Peer Gynt. Un riuscito esperimento di teatro musicale al Reggio Parma Festival 2023

Un bugiardo patologico è il protagonista del poema sinfonico tratto da un dramma di Ibsen: scomparso dal repertorio italiano, lo spettacolo è un perfetto esempio di opera d’arte totale contemporanea

Nel 1867, in fuga dal vuoto valoriale della sua Norvegia verso il Sud Italia, fra Ischia e SorrentoHenrik Ibsen scrisse un dramma, in verità profondamente radicato nel patrimonio archetipico della sua madrepatria e, nondimeno, attraversato da tematiche di valenza universale: la difficoltà di vivere nella realtà e la tentazione della fuga in un mondo illusorio, la ricerca della propria identità e la necessità di essere fedeli a essa. Nacque così Peer Gynt, di cui qualche anno dopo, nel 1874, il drammaturgo volle realizzare una nuova edizione, arricchita però dalle musiche di scena del connazionale Edvard Grieg. Il compositore, allora considerato il migliore del Paese, accettò la proposta di Ibsen, scrivendo ben novanta minuti di musica, atti ad accompagnare i cinque atti del dramma. Il risultato fu un “poema sinfonico”, oggetto drammaturgico palesemente distante, tanto dalla tradizione mediterranea del melodramma, quanto da quella ottocentesca della “musica di scena”. La partitura, infatti, non si sovrappone alla recitazione degli attori, bensì la accompagna, in modo ora narrativo-descrittivo, ora allusivo-metaforico.

Peer Gynt, regia di Daniele Abbado, Reggio Parma Festival, Parma, 2023. Photo © Marco Caselli Nirma Gallery
Peer Gynt, regia di Daniele Abbado, Reggio Parma Festival, Parma, 2023. Photo © Marco Caselli Nirma Gallery

PEER GYNT: LA TRAMA E GLI ATTORI

Peer Gynt, il protagonista eponimo (interpretato dal giovane Pavel Zelinskiy), è figura tratta dal folklore norvegese: un bugiardo patologico, attratto tanto dall’illegalità e dall’immoralità quanto, all’opposto, dal candore e dalla gratuita fiducia nel prossimo. Estremi che, in questo dramma che ha la fisionomia di fiaba esemplare, sono incarnati da un lato dalla spregiudicata comunità dei Trold (la visionaria costumista Giada Masi ne fa dei coloratissimi punk precipitati sul palco dalla Swinging London Anni ’70), dall’altro da Solveig (Elisabetta Mazzullo, che rivela anche notevoli qualità di soprano), la fanciulla biancovestita che amerà e aspetterà Peer per tutta la vita. A tentare una sintesi la madre di Peer (l’impeccabile Valentina Banci), l’unica in grado di costringerlo ad assumersi responsabilità: il sipario in cui il figlio accompagna la genitrice alla prossima morte è forse l’unico in cui il protagonista mostra maturità e consapevolezza di sé. Il dramma condensa, poi, in poche scene i quarant’anni successivi nella vita di Peer, trascorsi a viaggiare e a trafficare per il mondo, per poi ritornare in patria. Qui l’uomo deve affrontare il proprio Fato – incarnato da un fonditore di bottoni (Massimiliano Sbarsi, anche Narratore) – che, grazie all’intervento di Solveig, gli offre un’ultima opportunità di eliminare il peggio di sé ed elevare invece il meglio…

Peer Gynt, regia di Daniele Abbado, Reggio Parma Festival, Parma, 2023. Photo © Marco Caselli Nirma Gallery
Peer Gynt, regia di Daniele Abbado, Reggio Parma Festival, Parma, 2023. Photo © Marco Caselli Nirma Gallery

IL TEATRO MUSICALE AL REGGIO PARMA FESTIVAL

La Fondazione Teatro Due di Parma, nell’ambito del Reggio Parma Festival, ha affidato all’inventiva regìa di Daniele Abbado e alla cura del maestro Marco Seco la messinscena di questo complesso poema sinfonico. Ridotti al minimo gli elementi scenografici aggiunti, lo spettacolo è costruito sull’eclettico e grandioso spazio dell’Arena Shakespeare: il vasto palcoscenico è occupato in parte dall’orchestra – LaFil, Filarmonica di Milano – circondata da una sorta di ballatoio, sul quale si muove il cast – impegnati in più parti ci sono Roberto AbbatiLaura CleriLuca NuceraCristina CattellaniDavide GagliardiniFrancesca TripaldiMichel LisiCarlotta MangioneIlaria MustardinoChiara SarconaAndrea Mattei. L’azione si svolge, oltre che sul ballatoio, sul palco e anche fra le gradinate e vede un dialogo variato e costante fra attori e orchestra. Abbado e Seco, infatti, traducono il “poema sinfonico” di Ibsen-Grieg in un riuscito esperimento di teatro musicale: pur rinunciando alla presenza del coro prevista nell’originale, la musica accompagna e interagisce drammaticamente con la recitazione degli attori, amplificandone attitudini e sentimenti, mantenendo sempre alta la tensione drammatica, ma anche offrendo contrappunti inattesi – è il caso del celeberrimo Mattino (composto originariamente per Peer Gynt, venne poi inserito da Grieg in una Suite sinfonica), che risuona a seguire un sipario tutt’altro che quieto e sereno. Un esempio di contemporanea opera d’arte “totale”, in cui i differenti linguaggi drammaturgici, pur conservando e, anzi, vedendo esaltata la propria peculiarità, scrivono una pagina di coinvolgente e ricca spettacolarità.  

Laura Bevione

www.teatrodue.org

www.reggioparmafestival.it

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Laura Bevione

Laura Bevione

Laura Bevione è dottore di ricerca in Storia dello Spettacolo. Insegnante di Lettere e giornalista pubblicista, è da molti anni critico teatrale. Ha progettato e condotto incontri di formazione teatrale rivolti al pubblico. Ha curato il volume “Una storia. Dal…

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