Apre a New York il Centro museale che celebra il movimento LGBTQ+ nello storico Stonewall Inn

Il 28 giugno del 1969, i cosiddetti Moti di Stonewall opponevano la comunità omosessuale di New York alla polizia che aveva fatto irruzione nel bar gay più celebre del Village. Al suo interno nasce il centro che ne ripercorre la storia e darà spazio a mostre di artisti queer e trans

Al numero 53 di Cristopher Street, nel Greenwich Village di Manhattan, è tutto pronto per l’inaugurazione dello Stonewall National Monument Visitor Center. Data e luogo non sono casuali. Nella New York degli Anni Trenta, in pieno Proibizionismo, lo Stonewall Inn era un bar dalla reputazione sospetta, ricavato all’interno di un edificio ottocentesco, negli spazi di vecchie scuderie per cavalli: uno speakeasy tra i numerosi che proliferarono in città per aggirare il divieto di vendere e consumare alcol, lontano da occhi indiscreti.

Mark Segal arrestato durante i Moti di Stonewall
Mark Segal arrestato durante i Moti di Stonewall

La storia del bar Stonewall Inn al Greenwich Village

Nel 1967, con la nuova proprietà di un gruppo associato alla cosca dei Genovese, lo Stonewall divenne un bar gay: uno dei primi, a New York, a consentire effusioni tra omosessuali in pubblico, in anni ancora molto tormentati per la comunità LGBT.
Non a caso, proprio dal 53 di Cristopher Street si fa discendere l’origine della lotta per la rivendicazione dei diritti LGBT negli Stati Uniti: il 28 giugno del 1969, quando la polizia fece irruzione nel locale con l’intenzione di chiuderlo a fronte dello smercio di alcolici senza licenza, la comunità gay si coalizzò per impedirlo, dando origine ai cosiddetti “Moti di Stonewall”.

Stonewall National Monument Visitor Center, New York
Stonewall National Monument Visitor Center, New York

I Moti di Stonewall e la nascita del movimento LGBTQ+

Gli scontri si protrassero per giorni, causando morti e feriti; i dimostranti contestavano un sistema legislativo ancora fortemente anti-omosessuale, forti di un movimento diffuso e sempre più organizzato che in quel periodo iniziava a far sentire la propria voce in tutti gli Stati Uniti. E la rivolta di Stonewall, che catalizzò un intero quartiere e ottenne il sostegno di artisti e intellettuali americani, ebbe un’eco tale da imporsi come evento seminale per le successive battaglie del Fronte di Liberazione Gay e della comunità LGBTQ+ in senso più ampio. Non a caso il Mese dell’Orgoglio LGBT (Pride Month) si celebra ogni anno per l’intero mese di giugno (la prima parata, a New York, si tenne nel primo anniversario dei moti di Stonewall).

Lo Stonewall Inn diventa museo e spazio espositivo

La storia dello Stonewall Inn, in realtà, procedette inizialmente in altra direzione: poco dopo la rivolta, l’attività commerciale cessò. Solo negli Anni Novanta il bar riaprì come New Jimmy’s, per riacquistare nel giro di pochi anni il nome di Stonewall. Nel frattempo, il luogo è diventato destinazione turistica, e nel 2016 è stato dichiarato dall’ex Presidente Barack Obama Monumento Nazionale, il primo negli Stati Uniti a omaggiare la comunità LGBTQIA+. Negli ultimi due anni (e un investimento di oltre 3 milioni di dollari), dunque, il National Park Service ha lavorato in accordo con il Pride Live per aprire un Centro per i Visitatori che possa proporre un percorso museale sulla storia del luogo, e insieme raccontare i valori del movimento LGBTQ+ attraverso arte e design. Il Centro inaugura il 28 giugno 2024 – nel 55esimo anniversario dei Moti – al 51 di Christopher Street, accanto e in continuità con il locale storico: all’interno, un allestimento a parete ripercorre i momenti salienti dei Moti di Stonewall attraverso foto e testi; i visitatori potranno anche partecipare a tour virtuali per approfondire il tema. Ma lo spazio si propone anche come centro culturale ed espositivo tout court, con l’obiettivo di ospitare conferenze e spettacoli teatrali, oltre alle mostre di giovani artisti queer e trans, le cui opere saranno esposte a rotazione secondo una programmazione ancora in via di definizione, che contemplerà anche mostre di design degli allievi della Parsons School. Le proiezioni di film e documentari si terranno invece nello spazio che fu della pista da ballo nel locale degli Anni Sessanta, di cui sono state ricreate parti dei soffitti originali, per evocare l’atmosfera di un tempo (c’è anche una replica del jukebox 1967 Rowe AMI, presente nel ’69 nel locale).
Nel frattempo anche la municipalità di New York si sta muovendo per commemorare l’evento: presto, la stazione della metropolitana Christopher Street-Sheridan Square, al Greenwich Village, cambierà nome in Christopher Street-Stonewall National Monument Station. Una conferma ulteriore della volontà di celebrare la nascita del movimento LGBTQ+.

Livia Montagnoli

www.stonewallvisitorcenter.org/

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