Dall’arca di Noè allo sbarco dei migranti. Nicolò Degiorgis curatore a Bolzano

Museion, Bolzano – fino al 14 gennaio 2018. Una Wunderkammer, un contenitore di meraviglie per riflettere su passaggi, trasformazioni e migrazioni. La mostra di Nicolò Degiorgis è concepita come un quadro fiammingo con tante piccole narrazioni, dialoghi, installazioni che contribuiscono al senso di un’opera unica.

Hämatli & Patriæ è una mostra concepita da un artista curatore. È come percorrere dall’interno un grande dipinto, perdersi nelle sue microstorie e dettagli. Nicolò Degiorgis (Bolzano, 1985), guest curator 2017, riesce a fondere insieme fotografie, installazioni, disegni, libri d’artista in un’unica grande opera che coincide con l’esposizione stessa. Partendo proprio da un dipinto fiammingo, come viene svelato alla fine del percorso espositivo, L’arca di Noè sul monte Ararat di Simon De Myle, vengono combinati tanti diversi dialoghi e situazioni che riflettono principalmente sul tema dello sbarco in una nuova terra, della migrazione, dell’identità e nazionalità. Lo sbarco dall’arca di Noè, iconografia rara, trova subito il suo corrispettivo nell’attualità, nella grande fotografia di Luca Turi che domina la sala. Il primo sbarco di migranti dall’Albania sulla nave Vlora nel porto di Bari. La folla di corpi che invade il molo sembra continuare nell’installazione di Luca Trevisani, un enorme puzzle esteso a pavimento e pareti, che di fatto il pubblico attraversa e calpesta avendo proprio la sensazione di entrare in un’opera. Come in un dipinto fiammingo, si procede dall’analisi di singole situazioni e simbologie nascoste per ricostruire il senso dell’insieme. Procedendo in questa selva di immagini e simboli si possono ascoltare echi e narrazioni di altre piccole storie. Eugenio Tibaldi, con l’installazione Romeno è Giulietta presentata nel 2015 alla galleria Studio la Città di Verona, racconta attraverso un’opera lirica la tragica storia di un migrante rumeno sbarcato dalla Vlora, morto tragicamente durante un’operazione per cambiare sesso.

Hämatli & Patriæ. Exhibition view at Museion, Bolzano 2017. Photo Luca Meneghel

Hämatli & Patriæ. Exhibition view at Museion, Bolzano 2017. Photo Luca Meneghel

LIBERTÀ E CONFINE: UN DIFFICILE EQUILIBRIO

Il tema della migrazione, del confine e di continui flussi di persone che portano con sé trasformazioni, prosegue in altre opere, ad esempio nel video Kwassa Kwassa del collettivo danese Superflex, per poi evolversi in una riflessione sulle nozioni di Patria e Nazione come annunciato dal titolo della mostra.
191 bandiere degli Stati sovrani riconosciuti dall’ONU si succedono in modo velocissimo, quasi trasformandosi in un grafico in bianco e nero, nel video Flash Flag di Philipp Messner, scardinando confini e differenze.
Anche lo spazio aereo diventa una riflessione sul concetto di confine e libertà con l’installazione di Henrik Håkansson. Stormi di uccelli imbalsamati e sospesi a rappresentare un volo interrotto, uccisi in un aeroporto italiano per non intralciare il traffico aereo.
Dall’immersione totale il percorso della mostra conduce alla presa di distanza. Un nuovo punto di vista sull’esposizione viene riproposto nella grande camera oscura in cui lo spazio espositivo appare capovolto.
Riemergendo dall’ombra, il pubblico scopre ciò che tiene unite tutte le micro-narrazioni attraverso cui è passato: il dipinto fiammingo di Simon De Myle.

Antonella Palladino

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Antonella Palladino

Antonella Palladino

Ha studiato Storia dell’arte presso le Università di Napoli e Colonia, laureandosi in Conservazione dei Beni Culturali con una tesi dal titolo “Identità e alterità dalla Body Art al Post-Human”. Ha proseguito la propria formazione alla Fondazione Morra e poi…

Scopri di più