Al MAXXI di Roma la grande mostra sulle sinergie tra architetti e ingegneri

Oltre quaranta edifici iconici, realizzati dal Dopoguerra e oggi, per raccontare il rapporto tra architetti e ingegneri, e sottolineare così il valore del confronto tra arti e scienze. Ma la mostra a cura di Pippo Ciorra e Maristella Casciato apre anche una finestra sul futuro, coinvolgendo università e centri di ricerca

È di certo l’allestimento, che ha ripensato gli spazi della Galleria 4 per far posto al racconto delle grandi invenzioni nate dal binomio tra architettura e tecnica nel corso dell’ultimo secolo, uno dei punto di forza più evidente del progetto Technoscape, in scena dal primo ottobre al 10 aprile 2023 al MAXXI di Roma. Quello che non si vede, invece, è il lungo e ardimentoso lavoro intrapreso negli ultimi anni – con in mezzo una pandemia e tutti gli sconvolgimenti economici, ambientali, geopolitici del caso – per portare a termine l’idea germogliata nell’alveo della ricerca sull’architettura contemporanea promossa dal museo romano, sotto il nume tutelare di Zaha Hadid.

ARCHITETTURA E INGEGNERIA: ARTI E SCIENZA A CONFRONTO

Di più, la mostra dedicata alla “architettura dell’ingegneria” dopo 6 anni di lavoro (“la prima riunione? Era il 2016…”) dà forma a un tema – quello del proficuo incontro e scambio di informazioni tra discipline artistiche e scientifiche – su cui il MAXXI da tempo si è attivato non solo con l’attività espositiva, ma ancor prima con lo studio e il coinvolgimento di soggetti di formazione e ricerca terzi, peraltro coinvolti anche nella realizzazione di Technoscape. Alle parole del Direttore artistico del MAXXI Hou Hanru, che si mostra particolarmente soddisfatto “per il compimento di un progetto così ambizioso e a lungo atteso, frutto di una collaborazione internazionale più intensa del solito, proprio in un periodo di così grandi sfide sociali, economiche e geopolitiche”, fa eco Pippo Ciorra, curatore della mostra insieme a Maristella Casciato: “La tecnica è stata importante in tutta la storia della modernità, e oggi l’importanza dell’ingegneria si rinnova, perché permette di consolidare un’alleanza, quella tra scienza e arti, che è condizione necessaria per mantenere l’abitabilità del pianeta. Ci è piaciuta l’idea di portare alla luce un rimosso del mondo dell’architettura, perché se sono celebri alcune storie di collaborazione tra architetti e ingegneri, molte di più sono quelle sommerse”.

TECHNOSCAPE. LA MOSTRA AL MAXXI

Ci si è dunque concentrati su 42 edifici emblematici – lasciando volutamente fuori le infrastrutture, perché “è sugli edifici che più si apprezza lo scontro tra il genio creativo e ribelle dell’architetto e la capacità produttiva dell’ingegnere”, sottolinea Ciorra – che potessero illustrare il passato e il presente dell’intelligenza tecnica e strutturale applicata alla progettazione architettonica. Senza dimenticare di guardare al futuro, e alle potenzialità degli strumenti digitali, coinvolgendo sette scuole e centri di ricerca internazionali (l’ETH di Zurigo, l’Università di Stoccarda, la Technische Universitat di Berlino, l’Universitat fur angewandte Kunst di Vienna, il MIT di Boston, la Guy Nordenson di Princeton, l’Eucentre di Pavia) impegnati a esplorare il futuro dell’ingegneria: “Cos’è l’ingegneria oggi e dove sta andando? La sezione dedicata alle sette installazioni suggerisce nuovi modi di tessere il cemento armato, indaga le potenzialità della robotica, espone nuovi materiali naturali”, spiega ancora Ciorra “Le università coinvolte ci hanno aiutato a connetterci col presente e a guardare al futuro. Ci sono momenti storici in cui architettura e ingegneria collaborano di più: è stato così all’inizio della modernità, ora, davanti a nuove sfide, abbiamo bisogno di pensare a una nuova modernità”.

STORIE DI GRANDI ARCHITETTI E INGEGNERI

Si parte però dal racconto di quel che è stato, cominciando dalle premesse poste da edifici-icona come il Palazzetto dello Sport di Nervi a Roma, la Multihalle olimpica di Frei Otto e il Beauborg di Parigi, per poi spaziare dall’Opera House di Sydney di Ove Arup alla Hall of Nations di Mahendra Raj a Delhi, al mercato di Beda Amuli a Dar Es Salaam, superando il rischio di fare una storia dell’architettura occidentale che non tenga conto di quanto di straordinario è stato creato nel mondo. Così vengono alla luce collaborazioni esemplari – per quanto spesso contrastate – tra progettisti strutturali e maestri dell’architettura di prima grandezza, dal Dopoguerra a oggi, evocate con l’ausilio di disegni, modelli, documenti d’archivio, video, fotografie d’autore. L’elenco dei nomi eccellenti è nutrito: Renzo Piano, nella sua collaborazione con Guy Nordenson per l’ampliamento del Kimbell Art Museum in Texas; Frank Lloyd Wright con Jaroslav Polivka; Norman Foster e Rem Koolhaas, entrambi a confronto con Ove Arup, rispettivamente per l’HSBC di Hong Kong e per il CCTV di Pechino. E ancora Le Corbusier, Toyo Ito, Zaha Hadid, Kengo Kuma. Non c’è un ordine cronologico a scandire il percorso, ma una suddivisione in otto temi – dai gusci sottili ai volumi sospesi, a cupole ed edifici alti – gestita con efficacia attraverso l’allestimento curato da Silvia La Pergola. Il catalogo, doppia edizione italiano e inglese, è curato da Forma e costruito come un atlante, con studi tecnici sui materiali ed excursus storici che si uniscono ai saggi dei curatori. Mentre al MAXXI un ciclo di lectio magistralis, dibattiti e lezioni divulgative contribuirà ad approfondire il legame tra architettura e ingegneria, dalle applicazioni strutturali del XX secolo all’impatto delle nuove tecnologie nel presente.

IL FOCUS SU SERGIO MUSMECI, INGEGNERE VISIONARIO

Il primo approfondimento, però, si materializza con il focus che accompagna l’esposizione, concentrandosi sulla figura di un ingegnere visionario, insolitamente – e profondamente – appassionato alla forma. Sergio Musmeci (1926-1981) fu grande progettista di architetture mai viste prima e teorico prolifico, con grandi abilità matematiche, ma anche un’instancabile creatività, volta a concepire “forme strutturali e risolutive di problemi irrisolti che fossero inedite”, spiega Tullia Iori, curatrice della mostra inGenio. Idee visionarie dall’Archivio di Sergio Musmeci (fino al 10 aprile 2023). Il progetto nasce dall’esame di uno dei primi archivi entrati nelle collezioni del MAXXI, che con l’occasione si è provveduto a inventariare, non senza sorprese. In mostra confluiscono schizzi, documenti, modelli dei progetti più innovativi di Musmeci; si è scelto di selezionare solo i progetti non realizzati (c’è anche il progetto del ’69 per il ponte sullo Stretto di Messina), fatta eccezione per il ponte sul Basento, a Potenza.

Livia Montagnoli

https://www.maxxi.art/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati