Basel Updates: le 3 cose top e le 3 cose flop della settimana dell’arte svizzera secondo il nostro insindacabile giudizio

TOP LA MAIN FAIR Sarà noiosa, sarà istituzionale, sarà pure un po’ meno frequentata del solito, ma Art Basel dà ogni anno riprova di una potenza inscalfibile e anche, allo stesso tempo, di una capacità di ripensarsi e di migliorare. Leadership mondiale meritatissima, suffragata anche dagli affari che si concludono: qui tutti vendono. Tanto. E […]

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LA MAIN FAIR
Sarà noiosa, sarà istituzionale, sarà pure un po’ meno frequentata del solito, ma Art Basel dà ogni anno riprova di una potenza inscalfibile e anche, allo stesso tempo, di una capacità di ripensarsi e di migliorare. Leadership mondiale meritatissima, suffragata anche dagli affari che si concludono: qui tutti vendono. Tanto. E quest’anno è tornata anche un po’ di voglia di divertirsi per quanto riguarda le gallerie: almeno una decina gli stand davvero belli da gustarsi al di là degli affari e del business a tutti i costi.

LO SCHAULAGER
Finalmente aperto nella sua interezza, il museo realizzato una decina di anni fa da Herzog&deMeuron per una delle più ricche dinastie del mondo (i farmaceutici fondatori della Roche) fa ancora più impressione. Il monolito piazzato nell’hinterland basilese solitamente ospita mostre al piano seminterrato e al piano terra, ma quest’anno, visto che per la prima volta si mostra la clamorosa collezione dei padroni di casa, tutto aperto, anche i piani superiori, dove solitamente c’è “solamente” (tra mille virgolette) lo storage delle opere dei proprietari. Storage all’interno del quale grazie alla mostra in corso si può per la prima volta entrare. Esperienza notevole attraverso una delle raccolte di arte contemporanea più vaste e rilevanti del pianeta.

Lo Schaulager

Lo Schaulager

LE FIERE PHOTO BASEL E I NEVER READ
Alcune fiere collaterali deludono, ma non tutte a dire il vero. Quelle più piccole, più specializzate, più focalizzate, più verticali sono interessanti eccome. È il caso di I never read che alla sua seconda edizione, con cambio di sede e arrivo alla Kaserne, convince ancor più della prima grazie a ambienti più adeguati e ad una selezione davvero peculiare delle case editrici indipendenti. Oltre alla fiera dell’editoria d’arte, poi, c’è da menzionare tra le collateral di qualità, Photo Basel. Una rassegna alla prima edizione che, seppur piccolissima e in modalità “numero zero” promette niente male.

FLOP

L’OFFERTA MUSEALE
Deludente quest’anno l’offerta museale a Basilea. Il livello, intendiamoci, è parecchio alto, ma qualche appunto quest’anno le mostre se lo meritano. Non sono risultate molto originali (alcune, sebbene importanti, erano mostre già viste altrove che arrivavano in città dopo ampi tour europei e non solo) né particolarmente indovinate. Specie in relazione agli anni passati: Kunsthalle, Baselland, Museo Tinguely e Vitra Museum non hanno conquistato quest’anno il cuore degli operatori di passaggio a Basilea.

Scope 2015, Basilea

Scope 2015, Basilea

LE FIERE COLLATERALI
La sensazione è che siano uno stanco rito sempre uguale a se stesso, ma con sempre meno pubblico e meno attenzione da parte di appassionati e addetti ai lavori. Qualcosa di interessante e di qualità c’è sempre, ma a vincere è la ripetitività di formule come Scope, Volta, perfino Liste che ha di certo un livello più elevato rispetto alle consorelle, ma sembra ormai recitare il ruolo della fiera collaterale indipendente, senza esserlo più per davvero. Per tacere delle fiere ancor più piccole e (ancor) più decentrate di queste: siamo stati alla fiera The Solo Project e eravamo gli… unici visitatori!

IL CIBO
Vi parrà una cosa frivola, ma a Basilea è un problema. Enorme. Non solo perché la città non ha una offerta gastronomica all’altezza delle tante manifestazioni culturali che ospita (non c’è solo Art Basel, ma anche la fiera di orologi più importante della Terra, per dire!), ma anche perché quel poco di cibo che si trova, costa cifre inenarrabili. A Liste occorrono 12 Franchi (ovvero 12 euro) per un’insalata verde totalizzante nove foglie; a Nada una macedonia totalizzante sette cubetti di frutta sminuzzata va sui 9 Franchi. E così via. Aggiungeteci poi che i buffet delle principali feste (quella al Vitra come quella alla Beyeler) hanno a dir poco deluso gli affamati – i 40 minuti di fila per un mini spiedino al Vitra Campus rimarranno scolpiti nella mente di chi li ha fatti – e avrete un quadro completo: ma camminare 12 ore al giorno e non mangiare civilmente fa bene all’arte? Mica tanto eh!

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Redazione

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