Il mito di Edipo in due spettacoli di Chiara Guidi

Il mondo dell’infanzia e una delle interpretazioni più note del celebre mito sono la cornice in cui si muove l’attrice e regista per affrontare la vicenda di Edipo

Il Piccolo Teatro di Milano ha dedicato a Chiara Guidi (Cesena, 1960) una sorta di “mostra personale”, imperniata su due spettacoli incentrati sul mito forse più noto e studiato della classicità occidentale: Edipo. Una fiaba di magia ‒ appartenente a quel “teatro infantile” che da sempre rappresenta una porzione importante della ricerca dell’artista cesenate ‒ e Edipo Re di Sofocle. Esercizio di memoria per 4 voci femminili, una sorta di polifonico oratorio laico. A intrecciare le due creazioni, evidenziandone l’intrinseca complementarietà, vi è certo la comune visionarietà dello scenografo Vito Matera, ma, in primo luogo, la precipua concezione della propria arte teatrale da parte di Chiara Guidi, che afferma: “Credo che il mio lavoro si ponga tra infanzia e voce, per la loro capacità di sollevare qualcosa che non si vede ancora e di credere in ciò che ancora non è. Per questo voglio stare con la cultura di cui i bambini sono portatori. Stare con gli infanti, coloro che vivono prima del linguaggio, per ritrovare la mia voce”.

Chiara Guidi, Edipo Re di Sofocle. Esercizio di memoria per 4 voci femminili, Piccolo Teatro di Milano, 2023. Photo ©Eva Castellucci

Chiara Guidi, Edipo Re di Sofocle. Esercizio di memoria per 4 voci femminili, Piccolo Teatro di Milano, 2023. Photo ©Eva Castellucci

EDIPO. UNA FIABA DI MAGIA

Un giovane in divisa militare, sulla schiena un cartello ‒ “io chi sono?” ‒ avanza verso un sipario leggerissimo e oscuro, dietro il quale si nasconde la sfinge. Risolto il quesito posto da quest’ultima, il sipario si alza a svelare un microcosmo tenebroso e arido, abitato da piante e animali antropomorfi, com’è nella tradizione della fiaba. Proprio alle ancestrali narrazioni delle civiltà mesopotamiche si rifà infatti Chiara Guidi, che in quel patrimonio – poco conosciuto nella nostra eurocentrica civiltà – rintraccia i germi del mito di Edipo. Arbusti secchi, un ragno che cala con la sua tela dall’alto, Tiresia diventato una talpa ‒ per comune cecità – e Creonte un uccello rapace; e, ancora, un bulbo-seme che rivela con impazienza al padre – anche lui un bulbo – la propria ansia di ricongiungersi con la madre terra. Le recondite verità psicanalitiche del mito – l’incesto, l’incertezza identitaria ‒ trovano nell’allegorico e apparentemente ingenuo linguaggio della fiaba un poetico ed efficace correlativo oggettivo, coinvolgendo emotivamente gli spettatori più piccoli, e non solo.
Voci fuori campo accompagnano e interagiscono con i personaggi in scena, all’interno di uno spazio occupato anche da informi formazioni rocciose, radici e sterpi, in un’oscurità illuminata dai colori brillanti dei sontuosi costumi di Tiresia e Creonte ma anche dai fazzoletti di raso colorato che, nel finale, Edipo – conosciuta la propria reale origine e dunque pronto a costruirsi un’identità a partire da quel mistero infine rivelato – dona ai bulbi, deciso ad affrontare la sua vita di adulto, che, forse, questa volta non sfocerà nella tragedia.

Chiara Guidi, Edipo Re di Sofocle. Esercizio di memoria per 4 voci femminili, Piccolo Teatro di Milano, 2023. Photo ©Eva Castellucci

Chiara Guidi, Edipo Re di Sofocle. Esercizio di memoria per 4 voci femminili, Piccolo Teatro di Milano, 2023. Photo ©Eva Castellucci

EDIPO RE DI SOFOCLE

Proprio la tragedia è, invece, l’oggetto dell’orchestrazione di voci messa a punto da Chiara Guidi a partire dal testo del tragediografo greco. Una sorta di tribuna nera, con scale e postazioni centrali, ai lati e ai piedi della stessa, una lampada a piantana e, proiettate sul fondo, singole lettere, le iniziali dei personaggi coinvolti, che creano quasi una sorta di diagramma delle interrelazioni di “E”, ossia Edipo, le cui vicende sono rievocate per mezzo della parola, dissezionata e variamente modulata da un coro al femminile. Quattro voci ‒ Angela Burico, Anna Laura Penna, Chiara Savoia e la corifea/maestra orchestratrice Chiara Guidi – spezzano la narrazione in parole, sillabe, singoli suoni, alla ricerca di echi e sintonie ma anche di disarmonie e contrasti. Suoni che diventano voce concreta e sonante, immettendo materia anche visivamente viva in vicende che nella stessa tragedia sofoclea non avvengono in scena, bensì sono “riportate”. Uno spettacolo da ascoltare prima ancora che da vedere, una potente dimostrazione della materica potenza evocativa e generatrice della voce.

Laura Bevione

https://www.societas.es/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Laura Bevione

Laura Bevione

Laura Bevione è dottore di ricerca in Storia dello Spettacolo. Insegnante di Lettere e giornalista pubblicista, è da molti anni critico teatrale. Ha progettato e condotto incontri di formazione teatrale rivolti al pubblico. Ha curato il volume “Una storia. Dal…

Scopri di più