A New York Refik Anadol rilegge la storia dell’arte con l’AI

Duecento anni di storia dell’arte “interpretati” dall’intelligenza artificiale. È quanto succede nella mostra di Refik Anadol al MoMA di New York

In Italia si fa un gran parlare di utilizzo dell’AI, della sua novità, dei suoi presunti o reali pericoli, e qualche sperimentazione in campo artistico è pure in corso. Poi arrivi al MoMA di New York e l‘intelligenza artificiale te la trovi sbattuta in faccia senza tante precauzioni. La prima reazione è disorientante: nella Gund Lobby al piano terra, in prossimità della biglietteria, appare uno schermo di 10 per 10 metri dove Refik Anadol (Istanbul, 1985) ha previsto tre opere digitali che utilizzano l’AI per ripensare 200 anni di arte dalla collezione permanente del MoMA.
Anadol ha creato in questo modo una riflessione senza precedenti, intersecando tecnologia e arte. E Paola Antonelli, Senior Curator, Department of Architecture and Design and Director, Research and Development, la presenta come una scelta dettata da un intento preciso:
Il MoMA sottolinea il suo sostegno agli artisti che sperimentano le nuove tecnologie come strumenti per espandere il loro vocabolario, il loro impatto e la loro capacità di aiutare la società a comprendere e gestire il cambiamento”.

Installation view of Refik Anadol Unsupervised, The Museum of Modern Art, New York © 2023 The Museum of Modern Art. Photo Robert Gerhardt

Installation view of Refik Anadol Unsupervised, The Museum of Modern Art, New York © 2023 The Museum of Modern Art. Photo Robert Gerhardt

LA MOSTRA DI REFIK ANADOL A NEW YORK

La poetica di Anadol guarda alla creatività possibile nell’intersezione tra uomo e macchina. I dati che ci circondano li considera materiale grezzo da far elaborare a una mente computerizzata. Anadol offre visualizzazioni radicali ed espande in questo modo le possibilità delle arti, dell’architettura, della narrativa e del corpo in movimento. Sculture di dati AI site specific, performance audiovisive live e installazioni ambientali incoraggiano a ripensare il possibile coinvolgimento tra il mondo fisico e le reti decentralizzate, esperienza collettiva e potenziale creativo delle macchine.
In particolare il progetto per il MoMA risulta contro-indicatore. Sposta l’attenzione dall’utilizzo dell’AI come strumento per classificare e generare rappresentazioni realistiche del mondo a quello di mezzo per esplorare sogni, allucinazioni e irrazionalità, proponendo una comprensione alternativa del fare arte. È insomma il lavoro visionario.

STORIA DELL’ARTE E AI SECONDO ANADOL

Nel 2021 Anadol ha presentato una mostra online sulla piattaforma digitale Feral File, per la quale ha addestrato un sofisticato modello di apprendimento automatico capace di interpretare i dati visivi disponibili al pubblico della collezione del MoMA. Ne ha ottenuto un software che genera in tempo reale nuove immagini mentre il suo apprendimento automatico “cammina” attraverso la collezione del MoMA, reinventandone la traiettoria, rendendo omaggio alla sua storia dell’arte moderna e sognandone il futuro.
Per aumentare l’accessibilità a quelle opere, che rimangono tutte visibili pubblicamente e in modo permanente su Feral File, l’artista le ha rilasciate come NFT durante un’asta online dal vivo in occasione del lancio della mostra.

Aldo Premoli

New York // fino al 15 aprile 2023
Refik Anadol: Unsupervised
MOMA
11 West 53 Street
https://www.moma.org

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Aldo Premoli

Aldo Premoli

Milanese di nascita, dopo un lungo periodo trascorso in Sicilia ora risiede a Cernobbio. Lunghi periodi li trascorre a New York, dove lavorano i suoi figli. Tra il 1989 e il 2000 dirige “L’Uomo Vogue”. Nel 2001 fonda Apstudio e…

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