Il futuro del museo si progetta oggi. La consulenza culturale vista da New York
Rispettivamente Senior Associate e Senior Consultant della società di consulenza culturale internazionale AEA Consulting, Vittorio Calabrese e Natalia Vartapetova fanno il punto sugli scenari globali del panorama museale attuale e venturo

Con sedi a Londra e New York, AEA Consulting, attiva dal 1991, si conferma tra le principali realtà internazionali nel campo della consulenza strategica per la cultura. Da oltre trent’anni, questa global firm affianca musei, istituzioni e amministrazioni pubbliche in tutto il mondo, con progetti sviluppati ad hoc per realtà quali lo Smithsonian American Art Museum, il MoMa di New York, il Victoria and Albert Museum, la Royal Academy of Arts di Londra, e altri ancora. Sua emanazione è il Global Cultural Districts Network (GCDN), attivo dal 2013.
Il Cultural Infrastructure Index
Tra le sue attività più riconosciute figura il Cultural Infrastructure Index, pubblicazione annuale nata nel 2016 che monitora su scala globale i principali interventi nel settore culturale: nuove costruzioni, ampliamenti, ristrutturazioni e progetti di riuso, con particolare attenzione agli spazi museali e ai luoghi dedicati alle arti. Questo report rappresenta oggi una risorsa preziosa per interpretare l’evoluzione del panorama museale internazionale, in un momento in cui si va delineando un cambiamento sempre più profondo, che riguarda la natura e l’essenza stessa del museo. Il dibattito globale — rilanciato anche dalla nuova definizione approvata nel 2022 dall’International Council of Museums (ICOM) — invita oggi a superare la concezione del museo quale semplice luogo di conservazione, per riconoscerne il ruolo attivo nella società contemporanea. Inclusività, accessibilità, sostenibilità e partecipazione sono valori divenuti centrali, che ridefiniscono le missioni istituzionali e aprono la strada a modelli più aperti, multidisciplinari, radicati nel territorio.

Qual è la situazione globale dei musei?
In questo quadro, tra gli elementi più rilevanti messi in luce dal Cultural Infrastructure Index 2024, emerge una significativa flessione nel numero dei progetti conclusi, a fronte di un aumento dei budget destinati a quelli annunciati, spesso assai più ambiziosi e articolati. Una dinamica che suggerisce un cambiamento di rotta: non più crescita puramente quantitativa, ma una selezione dalle valenze strategiche, orientata all’impatto e alla qualità progettuale. In questo mutato scenario, i musei si allontanano ormai sempre più dalla centralità dell’edificio monumentale per assumere forme più fluide, capaci di integrarsi con l’ambiente urbano e di rispondere a esigenze sociali in continua evoluzione.
Il museo contemporaneo è sociale
Crescono gli interventi negli spazi pubblici come cortili, giardini, piazze, e percorsi pedonali, concepiti come parte integrante della funzione culturale e sociale del museo: luoghi capaci di accogliere, generare prossimità e attivare relazioni. In parallelo, si rafforzano approcci orientati alla sostenibilità ambientale, alla partecipazione delle comunità locali e alla ridefinizione dei modelli educativi, oggi sempre più inclusivi e impostati in un’ottica trasversale. A riflettere su queste trasformazioni, in un confronto a due voci, sono Vittorio Calabrese, cultural strategist e Senior Associate di AEA Consulting, già direttore fondatore di Magazzino Italian Art, e Natalia Vartapetova, Senior Consultant presso la stessa società.

Infrastrutture culturali, trasformazioni e nuovi modelli di impatto. Intervista a Natalia Vartapetova
Negli ultimi anni musei grandi e piccoli in ogni parte del mondo hanno ampliato il proprio campo d’azione, affiancando alle funzioni tradizionali una crescente attenzione ai fattori sociali: partecipazione, inclusione, accessibilità e, non ultimo, qualità dell’esperienza culturale intesa nel suo complesso. In che modo AEA affianca le istituzioni in questo processo di ridefinizione?
AEA lavora a fianco di musei e organizzazioni culturali in fasi diverse del loro ciclo di vita. Per realtà più giovani, il supporto si concentra sulla definizione dell’identità istituzionale, degli obiettivi strategici e delle linee guida per la programmazione. L’analisi include la composizione del pubblico di riferimento, le potenziali reti di collaborazione – comprese quelle locali – e l’impatto atteso sul piano culturale e sociale. Nel caso di istituzioni già consolidate, AEA interviene nella ridefinizione della missione e delle strategie, con l’obiettivo di allinearle alle priorità del momento e alle aspettative del pubblico. Questo lavoro si accompagna spesso a un’attenta pianificazione gestionale e operativa, necessaria per garantire coerenza tra le ambizioni progettuali e le risorse disponibili.
Il Cultural Infrastructure Index 2024 registra una diminuzione nel numero di progetti completati e, allo stesso tempo, un sensibile aumento dei budget destinati a quelli annunciati. Si tratta, a vostro avviso, di un segnale di cautela o di una scelta strategica più consapevole?
Le variazioni annuali nel numero e nel valore complessivo dei progetti non indicano necessariamente una tendenza strutturale di lungo periodo, poiché i dati aggregati riflettono una pluralità di fattori. Tuttavia, dopo nove anni di monitoraggio globale sugli investimenti in infrastrutture culturali, si osserva una continuità significativa sia sul piano dei volumi che su quello dei valori. Alcuni progetti di scala nazionale o internazionale risultano oggi più complessi e più costosi da realizzare. Si rileva inoltre una crescente diversificazione nelle tipologie progettuali, che spaziano dalla rifunzionalizzazione di edifici esistenti alla creazione di ambienti immersivi. I budget dei progetti annunciati tendono a variare nel tempo, tra la fase di annuncio e quella di completamento, e l’aumento della media registrata nel 2024 può essere legato a una combinazione di fattori, tra cui l’inflazione prevista e l’incremento generalizzato dei costi di costruzione e dei materiali.
Il report evidenzia una crescente attenzione agli spazi esterni e alle funzioni pubbliche – dai nuovi giardini del Natural History Museum di Londra al ripensamento ambientale della National Gallery of Australia. Come si sta trasformando il rapporto tra musei e contesto urbano?
I musei stanno assumendo un ruolo sempre più attivo come hub culturali e civici all’interno del tessuto urbano. Non si tratta più soltanto di curare collezioni, ma anche di intervenire sui sistemi ecologici e sociali che circondano l’istituzione. Oggi, nella progettazione degli spazi pubblici, le comunità locali e altri interlocutori vengono spesso coinvolti fin dalle fasi preliminari, contribuendo a definire obiettivi e caratteristiche dell’intervento. Questo approccio si lega anche alle richieste, da parte di pubblico e finanziatori, di un impatto sociale più ampio e tangibile sul piano dell’esperienza. Anche il cambiamento climatico incide sempre più sulle strategie di riqualificazione degli spazi museali: interventi quali piantumazioni, pavimentazioni drenanti e percorsi ombreggiati permettono alle istituzioni di contribuire agli obiettivi di sostenibilità ambientale e di resilienza urbana.

Il caso italiano: strategie, criticità e prospettive future. Intervista a Vittorio Calabrese
Quali sono le prospettive di sviluppo di AEA Consulting in Italia? E in che modo i vostri servizi potrebbero contribuire a rafforzare il sistema museale italiano, anche alla luce delle sue specificità e criticità?
L’Italia è uno dei contesti culturali più densi e complessi al mondo. La straordinaria concentrazione di istituzioni, patrimoni e competenze è una risorsa unica, ma richiede oggi strumenti aggiornati per affrontare criticità strutturali, dal coordinamento istituzionale alla sostenibilità economica. AEA Consulting guarda all’Italia con rispetto e attenzione, non per proporre modelli esterni, ma per affiancare le realtà locali in un percorso di rafforzamento strategico. L’obiettivo è valorizzare ciò che esiste, offrendo una prospettiva comparativa e strumenti operativi sviluppati in oltre trent’anni di esperienza internazionale nel settore culturale. Questa visione si fonda anche su una conoscenza diretta del contesto italiano, grazie a un team attivo tra Roma e New York, con competenze trasversali in grado di cogliere bisogni e potenzialità delle istituzioni, parlandone la lingua — sul piano operativo, amministrativo e politico. AEA può essere un partner per accompagnare le leadership museali nella definizione di strategie, nella creazione di reti, nella valutazione dell’impatto e nel rafforzamento del capitale umano. Un lavoro basato sull’ascolto, sulla personalizzazione e su una visione chiara e condivisa.
In Italia si parla spesso di innovazione nei musei, ma raramente in termini integrati tra contenuti, pubblico e sostenibilità. In che modo i vostri strumenti e metodi possono contribuire alla costruzione di modelli gestionali più solidi e adattivi per il contesto italiano?
Per un’istituzione culturale, innovare non significa solo rinnovare i contenuti, ma ripensare la propria struttura strategica: cosa si fa, per chi, con quale impatto, e come garantire sostenibilità nel tempo. Questo richiede un intervento organico sulla governance, sui rapporti con il territorio, sui servizi e sulla sostenibilità economica e ambientale. AEA affianca le organizzazioni in questo processo, offrendo strumenti di pianificazione, analisi dei pubblici, progettazione strategica e valutazione dell’impatto. L’obiettivo è costruire modelli flessibili e solidi, capaci di adattarsi al cambiamento senza perdere coerenza con la propria missione. In Italia, crediamo che uno degli strumenti più utili sia la creazione di distretti culturali, intesi non come etichette, ma come forme di alleanza e corresponsabilità tra istituzioni, amministrazioni e comunità. In questi contesti, si può davvero sperimentare una progettualità condivisa e strutturata, che restituisce valore su più livelli. Rafforzare un’istituzione significa anche rafforzare le persone che la guidano. Per questo lavoriamo con team, direzioni, board e decisori pubblici, offrendo strumenti che sostengano la crescita in modo continuativo e radicato.
Con la sua densità culturale e varietà di contesti, l’Italia potrebbe diventare un laboratorio per sperimentare modelli museali innovativi? E quali condizioni sarebbero necessarie, a livello istituzionale o politico, per renderlo possibile?
L’Italia è, già oggi, un laboratorio naturale per la sperimentazione culturale. La presenza diffusa di musei, archivi, fondazioni, spazi pubblici e privati, la forza e la rilevanza delle collezioni e la profondità del legame con i territori offrono tutte le condizioni per immaginare nuovi modelli istituzionali. La questione è capire come trasformare questo potenziale in un sistema che favorisca davvero l’innovazione. Per farlo, servono alcune condizioni chiare: maggiore autonomia e responsabilità per le leadership culturali; strumenti condivisi per valutare impatto e sostenibilità; relazioni più strutturate tra pubblico e privato; e una filantropia capace di agire con visione e coerenza. Fondamentale è anche investire sulla crescita professionale, sul coordinamento tra attori e sulla possibilità di pianificare a lungo termine. AEA lavora da tempo su questi temi, accompagnando istituzioni di varia scala in processi di lancio, riposizionamento e rafforzamento. In Italia, crediamo che il futuro non sia in modelli precostituiti, ma nella capacità di costruire risposte specifiche, contestuali e sostenibili. Lavorare su infrastrutture culturali significa generare valore pubblico, costruire fiducia e restituire centralità al ruolo che la cultura può assumere nella vita quotidiana delle persone e delle comunità.
Beatrice Caprioli
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