadina. Giunta a Palazzo Pitti, la pala fu appesa nell’appartamento del principe mediceo e ampliata nella parte superiore da Niccolò Cassana per adattarla alla cornice dorata (a cui è ancora legata) e alla stanza. Tra il 1987 e il 1991 l’opera è stata sottoposta a un ampio restauro nei laboratori dell’Opificio delle Pietre Dure.

LA GRANDE PALA DI RAFFAELLO TORNA NELLA CATTEDRALE DI PESCIA

La mostra che vede la pala esposta nella Cattedrale di Pescia, nata dalla collaborazione tra le Gallerie degli Uffizi, la Diocesi, il Comune e La Fondazione Caript, permette ai visitatori di ammirare il capolavoro nella collocazione antica e in dialogo con la copia seicentesca di Pier Dandini. Aperta ogni giorno a un massimo di 20 persone ogni 20 minuti (motivo per cui è consigliata la prenotazione a questo link), l’esposizione porta quindi l’attenzione sulla ricostruzione del tessuto storico e delle vicende artistiche legate alla genesi del prezioso dipinto, alla sua storia e alla sua fruizione.

Giulia Giaume

www.madonnadelbaldacchino.it

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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