Milano Musica: tributo alla musica tellurica di Fausto Romitelli

Il festival milanese di musica contemporanea “colta” ruota quest’anno attorno al compositore Fausto Romitelli, a dieci anni dalla scomparsa. Un visionario che attingeva dalle arti visive. Come quelle allucinate del Prof. Bad Trip, a cui ha dedicato un pezzo musicale. Ne abbiamo parlato con Marco Mazzolini, consulente artistico della rassegna.

È in corso fino al 15 novembre la 23esima edizione di Milano Musica, tra pagine sinfoniche e da camera, elettronica, incontri con autori e interpreti, e dieci prime assolute che riuniscono musicisti, compositori e numerose istituzioni milanesi attorno alla figura di Fausto Romitelli. Per l’occasione la Stradivarius ristampa l’album che ha dedicato a Romitelli nel 2007, Orchestral Works (con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, il direttore Peter Rundel e il soprano Donatienne Michel-Dansac) che si affianca all’uscita di Golfi d’ombra (2014) del percussionista Simone Beneventi (con musiche di Stefano Trevisi, Andrea Agostini, Raffaele Grimaldi, Hugues Dufourt e una revisione dello stesso percussionista di Golfi d’ombra del 1993, brano di Romitelli ispirato a Rimbaud). Abbiamo intervistato in merito Marco Mazzolini, consulente artistico della rassegna meneghina.

In un’intervista del 2000, Romitelli affermava che la musica contemporanea come “genere” non esistesse più, proclamandosi a favore di un confronto aperto, da parte della figura del compositore, con l’intero paesaggio musicale contemporaneo (techno, rock, elettronica ecc.). Curando un festival di musica contemporanea “colta”, cosa ne pensi?
Penso che il confronto fra i mondi sia un elemento vitale (lo è sempre stato, del resto) ma che non debba portare alla dissoluzione delle differenze. Credo anzi che confronti e innesti siano un modo di valorizzare le differenze. Fingere che diverse espressioni artistiche si equivalgano significa mistificare, e normalmente simili mistificazioni sono forme di sopraffazione.

Guardando il programma si nota che alle musiche di Romitelli sono accostati autori come Brahms, Vaughan Williams, Jolivet, Ravel. Qual è il fil rouge di questa scelta?
I criteri che hanno guidato le scelte della programmazione sono molteplici. L’opzione di base è stata la creazione di una monografia in senso stretto, vale a dire di un festival che desse l’occasione di ascoltare quante più composizioni di Romitelli fosse possibile. Questo concetto è stato articolato intessendo costellazioni di riferimenti, ossia di autori e brani in qualche maniera legati a Romitelli e che ne potessero, anche per contrasto, mettere in rilievo questo o quell’aspetto.
Al di là della stretta aderenza ad una linea programmatica, però, vi è anche lo spazio d’intervento degli interpreti, o per lo meno di alcuni di essi. L’interprete ha, sul singolo concerto a lui affidato, una prospettiva peculiare, una certa intuizione dei pesi, dei colori e degli archi formali: una chimica inafferrabile, che può aprire tagli prospettici inaspettati, come finestre improvvisamente aperte. Ho imparato ad affidarmi senza troppi pregiudizi a questa dimensione imponderabile.

Fausto Romitelli - Orchestral Works (2007, Stradivarius)

Fausto Romitelli – Orchestral Works (2007, Stradivarius)

Il festival vede la prima esecuzione assoluta di Meridiana, brano giovanile di Romitelli, al centro del concerto, in coproduzione con l’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano. Mentre altri nuovi lavori sono stati commissionati da Milano Musica a Emanuele Casale, Giovanni Mancuso, Mauro Montalbetti, Giovanni Verrando e Riccardo Nova. Ce ne parli?
Meridiana, assieme ad altri lavori giovanili di Romitelli, introduce un portrait of the artist as a young man. Nell’arco dell’intero festival ho provato a comporre la fisionomia di Romitelli, facendo confluire in uno stesso ritratto diverse versioni temporali del suo volto. Penso che, da questa paradossale contiguità, scaturisca una particolare evidenza. In Meridiana, ad esempio, brano che Romitelli scrisse a 26-27 anni, compaiono atteggiamenti destinati a essere ripresi e sviluppati a distanza di anni. Queste traiettorie dicono molto, credo, dell’autore e del suo percorso umano e artistico. E mi pare che costituiscano di per sé una specie di testimonianza e di insegnamento.
Le commissioni di nuovi lavori sono state pensate come dialoghi a distanza più o meno ravvicinata con la musica di Romitelli, in un confronto più o meno diretto fra personalità lontane. Ed è davvero sorprendente constatare quante e quali diverse reazioni il suo pensiero abbia generato.

In questi ultimi anni Romitelli è divenuto senza dubbio un punto di riferimento importante per i giovani compositori. Allo stesso tempo, non credi che si stia correndo il rischio di vedere trasformata l’unicità del suo pensiero musicale in un modello sempre più imitato – à la manière de – e riprodotto un po’ troppo schematicamente?
Quando un artista coglie in modo tanto preciso alcuni caratteri del suo tempo, mettendoli in scena con tale evidenza, quando cioè diviene un exemplum, il rischio che qualcuno si dedichi alla riproduzione pedissequa dei suoi gesti è sempre in agguato. Vi è sempre chi, per accidia o opportunismo, preferisce surrogare la propria vita con la ripetizione di una vita altrui. Penso, però, che questo fenomeno non tolga alcunché al “modello”. E credo che in un modo o nell’altro, magari anche solo nel segreto della loro coscienza, gli epigoni vengano sempre ripagati in proporzione ai rischi che non hanno corso.

Golfi d'ombra - Simone Benvenuti (2014, Stradivarius)

Golfi d’ombra – Simone Beneventi (2014, Stradivarius)

Innumerevoli le iniziative della rassegna e impossibile elencarle o ricordarle tutte, ma prima di salutarci ti chiediamo un cenno sui prossimi appuntamenti a tuo avviso più significativi.
Solo per un motivo affettivo – perché ero legato da amicizia a Fausto Romitelli – vorrei menzionare l’ultimo concerto, parte di un trittico che incomincia il 13 novembre (Triptych, a Tribute to Fausto Romitelli). Dal gruppo di Repertorio Zero verranno eseguite le tre lessons del ciclo Professor Bad Trip, e i brani verranno intercalati da nuove creazioni di due compositori a loro volta amici di Romitelli: Giovanni Verrando e Riccardo Nova. A questi ultimi ho chiesto di impiegare nei loro pezzi, nel modo che ritenessero loro più congeniale, elementi dei tre Bad Trip, e di immaginare una conversazione a tre con Fausto. Entrambi hanno aderito con entusiasmo toccante, come pure l’ensemble, che suonerà senza direttore e che da un anno lavora a questo progetto. La musica sarà davvero un luogo di circolazione e confronto di anime, un flusso che sommergerà e coinvolgerà con forza chi ascolta.

Paolo Tarsi

www.milanomusica.org

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Paolo Tarsi

Paolo Tarsi

Musicologo e compositore, dal 2010 fa parte del collettivo Argo con cui prende parte alla pubblicazione di una serie di romanzi collettivi. Suoi studi sono apparsi su riviste specialistiche e rivolgono particolare attenzione alla musica del secondo Novecento, ai rapporti…

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