Il Laboratorio Roma050 che prova a delineare la visione del futuro della Capitale. Ecco com’è andata
Alla presenza dell’architetto Rem Koolhaas, sono stati resi noti gli esiti del Laboratorio Roma050, il progetto di ricerca sul futuro della città promosso da Roma Capitale e dall’Assessorato all’Urbanistica con Risorse per Roma S.p.A., con la direzione dell’architetto Boeri. Parola ai protagonisti

Oltrepassare il concetto di GRA come barriera; ripristinare le connessioni con il Tevere, il Mediterraneo e gli altri corsi d’acqua cittadini; fare leva sull’archeologia come risorsa diffusa anche per disegnare un nuovo orizzonte nelle periferie: sono questi alcuni dei passaggi chiave racchiusi nella visione per il futuro di Roma delineata dal Laboratorio ROMA 2050 – Il Futuro di una Metropoli Arcipelago, il progetto coordinato dagli architetti Eloisa Susanna e Matteo Costanzo e composto dai colleghi Giorgio Azzariti, Giulia Benati, Jacopo Costanzo, Margherita Erbani, Carmelo Gagliano, Susan Isawi, Riccardo Ruggeri e Marco Tanzilli. Sono loro i progettisti (senior e junior), selezionati tra oltre 350 candidature, che negli ultimi mesi hanno lavorato al progetto promosso da Roma Capitale e dall’Assessorato all’Urbanistica con Risorse per Roma S.p.A. per ragionare su una prospettiva di avvenire per la Capitale. “Un gruppo straordinario. Architetti senior e junior, che hanno lavorato con grande passione e intelligenza. Da loro ho imparato gran parte di quello che ora so di Roma. Li ringrazio tutti”, commenta oggi ad Artribune Stefano Boeri, che ha diretto il Laboratorio Roma050. E ribadisce: “Roma non ha nulla a che vedere con le altre città del mondo, gioca un campionato a parte. È un mondo intero e credo che le sfide che si giocano oggi a Roma riguardino tutte le città globali”.

Gli esiti del Laboratorio Roma050 nel commento del sindaco Gualtieri
“Roma è uscita da una lunga stasi e vuole diventare – come è già stata più volte nella sua storia – un laboratorio all’avanguardia di civiltà urbana. Per troppo tempo la Capitale ha vissuto in una forma di rassegnazione; mentre oggi, con la strategia di trasformazione avviata e all’interno della quale sono stati collocati anche gli interventi legati al Giubileo e al PNRR, abbiamo la consapevolezza che un’altra città è possibile”. Commenta il sindaco Gualtieri, che con la sua Giunta ha dato avvio negli ultimi mesi del 2022 a quest’esperienza, finalizzata a definire un sistema di strategie progettuali e di rigenerazione. Un’indagine della città su sé stessa, in un’ottica di trasformazione del paesaggio urbano di Roma. “La bellezza e la qualità urbana adesso sono parte integrante delle politiche cittadine: immaginare una città bella non è solo una questione estetica, serve ad affrontare le grandi sfide del nostro tempo – dal cambiamento climatico alla lotta alle diseguaglianze – e proprio da questa esigenza nasce il dialogo continuo con il mondo della progettazione e della cultura urbana” prosegue Gualtieri, sostenitore della “collaborazione fruttuosa tra Roma Capitale e i professionisti dell’architettura, gli urbanisti, gli ingegneri, i sociologi e gli studiosi che si occupano di organismi urbani”.
Roma del futuro: città dell’acqua e stratificata, in cui ripensare il GRA
La presentazione odierna dei documenti conclusivi messi a punto dai professionisti che hanno lavorato al Laboratorio Roma050 “ci restituisce alcune importanti ipotesi di lavoro di medio e lungo periodo su assi urbani come la città dell’acqua, che è un grandissimo potenziale di Roma, con l’opportunità di sviluppare il quadrante del litorale e valorizzare il Tevere, che non è più un margine, ma un asse strutturale” prosegue Gualtieri. “Poi c’è l’asse costituito dall’Archeologia: Roma non è solo una città orizzontale, ma anche una città verticale, fatta di mirabili stratificazioni. Dobbiamo imparare a usare l’archeologia diffusa di Roma come leva progettuale, educativa, sociale. Un altro ambito di studio strategico è il GRA, che da barriera può diventare collegamento in grado di ricucire i tessuti e le grandi aree di valore ambientale, creando una continuità ecologica e paesaggistica che mette insieme il sistema radiale delle consolari e dei parchi con quello anulare e fa da cornice alla riqualificazione delle periferie”. Ma in quale modo, ora, la politica sceglierà di misurarsi con l’affresco della Roma futura disegnato dal Laboratorio Roma 050?
Le scelte della politica capitolina dopo il Laboratorio Roma 050: parlano Gualtieri e Veloccia
Per Gualtieri, la città si trova sia “nelle condizioni di ricominciare un percorso di progettazione e innovazione urbana. Serviranno idee e, naturalmente, anche adeguate risorse economiche. Ma il Laboratorio Roma 050 ci lascia una visione e un metodo: quello del dialogo, dell’ascolto, della conoscenza condivisa che vogliamo continuare a praticare e vogliamo radicare nella città”. Secondo Maurizio Veloccia, assessore all’Urbanistica e alla Città dei 15 minuti di Roma Capitale, il risultato di questo percorso di ricerca “è il disegno ragionato di una Roma possibile nel medio e lungo periodo. Una Roma che faccia dei servizi ecosistemici la base del suo sviluppo futuro, che sappia coniugare sviluppo e natura, innovazione e inclusione. La partita che si giocherà nei prossimi anni ha a che fare con la permanenza dell’uomo sulla terra e si giocherà in principalmente nelle città, dove sempre più miliardi di persone concentreranno la propria vita. Il coraggio di affrontare i cambiamenti necessari e la capacità di gestire tale transizione in modo equo costituiscono la più grande sfida per chi è chiamato a governare le città. Il lavoro del Laboratorio ci consegna spunti, riflessioni, idee e progetti che possono aiutare a guidare tale transizione”.

Laboratorio 050: a dialogo con il direttore Stefano Boeri
Nel 2023, all’apertura del bando per partecipare al Laboratorio 050, ci aveva raccontato che non avrebbe avuto il ruolo di maestro, ma di caporedattore. È andata così?
Esattamente. Quello che ho fatto è stato proporre una metodologia, come fa un caporedattore. E presto i documenti redatti saranno a disposizione di tutti, in modo trasparente. Ci auguriamo che servano ad alimentare tanti altri progetti sulla Roma del futuro. Dopo di noi, sono partite molte iniziative sulla città e siamo felici di essere stati l’elemento che ha scatenato questa grande energia creativa.
Concentriamoci sui contenuti. Avete ragionato su tre tipi di futuro.
Il primo è quello istantaneo, immediato, si misura sull’attività presente: nel nostro caso arriva fino al 2030. Questa prima parte del lavoro si è tradotta nell’Atlante delle Trasformazioni, che riunisce tutti i progetti in corso o attesi per Roma, pubblici e privati, anche a carattere infrastrutturale, che sono già stati finanziati oppure in corso di finanziamento, in attuazione o già cantierizzati. Mostra cosa accadrà a Roma nei prossimi cinque anni e ciò che già sta succedendo: un digital twin della città contemporanea.
In analogia con i percorsi di indagine intrapresi anche in altri territori, da Napoli alla Toscana, guardate poi all’orizzonte del 2050.
È quello che chiamiamo “futuro strategico”: va dal 2030 al 2050. Attraverso l’Affresco della Roma Futura, abbiamo cercato di mettere in luce una visione, basata su tre grandi strategie territoriali – l’Acqua, l’Archeologia e il Grande Raccordo Anulare – e su due “geografia intenzionali”.
Ovvero?
La geografia di Roma è quella di una città arcipelago, come ribadiamo nel titolo, con tante piccole città intorno. Ne abbiamo riconosciute circa 250 nella Roma contemporanea e, una a una, sono state analizzate: demograficamente, a livello di servizi a disposizione (tra cui scuole e spazi sanitari), esposizione al cambiamento climatico e secondo altri fattori. E poi c’è l’idea di Roma come un grande “Metroparco”: tra terreni agricoli, boschi, terreni sterrati, parchi, giardini, aree verdi dispone di un’enorme quantità di superfici organiche e permeabili. Se ripensati tutti insieme, e collegati tra di loro, diventerebbero il “mare dell’arcipelago”.
La Carta per Roma del Laboratorio 050 e la città oltre il 2050
E per quanto riguarda le risorse Acqua, Archeologia e il Grande Raccordo Anulare quali sono le posizioni del Laboratorio Roma050?
La sfida che riguarda le acque comprende il Tevere, l’Aniene, il sistema delle forre, altre reti idriche e, soprattutto, il Mediterraneo. È infatti una visione che si estende fino a Ostia: propone di rilanciare Roma come città idrica. Ostia potrebbe così diventare un polo del Mediterraneo, sede delle accademie e delle istituzioni dei paesi legati al Mediterraneo. Una prospettiva che renderebbe di nuovo Roma ciò che è stata fino per secoli: un epicentro del Mediterraneo, non semplicemente una città interna.
E come potrebbe cambiare la relazione della città con il suo patrimonio archeologico e con il GRA?
Studiando i siti archeologici della città, anche insieme alle università locali che voglio ringraziare, abbiamo composto una mappa: mostra come Roma non solo ha una quantità incredibile di potenziali siti archeologici, ma molti tra questi sono fuori dal circuito principale dei Fori Imperiali. C’è una diffusione straordinaria sul territorio, in alcuni casi c’è anche densità di siti che potrebbero diventare dei poli archeologici autonomi. In molti quartieri periferici tale componente di archeologia renderebbe possibile un nuovo futuro, con la ridistribuzione del flusso turistico e ricadute anche economiche. Quanto al GRA, infine, la riflessione fatta non va in contrapposizione con il ruolo delle grandi consolari: lo si immagina non più come semplice infrastruttura viaria e barriera. Potrebbe essere complementare al contesto cittadino, con piccoli hub legati ai distretti produttivi e al mondo della ricerca e dell’università, zone verdi e una serie di infrastrutture legate al “metabolismo urbano”: dalla raccolta dei rifiuti alla gestione delle acque, alla mobilità per le merci, anche attraverso i droni.
Chiudiamo con il futuro più distante, quello immaginifico, e con la Carta per Roma.
In questo terzo caso, pensiamo a scelte più radicali come spostare tutto il grande apparato dello Stato, con le tante sedi del terziario statale, all’EUR, così da renderlo un centro direzionale polivalente, in parte riprendendo l’idea originaria. Parallelamente con i milioni di mq che resterebbero vuoti in centro si potrebbe pensare a un piano di ripopolamento, con residenze stabili per chi fa fatica a vivere nel centro, residenze per studenti, laboratori. Un modo per ridare un senso di urbanità e di comunità a un territorio che oggi è in mano al turismo di massa. Questa idea e il nuovo ruolo per Ostia sono dettagliati nella Carta per Roma, il manifesto urbano del Laboratorio Roma050.
Valentina Silvestrini
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