La ricostruzione del Libano passa anche dalla scuola. Intervista all’architetto Karim Nader

Il 4 agosto 2020 una violenta esplosione ha devastato l’area del porto di Beirut e molti quartieri della città. Numerosi gli edifici scolastici coinvolti. Gli architetti Karim Nader e Ivana Nestorovic si stanno occupando del recupero di dieci scuole pubbliche nella zona ovest della capitale libanese. Ecco come.

A otto mesi dall’esplosione nel porto di Beirut, che ha danneggiato diversi quartieri della città, si vedono i primi concreti segnali di rinascita: dieci scuole stanno tornando agibili grazie a un progetto finanziato dall’Agenzia Svizzera per lo Sviluppo e la Cooperazione coordinato dall’architetto libanese Karim Nader, in collaborazione con la collega Ivana Nestorovic. Restano tuttavia molti i contrasti irrisolti nella capitale di un Paese in cui, ad aggravare una situazione già precaria, è sopraggiunta anche la recente ondata di profughi siriani. La mancata firma della convezione di Ginevra da parte del Libano (di cui però il mondo della cultura preferisce non parlare) impedisce di garantire adeguata e dignitosa assistenza a queste popolazioni. Un settore, quello dell’accoglienza, in cui anche l’architettura, se ben utilizzata attraverso programmi abitativi sociali, potrebbe portare un fattivo contributo.

Karim Nader Studio con Ivana Nestorovic, La scuola n°16 dopo il restauro. Photo Dia Mrad

Karim Nader Studio con Ivana Nestorovic, La scuola n°16 dopo il restauro. Photo Dia Mrad

INTERVISTA A KARIM NADER

Come è stato sviluppato il progetto del recupero delle scuole da un punto di vista tecnico?
Considerando che si trattava di lavori di ristrutturazione e consolidamento da eseguire in tempi brevi, abbiamo dovuto lavorare in una sorta di “stato di emergenza”. In primo luogo, sono state condotte rapide ricognizioni delle dieci scuole per valutarne lo stato di danneggiamento, dopodiché si è passati alla gara d’appalto e alla rapida selezione delle ditte appaltatrici. Una volta terminata la fase burocratica, i lavori sono iniziati immediatamente e sono stati completati, per quanto riguarda la prima fase, nell’arco di tre mesi.

Sono state adottate anche particolari soluzioni in nome di efficientamento energetico?
In tutte quelle situazioni in cui è stato possibile, abbiamo intrapreso azioni di miglioramento, tra cui telai in alluminio o vetri più spessi; nella seconda fase abbiamo ampliato il campo di applicazione e abbiamo incluso serre per l’agricoltura sociale urbana, pareti artistiche destinate a un approccio partecipativo, oltre a diverse migliorie ambientali come la rimozione di eventuali pannelli di amianto.

Quali sono i tempi per l’ultimazione del progetto?
I progetti sono stati pianificati per essere realizzati in un arco di sei mesi, un tempo che include il coordinamento con i vari appaltatori e subappaltatori, e con i consulenti specializzati per il giardinaggio e gli aspetti più decorativi. Abbiamo seguito quotidianamente i cantieri, insieme con il personale delle varie scuole; inoltre abbiamo riferito settimanalmente agli esperti svizzeri.

La scuola è sicuramente un punto chiave per il progresso civile dei popoli. Sono stati avviati altri interventi simili in Libano, anche nelle zone colpite dalle distruzioni belliche?
Nel corso degli anni, c’è stato un continuo supporto locale e internazionale per la riparazione, riabilitazione, ristrutturazione e costruzione di nuove scuole pubbliche in tutte le aree del Libano. Nel 2015 siamo stati coinvolti nella ristrutturazione della scuola pubblica di Naqoura nel sud del Libano, un villaggio che era stato occupato. Il progetto è stato avviato da Bahr Loubnan, una ONG locale.

Karim Nader. Photo Marco Pinarelli

Karim Nader. Photo Marco Pinarelli

FARE ARCHITETTURA NEL LIBANO CONTEMPORANEO

Qual è la situazione a Beirut, non solo dopo il disastro del 4 agosto 2020, ma anche in conseguenza del delicato momento politico?
Viviamo in uno stato di totale incertezza. L’intero concetto di Paese deve essere reinventato. Il Libano è a una svolta cominciata il 17 ottobre 2019, con la “rivoluzione” che ha messo in discussione tutta la struttura governativa esistente e che in vari decenni è sempre rimasta immutata. Per molti versi questa è la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova, anche alla luce della pandemia da COVID-19 globale che sta ridefinendo gli assetti sociali in tutto il pianeta. Dovranno essere inventati nuovi modi di governare questo Libano multidimensionale (confessionale/etnico/culturale/ecc.), per farlo diventare alla fine un esempio di convivenza umana come non si è mai visto sulla Terra. La riparazione delle scuole avviene attraverso la beneficenza esterna, in questo caso dalla Svizzera. Se questo è un gesto apprezzabile, rimane però legato all’improvvisazione, in assenza di una governance adeguata. L’istruzione è sicuramente una variabile fondamentale per una migliore vita civile. Ma anche il sistema educativo è obsoleto. Possiamo aggiustare gli edifici ma dobbiamo anche instaurare un’educazione che sappia guardare alla creatività e alla libertà, ed è questo il cambiamento più profondo che deve essere fatto. Il futuro può essere certamente molto gioioso e luminoso. Occorrono volontà, impegno e un atteggiamento profondamente umano per attuare il cambiamento necessario.

Quale può essere il ruolo degli architetti e dell’architettura in Libano, per una ricostruzione materiale e morale del Paese?
Se dotato di un’adeguata infrastruttura legale, l’architetto libanese può passare da progetti privati o sponsorizzati a lavori pubblici in senso proprio, commissionati direttamente dal governo. Gli architetti possono sicuramente contribuire al rinnovamento del Paese in rovina, sia fisicamente sia soprattutto in termini di influenza sul processo decisionale, con particolare attenzione alla conservazione degli edifici storici, al miglioramento delle pratiche ecologiche e a una rinnovata enfasi sulla necessità di creare lo spazio pubblico.

Karim Nader Studio con Ivana Nestorovic, La scuola n°60 dopo il restauro. Photo Dia Mrad

Karim Nader Studio con Ivana Nestorovic, La scuola n°60 dopo il restauro. Photo Dia Mrad

Il suo ultimo libro, For a Novel Architecture, ripercorre i primi vent’anni della sua carriera. Quali identificherebbe come aspetti fondamentali che hanno caratterizzato i suoi progetti?
Lo scopo dell’architettura è quello di valorizzare, nel movimento nello spazio e dello spazio, la possibilità di vivere umanamente e poeticamente su questo pianeta. In quanto arte, l’architettura contribuisce al costante rinnovamento della spiritualità. In venti anni, ho sperimentato una pletora di possibili relazioni umane all’interno di vari tipi di progetti. Se il Libano è un luogo non convenzionale per lavorare, in assenza di un adeguato sostegno pubblico e istituzionale, questo caos è però anche una grande scuola in sé, per imparare ad avere le tue regole morali, la tua visione e, oserei dire, a trovare il tuo ideale.

Niccolò Lucarelli

www.karimnader.com

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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