Uno Scarabeo in copertina. La nuova cover di Artribune Magazine

Nuova tappa della collaborazione fra Artribune e gli studenti di IED. Stavolta a finire in copertina è il progetto di un gruppo di allievi di IED Roma, che qui descrivono il lavoro nei dettagli

Il mondo ospita prospettive infinite e racchiude nella diversità la sua ricchezza.
[…] Pensare di limitare il tutto a una singola concezione, funzione, definizione, al contrario, porta a una staticità sterile. Per questo ‘uno non è abbastanza’, in ogni sua accezione”.
Questo il concept dichiarato dagli studenti di IED Roma: Chiara Frustaci, Clara Ninno, Elisa Chiera, Federico Orsaria, Luca Giovannetti, Marco Chiarelli, Matteo De Rosa, del corso Triennale di Video Design, e da Gianfilippo Fibraroli, Luca Prestigiacomo e Tommaso Brancato del corso Triennale di Sound Design, che hanno contribuito alla tesi interdisciplinare Intelligenza Collettiva per Contemporary Cluster – Palazzo Brancaccio.
Partendo dal brief di tesi hanno deciso di trasmettere, con lo stile del fashion film, l’universo immaginativo del Contemporary Cluster e i valori principali sui quali esso si basa: una visione dell’arte libera da schemi, che si nutre di continue influenze, rendendo “commistione” la parola chiave.
Hanno così sviluppato il progetto di tesi nella serie di corti One Is Not Enough. La copertina proposta per Artribune è tratta dal primo di questa serie: il manifesto.
Un’inquadratura a pioggia su una tavola di Scarabeo, un voice over recita il manifesto, nel mentre delle mani, attraverso le tessere del gioco, vanno a comporre alcune parole chiave del concept. Inizialmente verrà seguita la logica del gioco per poi reinventarla attraverso il ribaltamento della prospettiva”.
Secondo la stessa logica, la copertina di Artribune può essere fruita da più prospettive.

C. Frustaci, C. Ninno, E. Chiera, F. Orsaria, L. Giovannetti, M. Chiarelli, M. De Rosa – G. Fibraroli, L. Prestigiacomo e T. Brancato, One is not enough, 2022. Backstage del progetto di Tesi in Video Design e Sound Design. Courtesy IED – Istituto Europeo di Design

C. Frustaci, C. Ninno, E. Chiera, F. Orsaria, L. Giovannetti, M. Chiarelli, M. De Rosa – G. Fibraroli, L. Prestigiacomo e T. Brancato, One is not enough, 2022. Backstage del progetto di Tesi in Video Design e Sound Design. Courtesy IED – Istituto Europeo di Design

INTERVISTA AGLI STUDENTI DI IED ROMA

Da qualche anno IED affida alcuni progetti di tesi a gruppi di lavoro di diverse discipline che lavorano su un unico briefing. Abbiamo notato come la contaminazione e i diversi punti di vista generino risultati significativamente più profondi e complessi che non i progetti gestiti da team ridotti. Allo stesso tempo, in un progetto multidisciplinare aumenta la complessità nella gestione.
Come ha funzionato la relazione con Contemporary Cluster? Come avete ricevuto il brief? Come vi siete confrontati con gli altri gruppi di lavoro?
Il brief ci è stato presentato in fase di scelta del percorso di tesi sotto forma di documento. È stato poi approfondito attraverso degli incontri col committente che si sono svolti nella fase iniziale del progetto negli spazi del Contemporary Cluster. Questa relazione ci è servita da incipit per la creazione del progetto che si è successivamente evoluto con il distaccamento dalla galleria. Il confronto con gli altri gruppi di lavoro è avvenuto principalmente tra le mura dello IED attraverso varie riunioni che ci hanno permesso di rimanere sulla stessa linea e di creare un progetto multidisciplinare che unisse i vari dipartimenti.

Così come il progetto complessivo è multidisciplinare, allo stesso tempo ogni video contiene elementi e linguaggi che rimandano a diverse discipline creative: la moda, il design di interni, la comunicazione visiva. Quanto è stata importante la contaminazione nel vostro lavoro?
La contaminazione è stata fin da subito punto cardine del nostro progetto. Avendo avuto l’opportunità di collaborare con diversi dipartimenti abbiamo fatto esperienza dell’importanza di essa in ambito artistico.
Grazie a continui scambi creativi sia interni che esterni al gruppo abbiamo dato vita a One Is Not Enough, un progetto dove la comunicazione tra reparti si è rivelata indispensabile per far sì che le nostre idee si arricchissero e prendessero vita.

C. Frustaci, C. Ninno, E. Chiera, F. Orsaria, L. Giovannetti, M. Chiarelli, M. De Rosa – G. Fibraroli, L. Prestigiacomo e T. Brancato, One is not enough, 2022. Backstage del progetto di Tesi in Video Design e Sound Design. Courtesy IED – Istituto Europeo di Design

C. Frustaci, C. Ninno, E. Chiera, F. Orsaria, L. Giovannetti, M. Chiarelli, M. De Rosa – G. Fibraroli, L. Prestigiacomo e T. Brancato, One is not enough, 2022. Backstage del progetto di Tesi in Video Design e Sound Design. Courtesy IED – Istituto Europeo di Design

Ogni video è il frutto del lavoro di diverse professionalità, al vostro interno come avete lavorato per dividervi i ruoli? Come ha funzionato la relazione con i sound designer?
Abbiamo sviluppato il concept come gruppo creativo e insieme abbiamo delineato i confini del mondo che volevamo raccontare. Entrando nella parte più pratica del progetto, abbiamo suddiviso i ruoli rispettando le competenze e le capacità di ognuno. Questo ha permesso a ciascuno di noi di valorizzare il progetto attraverso il proprio punto di vista. La collaborazione con i sound designer si è basata su un continuo scambio di spunti e reference sonore che hanno creato una fusione tra l’immaginario dei registi e le idee dei sound designer.

Come siete arrivati al tema della ricchezza generata dai diversi punti di vista? Quanto ha influito il briefing ricevuto e quanto invece le vostre riflessioni?
Il brief è stato sicuramente il punto di partenza del nostro percorso. Interpretando lo sguardo di Contemporary Cluster abbiamo voluto indagare la questione della contaminazione all’interno del mondo dell’arte. È proprio da questa riflessione che siamo giunti al concetto “uno non è abbastanza”. L’arte come sinonimo di vita si nutre di influenze e, scardinando barriere e convenzioni, trova continuamente nuove forme di espressione. Abbiamo quindi applicato questa visione in maniera universale, celebrando simbolicamente un mondo che attraverso questi principi apre le porte a nuove realtà, arricchendosi in infiniti modi.

C. Frustaci, C. Ninno, E. Chiera, F. Orsaria, L. Giovannetti, M. Chiarelli, M. De Rosa – G. Fibraroli, L. Prestigiacomo e T. Brancato, One is not enough, 2022. Backstage del progetto di Tesi in Video Design e Sound Design. Courtesy IED – Istituto Europeo di Design

C. Frustaci, C. Ninno, E. Chiera, F. Orsaria, L. Giovannetti, M. Chiarelli, M. De Rosa – G. Fibraroli, L. Prestigiacomo e T. Brancato, One is not enough, 2022. Backstage del progetto di Tesi in Video Design e Sound Design. Courtesy IED – Istituto Europeo di Design

La metafora è l’espediente narrativo che avete scelto per comunicare questo messaggio ed è molto efficace perché fa leva sulla componente emozionale e sull’effetto sorpresa. Avete esplorato delle alternative o siete stati subito d’accordo sulla direzione in cui procedere?
Fin dall’inizio abbiamo sentito la necessità di adottare un linguaggio comune per quanto riguarda la narrazione di ogni episodio. Abbiamo creato quindi un format che unisse i diversi film tramite una coerenza visiva e che, allo stesso tempo, esaltasse l’unicità stilistica di ognuno di noi.
La metafora si è rivelata lo strumento più efficace per trasmettere un concetto così trasversale in un’unica scena. L’effetto sorpresa è stato il nostro vero e proprio aggancio con lo spettatore e ci ha permesso in pochi secondi e in poche inquadrature di costruire una narrazione funzionale al messaggio.

https://www.ied.it/fragile-surface-ied-x-artribune

Copertina pubblicata su Artribune Magazine #70

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