Il documentario di Werner Herzog su due vulcanologi scomparsi

È dedicato a Katia e Maurice Krafft, i due vulcanologi uccisi nel 1991 mentre stavano filmando l’eruzione del vulcano Unzen in Giappone, il nuovo documentario di Werner Herzog. Ne parliamo in attesa dell’uscita in Italia


In The Fire Within. Requiem for Katia and Maurice Krafft ‒ visto in anteprima alla 40esima edizione del Torino Film Festival e in attesa di una data di uscita in Italia ‒ Werner Herzog (Monaco di Baviera, 1942) perfeziona una forma di racconto già sperimentata in precedenti documentari: la sua inconfondibile voce fuori campo scandisce, in inglese, il commento alle immagini nelle parti più narrative, alternando sequenze più evocative accompagnate unicamente da una potente e mai banale colonna sonora. Nel caso del film dedicato ai due vulcanologi alsaziani scomparsi il 3 giugno 1991 mentre stavano filmando l’eruzione del vulcano Unzen, in Giappone, si tratta del montaggio di materiale d’archivio scelto fra le oltre 200 ore registrate da Maurice e Katia Krafft in giro per il mondo nel corso di vent’anni di spericolata attività per documentare le più drammatiche eruzioni avvenute in quel periodo, dall’Alaska all’Indonesia, dalle Filippine alla Colombia, dal Messico all’isola giapponese di Kyūshū, ultima fatale spedizione.
Herzog, seguendo il modello di Grizzly Man (2005), non aggiunge materiale di sua produzione, limitandosi a essere voce narrante. Lascia parlare le immagini originali, girate prevalentemente in 16 mm, sottolineando con ammirazione come dai primi tentativi amatoriali lo stile di Maurice Krafft ‒ è lui il filmmaker ‒ si sia via via evoluto verso un’estetica consapevole, meno attenta forse al commento scientifico del vulcanologo, ma più aperta alla sensibilità registica e all’interesse, anche antropologico, per i luoghi e le persone in cui e con cui si trovava a operare. Herzog ha potuto accedere all’intero archivio dei Krafft, che conosceva personalmente, e tramite il montaggio ha costruito un percorso visivo sempre più allucinatorio, cifra stilistica che, a partire da Fata Morgana (1971), non ha mai abbandonato nel corso della sua lunga carriera registica (si pensi anche al finale di film a soggetto come Aguirre, furore di Dio del 1972). Le immagini delle eruzioni di lava incandescente diventano pura astrazione, narrazione ipnotica, estatica, onirica e accompagnano lo spettatore verso la catastrofe finale.

Werner Herzog, The Fire Within - a Requiem for Maurice and Katia Krafft

Werner Herzog, The Fire Within – a Requiem for Maurice and Katia Krafft

THE FIRE WITHIN DI WERNER HERZOG

L’altro elemento fondamentale per la resa drammatica è la scelta delle musiche. Herzog ci ha abituato a selezioni sempre originali, alternando la musica classica, il rock, l’elettronica, l’etnico. Fra le altre, da ricordare la sua collaborazione con Florian Fricke, tastierista e leader dei Popol Vuh, sfociata nella produzione delle musiche originali per Aguirre. Un legame molto intenso che porterà il gruppo più rappresentativo della cosiddetta Kosmische Musik a dare il proprio contributo ad alcuni dei film più conosciuti della filmografia herzoghiana come L’enigma di Kaspar Hauser (1974), Cuore di vetro (1976), Nosferatu, il principe della notte (1978) e Fitzcarraldo (1982).
In The Fire Within, il regista di Monaco si affida alle note del Requiem di Fauré e, con scarti improvvisi, alle melodie messicane di Ana Gabriel o ai canti popolari senegalesi.
La tensione narrativa cresce e diventa sempre più empatica nei confronti dei due avventurieri, raccontati nel rapporto di coppia e di lavoro fin dalle loro radici nell’Alsazia rurale, lei nata a Soultz-Haut-Rhin, lui nella vicina Guebwiller.

Werner Herzog, The Fire Within - a Requiem for Maurice and Katia Krafft

Werner Herzog, The Fire Within – a Requiem for Maurice and Katia Krafft

HERZOG E I VULCANI

L’interesse per i vulcani di Herzog è di lunga data è risale addirittura al 1976, quando si reca in Guadalupa per documentare un’imminente eruzione e realizzare La Soufrière. Un tema ripreso anni dopo con Into the Inferno (2016). Come in tante altre occasioni, sono le situazioni al limite che interessano il regista, che con questa chiave di lettura interpreta anche il percorso esistenziale dei Krafft, una coppia che si spinge sempre un po’ più in là, con un atteggiamento a metà fra la folle incoscienza e il fatalismo, alla ricerca di immagini spettacolari. “Non ho paura di morire“, dichiarava in un’intervista Maurice Krafft poco prima che il terribile flusso piroclastico investisse lui, la moglie e altri operatori e giornalisti che erano accorsi ad assistere all’eruzione del vulcano giapponese.
Rimane da annotare la singolare coincidenza che Katia e Maurice Krafft siano stati omaggiati da due film usciti lo scorso anno. Nella passata edizione del Trento Film Festival era stato infatti presentato Fire of Love di Sara Dosa (prodotto da Disney ‒ National Geographic), un documentario di forme decisamente più classiche rispetto allo stile marcatamente autoriale del regista bavarese.

Dario Bragaglia

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Dario Bragaglia

Dario Bragaglia

Dario Bragaglia si è laureato con Gianni Rondolino in Storia e critica del cinema con una tesi sul rapporto fra Dashiell Hammett e Raymond Chandler e gli studios hollywoodiani. Dal 2000 al 2020 è stato Responsabile delle acquisizioni documentarie e…

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