E il topo esce dalla gabbia. Nuova vita per la storica rivista che accolse Cattelan e Beecroft, di nuovo in stampa grazie a un gruppo di giovani artisti. Che ripartono dalla Grande Mela…

Cinque anni di attività e dieci numeri in stampa. Il contributo di quelli che, nella prima metà degli anni ’90, erano giovani artisti destinati a fare il botto: Maurizio Cattelan su tutti; ma anche Vanessa Beecroft e Grazia Toderi, Miltos Manetas e Mark Dion. La cucina redazionale di un gruppo, diretto da Armando della Vittoria, […]

Cinque anni di attività e dieci numeri in stampa. Il contributo di quelli che, nella prima metà degli anni ’90, erano giovani artisti destinati a fare il botto: Maurizio Cattelan su tutti; ma anche Vanessa Beecroft e Grazia Toderi, Miltos Manetas e Mark Dion. La cucina redazionale di un gruppo, diretto da Armando della Vittoria, che contava su Vedovamazzei, Piero Cavellini e soci. E il topo ha rappresentato un’esperienza unica ed eretica per l’editoria d’arte in Italia: vent’anni prima di Toilet Paper una rivista d’artista immaginifica e straordinaria. Che torna dopo tre lustri di volontario oscuramento, con un progetto che riannoda il filo là dove era stato interrotto dalla diaspora dei redattori, dalle incomprensioni e dalla volontà di voltare pagina.
Tutto rinasce per caso, dalla tesi che Francesco Fossati presenta per diplomarsi a Brera, scegliendo di impaginarla come se se si trattasse dell’undicesimo fantomatico numero della testata. Un esperimento che piace e diverte; un sasso che, buttato nello stagno di Careof, produce i cerchi giusti per riaccendere le rotative. Il nuovo staff si arricchisce della partecipazione, tra gli altri, di Luca Pozzi e Debora Hirsch: e se la tesi di Fossati viene assunta a vero e proprio numero 11, ecco che nella primavera 2012 arriva il 12, presentato a Milano, Berlino e Parigi. Oggi E il topo alza l’asticella e punta ad evolversi: presentazione il prossimo 17 novembre a New York da Printed Matters, spazio creativo nel cuore di Chelsea, per il primo numero di una nuova sfida.
Mantenuto il formato tradizionale della rivista: A4 su carta riciclata non spillato e stampato in off-set ad un solo colore; virato al rosso, però, rispetto al solito nero. Cambia, e tanto invece, la linea: spazio esclusivo alla parola, per un’avventura che si addentra nella letteratura d’arte grazie al contributo di Steve Piccolo e John Lurie. Jazzista e basta il primo, jazzista e attore il secondo (lo ricordiamo con Tom Waits e Roberto benigni in Down by law): latori, in tandem, del progetto si scrittura creativa “Memory Dump”, quaranta pagine di racconti affidate in esclusiva a E il topo. Versione re-birth.

– Francesco Sala

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