La libertà femminile raccontata a Roma

A un anno dalla sua inaugurazione, La Fondazione di Roma riunisce presenze del panorama artistico differenti per storia, generazione e cultura. Insieme per parlare di libertà, più precisamente quella femminile.

Nella mostra a cura di Pier Paolo Pancotto a urlare a gran voce è la libertà insita nella sfera del mondo femminile, da sempre ancorata agli stereotipi patriarcali da cui cerca in ogni modo di svincolarsi trovando una via di espressione. Video, installazioni luminose, sculture e quadri si confrontano, innescando un forte legame tra donne di diversa generazione e storia, ovvero il collettivo artistico Claire Fontaine, Marinella Senatore e la pittrice novecentesca Pasquarosa.

LA PITTURA DI PASQUAROSA

I dipinti di Pasquarosa, pseudonimo di Pasquarosa Bertoletti Marcelli, sono caratterizzati da colori vivi e cangianti. Le regole accademiche non trovano spazio sulle tele né nei soggetti, ma la semplicità delle nature morte esposte nelle nicchie de La Fondazione emerge nella sua intrinseca genuinità. La stessa con la quale l’artista affrontava la vita, mista al coraggio e all’intelligenza, tanto da renderla un’ideale pioniera di quelle rivendicazioni sociali, economiche e politiche che vedremo manifestarsi con audacia più tardi. L’artista era originaria di Anticoli Corrado, paesino rurale contraddistinto dalla bellezza delle donne che vi abitavano.

Claire Fontaine, Beauty is a ready made, 2020. Installation view at La Fondazione, Roma 2020. Photo Daniele Molajoli

Claire Fontaine, Beauty is a ready made, 2020. Installation view at La Fondazione, Roma 2020. Photo Daniele Molajoli

CLAIRE FONTAINE E MARINELLA SENATORE

Ovviamente, è impossibile non seguire le orme lasciate dalla nota critica d’arte e femminista Carla Lonzi, evocata sia nell’installazione al neon con scritto “I say I” di Claire Fontaine sia da alcuni mattoni travestiti da libri che riportano celebri titoli come Taci, anzi parla. Questi sono posti a terra come simbolo di solide basi su cui poter costruire una nuova società, equa e consapevole. La libertà si esprime anche con il corpo, e più precisamente con le movenze di donne in déshabillé in una serie di collage firmati da Marinella Senatore che, coreograficamente, si snodano su una delle pareti de La Fondazione.

LA MOSTRA E L’ALLESTIMENTO PRESSO LA FONDAZIONE

Insomma, una mostra sui generis che denota una certa particolarità nella scelta delle diverse protagoniste chiamate in causa, unite, in primis, dal coraggio di essere donne e poi dalla loro identità espressa con vigore nelle arti, allora come oggi. L’allestimento ben delineato e calibrato porta alla scoperta di un mondo tanto delicato quanto impavido, tanto fragile quanto indistruttibile, descritto nell’esemplificativa installazione luminosa che domina la prima sala dello spazio e accoglie il pubblico, Women are the moon that moves the tides.

Valentina Muzi

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Valentina Muzi

Valentina Muzi

Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…

Scopri di più