L’orologio di ghiaccio di Olafur Eliasson sbarca a Londra

Ci restano soltanto 12 anni per provare a ridurre i tragici effetti del riscaldamento globale. Olafur Eliasson, da sempre impegnato su temi ecologici, porta a Londra un orologio di ghiaccio per ricordarcelo. In attesa della sua personale alla Tate Modern che aprirà a metà del 2019

Una grande installazione dedicata al tema del riscaldamento globale. L’ha realizzata l’islandese Olafur Eliasson (1967) sulle rive del Tamigi, giusto di fronte alla Tate Modern, dove resterà, giorno più giorno meno, fino al 21 dicembre. Ossia fino a quanto i 24 blocchi di ghiaccio che la compongono, che provengono da un fiordo della Groenlandia, non si saranno sciolti completamente. Una seconda parte dell’installazione, più piccola, formata da 6 blocchi di ghiaccio, è stata collocata nel centro della City, fuori dagli uffici europei di Bloomberg.
L’opera, che gira il mondo in diverse versioni sin dal 2014, è frutto della collaborazione tra Eliasson e il geologo Minik Rosing (con il supporto economico di Bloomberg Philanthropies) e debutta proprio oggi, 11 dicembre, per coincidere con l’apertura dei lavori di COP24, conferenza sul climate change in programma a Katowice, in Polonia, il primo grande incontro dopo l’allarmante report pubblicato dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) lo scorso 8 ottobre. Quello in cui si stabiliva una deadline molto precisa (e piuttosto vicina) per la riduzione delle emissioni dannose per l’atmosfera: i prossimi 12 anni.

www.icewatchlondon.com

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Redazione

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