Animal Crossing: All Mine. Videogioco, cinema e capitalismo

Un focus sul cortometraggio girato all’interno di Animal Crossing: New Horizons, il videogioco diventato famosissimo durante il lockdown.

Come parte della rassegna VRAL, supplemento online al Milan Machinima Festival, è disponibile in streaming Animal Crossing: All Mine dell’artista americano Brent Watanabe, cortometraggio sul consumismo girato all’interno del videogioco Animal Crossing: New Horizons per la console Nintendo Switch.
In Animal Crossing: New Horizons, diventato uno dei videogiochi più popolari durante il lockdown, iniziamo una nuova vita su una piccola e remota isola insieme a tanti animaletti antropomorfi. Ammobiliamo la nostra casa, personalizziamo il nostro guardaroba, costruiamo o acquistiamo nuovi oggetti e modifichiamo persino la geografia del territorio. Animal Crossing: New Horizons è stato più volte descritto come un tipico caso di gioiosa riproduzione videoludica delle pratiche della società capitalista, del lavoro e della cultura colonialista: per ottenere ed espandere la nostra casa dobbiamo contrarre debiti con il tanuki Tom Nook, per ripagare il debito e fare compere siamo costretti a una serie di ripetitive e meccaniche attività, per costruire nuovi oggetti estraiamo risorse dal territorio arrivando a depredare e devastare altre isolette deserte, soprattutto nelle fasi iniziali quando abbiamo più bisogno di materiali… E tutto questo per la gioia dell’accumulo di oggetti digitali.

LA STORIA DI ANIMAL CROSSING: ALL MINE

In Animal Crossing: All Mine l’avatar di Watanabe ci mostra la sua isola all’interno di Animal Crossing: New Horizons. Le funzioni di personalizzazione, che, nelle intenzioni di chi ha realizzato il gioco, dovevano aiutarci a costruire un luogo idilliaco, sono state sfruttate per mettere su una specie di discarica a cielo aperto dove l’artista ha accumulato tutto ciò che è riuscito a trovare, acquistare e costruire all’interno di Animal Crossing: New Horizons.
Ci sono fusti di materiali tossici sulla spiaggia e lussuosi WC d’oro massiccio, frammenti di ring di pugilato e attrezzi per la palestra, enormi scheletri di dinosauri ed eleganti mobili in legno.
Portando all’estremo il collezionismo incoraggiato dal videogioco, Animal Crossing: All Mine investiga sia la glorificazione del consumismo all’interno di Animal Crossing: New Horizons sia il rapporto dell’artista stesso con tale consumo e con le sue conseguenze. È indicativa, in tale senso, l’ossessiva riproduzione di oggetti di scarto, di rifiuti, che in Animal Crossing: New Horizons non rappresentano (solitamente) uno degli stadi finali della vita di un oggetto ma l’ennesimo modello tridimensionale e decorativo posizionabile a piacere sulla propria isola. Nella rappresentazione consolatoria del consumismo all’interno del videogioco, insomma, il rifiuto non ha la funzione di rifiuto, ma Watanabe lo posiziona volontariamente nella scena per richiamare e ricordare (e ricordarsi?) il progressivo deterioramento dell’oggetto reale e le problematiche che tale deterioramento porta con sé.

Animal Crossing: New Horizons è stato più volte descritto come un tipico caso di gioiosa riproduzione videoludica delle pratiche della società capitalista, del lavoro e della cultura colonialista”.

Animal Crossing: All Mine è un ottimo esempio della complessità dei contenuti che possono essere espressi dal machinima, il cinema girato all’interno di videogiochi o realizzato con strumenti originariamente pensati per il loro sviluppo. C’è un software usato per uno scopo diverso da quello originale (ma con una perfetta comprensione di quali fossero tali scopi), una meditazione sull’origine delle meccaniche di gioco usate e, tra le righe, ci sono domande sul nostro rapporto con i processi reali che sono stati rappresentati dal software e sul nostro rapporto con il software stesso. Domande sulle necessità che vengono soddisfatte, soprattutto in questo momento storico, da un simile fittizio e giocoso ciclo di produzione e consumo.
Animal Crossing: All Mine è disponibile gratuitamente in streaming sino al 1° ottobre 2020 nella sezione VRAL del sito del Milan Machinima Festival. Lì troverete anche un’intervista a Watanabe condotta da Matteo Bittanti, curatore di VRAL, direttore artistico del Milan Machinima Festival e coordinatore del Master of Arts in Game Design nell’Università IULM.

Matteo Lupetti

https://milanmachinimafestival.org/vral-screening

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Matteo Lupetti

Matteo Lupetti

Diplomato in Fumetto alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze nel 2010, gestisce il collettivo di fumettisti indipendenti Gravure e scrive di videogiochi per varie testate italiane ed estere. È diplomato in sommelerie all’interno dell’associazione FISAR ed è direttore artistico…

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