Cinque mostre da vedere questa estate nelle Marche

Se siete ancora incerti sulla destinazione delle vostre vacanze estive, ecco cinque buoni motivi per orientare la bussola verso le Marche. Cinque mostre dedicate al contemporaneo che vale la pena visitare in regione

Nell’attesa che i riflettori si accendano su Pesaro, Capitale italiana della Cultura nel 2024, le Marche scaldano i motori con una serie di rassegne espositive. Si tratta di mostre tutt’altro che scontante, se vogliamo anche “sorprendenti” per un territorio che per quanto riguarda il contemporaneo raramente riesce a dare il meglio di sé. Ecco cinque consigli per chi si troverà in regione nel corso dell’estate.

Alex Urso

L’IMMAGINARIO “MEDIEVALE” DI ELISA SEITZINGER AD ASCOLI PICENO

Ascoli Piceno è, per definizione, una “città medievale”. Punteggiata da torri e campanili, e avvolta nel caldo colore del travertino, il capoluogo marchigiano è un gioiello di urbanistica incastonato nel tempo. Quale teatro migliore, dunque, per accogliere le illustrazioni simboliche di Elisa Seitzinger?
Curata da Stefano Papetti, Filippo Sorcinelli, Elisa Mori, Giorgia Berardinelli e Paolo Lampugnani, la mostra Seitzinger Alchemica (al Forte Malatesta, fino al 18 settembre) ripercorre in dieci sezioni le tappe fondamentali dell’artista di Domodossola, racchiudendo all’interno di un allestimento raffinato e fiabesco tutto l’immaginario di questa “nuova” protagonista dell’illustrazione italiana. Ci sono le icone russe, i mosaici di stampo bizantino, i riferimenti all’arte medievale e cortese. E poi ancora i ritratti per il mondo della musica (nota la collaborazione con Vinicio Capossela per l’ultimo album Bestiario d’Amore), gli ex-voto, i tarocchi (qui presenti addirittura in maxi formato) e le chine a carattere esoterico. Un progetto che esalta le capacità grafiche dell’illustratrice, estendendo il suo universo “mistico” ben oltre i limiti del foglio.

Elisa Seitzinger, Artemide, 2021. Artwork Vita SuperNova, XXXIII edizione del Salone Internazionale del Libro

Elisa Seitzinger, Artemide, 2021. Artwork Vita SuperNova, XXXIII edizione del Salone Internazionale del Libro

I (NON) LUOGHI DI LUIGI GHIRRI A JESI

Sono passati trent’anni dalla scomparsa di Luigi Ghirri (Scandiano, 1943 – Roncocesi, 1992), fotografo del quotidiano e voce di riferimento del panorama internazionale del secondo Novecento. In occasione di questo importante anniversario, la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi (in provincia di Ancona) rende omaggio all’artista di Scandiano con una mostra dedicata alla sua produzione: un percorso “emozionale” per ricordare il fotografo, analizzandone la ricerca visiva dal punto di vista delle motivazioni e dei sentimenti verso i luoghi da lui osservati (quelli fisici e non solo).
La componente “toponomastica” del progetto è infatti palese sin dal titolo: Luigi Ghirri (non) luoghi. Ideata da Roberta Angalone e messa a segno dal gallerista e curatore Massimo Minini, la rassegna (visitabile fino al 4 settembre, prorogata rispetto al termine previsto in origine per il 31 luglio) presenta quaranta scatti tratti da diverse serie. Il comune denominatore tra le varie opere, appunto, è la riflessione sullo spazio, qui inteso nella sua accezione più ampia: spazio intimo, privato, collettivo, geografico, mentale.
L’attenzione di Ghirri verso questo tema, d’altronde, è cruciale. La ricerca tra paesaggio e architettura, tra urbanistica e natura, è un tratto che accompagna tutta la produzione del grande fotografo, attento osservatore dei cambiamenti del territorio italiano anche in relazione ai mutamenti successivi al boom economico. Quella di Ghirri è un’Italia autentica, rurale, provinciale. Un’Italia di luoghi quasi sempre lontani dai grandi centri. Lontani al punto da essere impalpabili, assenti. Presenti soltanto nella mente di chi li vuole vedere.

Luigi Ghirri, Emilia Romagna, 1988, dalla serie Paesaggio Italiano. Collezione privata © Eredi Luigi Ghirri

Luigi Ghirri, Emilia Romagna, 1988, dalla serie Paesaggio Italiano. Collezione privata © Eredi Luigi Ghirri

LA FOTOGRAFIA “ROCK” DI GUIDO HARARI AD ANCONA

Archiviate le mostre dedicate a Sebastião Salgado e Letizia Battaglia (ospiti rispettivamente nel 2018 e 2020), la Mole Vanvitelliana di Ancona conferma la sua attenzione verso l’arte dello scatto, chiamando a raccolta un altro grande protagonista di questa disciplina: Guido Harari (Il Cairo, 1952). Succede con Remain in Light, la rassegna curata da Denis Curti e dedicata alla longeva produzione di questo grande interprete della fotografia del nostro tempo.
Visitabile fino al prossimo 9 ottobre, l’antologica ripercorre mezzo secolo di attività, riunendo oltre trecento opere tra fotografie, installazioni, filmati originali e proiezioni. A essere raccontate sono tutte le fasi dell’eclettica carriera dell’artista: dagli esordi negli Anni Settanta come fotografo e giornalista in ambito musicale ai ritratti frutto degli incontri con i maggiori interpreti del rock e del cantautorato contemporanei – da Fabrizio De André a Bob Dylan, da Vasco Rossi a Lou Reed a Paolo Conte. E poi ancora Ennio Morricone, Renzo Piano, Wim Wenders, Giorgio Armani; una sfilata di volti noti, affiancata all’interno del percorso espositivo dai lavori compiuti negli ambiti dell’editoria, della pubblicità e della moda.
Il risultato è un “diario di viaggio” sulle orme di una personalità che ha fatto dell’osservazione la sua missione di vita.

Guido Harari, Patti Smith © Guido Harari

Guido Harari, Patti Smith © Guido Harari

IL TEATRO GROTTESCO DI ROGER BALLEN A SENIGALLIA

Sono immagini fotografiche? Sono diorami tridimensionali? Sono sculture catturate all’interno di una cornice piatta? Qualunque sia la connotazione tecnica delle opere di Roger Ballen (New York, 1950), una cosa è certa: il senso di straniamento che infondono in chi le osserva. Artista tra i più originali e influenti dell’ultimo secolo, il fotografo newyorkese (ma sudafricano di adozione) ripercorre cinque decenni di produzione in una doppia rassegna, diffusa tra gli spazi di Palazzo del Duca e Palazzo Baviera di Senigallia.
Curatore della mostra – dal titolo The Place of the Upside Down (in corso fino al 2 ottobre) – è il gallerista Massimo Minini, che per l’occasione fa ricorso al suo vasto archivio, creando un percorso espositivo con circa sessanta lavori attinti proprio dalla sua collezione. Il risultato è un tragitto onirico, oscuro, fatto di fotografie (di grandi dimensioni e in formato quadrato) nelle quali l’artista mette in scena frammenti di un teatro che è riflesso della condizione umana. In questa scenografia decadente l’osservatore è invitato a specchiarsi, a entrare, ma a suo rischio e pericolo. Un lavoro prezioso, che forse non eccelle nell’allestimento (osare di più sarebbe stata cosa buona e giusta), ma che trova nello spessore delle opere esposte la sua forza.

Roger Ballen, Engagement, 2014 © Roger Ballen

Roger Ballen, Engagement, 2014 © Roger Ballen

NEL “GIARDINO” DI CLAUDIA LOSI A SENIGALLIA

Come descrivere e rappresentare il concetto di “luogo naturale”? Prende le mosse da questa domanda l’ultimo progetto di Claudia Losi (Piacenza, 1971), visitabile negli spazi della Rocca Roveresca di Senigallia fino al 25 settembre. Un progetto che è, allo stesso tempo, una riflessione sulle relazioni che intercorrono tra uomo e ambiente, e sui limiti del linguaggio nel trasferire tali sentimenti all’interno di codici comunicativi.
Avviato nel 2021 con un workshop online organizzato da NTU-Centre for Contemporary Art di Singapore, e sviluppato nei mesi successivi attraverso laboratori e residenze a Gerusalemme, Urbino e Rovereto, questo percorso di studi trova ora maturazione nelle sale dell’antica residenza signorile.
Sono diverse le serie di opere incluse nel percorso espositivo, curato da Leonardo Regano: dai riferimenti al mondo marino di Ossi agli oggetti in alluminio e cartapesta di Cose che sono cose. Ma a catalizzare le attenzioni del pubblico è soprattutto Oltre il giardino (opera site specific che dà il titolo alla rassegna). Si tratta di un grande tessuto jacquard di quindici metri che su di sé mostra la trasposizione grafica dei contributi ricevuti dall’artista durante i diversi step del progetto.
Da qualche parte leggerete che si tratta di mostra “immersiva”. Non è così. Quella di Claudia Losi è piuttosto una mostra che accoglie, che dialoga con il pubblico e che invita al confronto. Una mostra che chiede, soprattutto, un certo silenzio e il tempo necessario a scrutare i dettagli. Perché in fondo è sempre lì, nelle piccole cose, la risposta alle grandi domande.

Claudia Losi, Oltre il giardino, 2022. Disegno preparatorio dell'opera (con C. Neviani) in tessuto jacquard, Aròmata, Pistoia

Claudia Losi, Oltre il giardino, 2022. Disegno preparatorio dell’opera (con C. Neviani) in tessuto jacquard, Aròmata, Pistoia

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Alex Urso

Alex Urso

Artista e curatore. Diplomato in Pittura (Accademia di Belle Arti di Brera). Laureato in Lettere Moderne (Università di Macerata, Università di Bologna). Corsi di perfezionamento in Arts and Heritage Management (Università Bocconi) e Arts and Culture Strategy (Università della Pennsylvania).…

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