Dinosauri, tempo ed elettricità. La mostra di Vibeke Mascini a Milano

È un faccia a faccia con il lavoro di Arnaldo Pomodoro la mostra di Vibeke Mascini nella Fondazione intitolata allo storico artista. Tra impronte di dinosauro ed elettricità ricavata dai corpi delle balene spiaggiate, ci siamo fatti raccontare il progetto

In occasione del secondo appuntamento annuale di Project Room, la Fondazione Arnaldo Pomodoro ospita Rendezvus, progetto inedito che Vibeke Mascini (L’Aia, 1989) ha ideato appositamente per gli spazi della Fondazione. Mascini mette in relazione le sue ricerche e la sua esperienza con la pratica di Arnaldo Pomodoro, realizzando installazioni complesse, che attingono da varie discipline e fanno perno sull’idea di tempo, fra epoche e identità diverse. Contribuiscono alla riuscita del progetto anche le scansioni 3D di porzioni di impronte di dinosauri realizzate in collaborazione con il MUSE – Museo delle Scienze di Trento.
La mostra, a cura di Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone, sarà visitabile dal 28 settembre e sottolinea l’interesse della Fondazione nei confronti delle assonanze tra temi e interessi di ricerca delle nuove generazioni e quelli che hanno caratterizzato il percorso artistico di Arnaldo Pomodoro.

Vibeke Mascini. Photo credits Verena Blok

Vibeke Mascini. Photo credits Verena Blok

INTERVISTA A VIBEKE MASCINI

Quanto ha influito l’esperienza al MUSE di Trento nella realizzazione di Rendezvous?
La mia esperienza al MUSE aveva una natura esclusivamente digitale. Incontrare lo straordinario Massimo Bernardi in video call, percorrere il deposito del MUSE attraverso le fotografie e navigare nel paesaggio attorno alla città di Trento grazie alle scansioni 3D è stata un’esperienza incredibile. Rendezvous è stata profondamente plasmata sulla base di questi selvaggi salti nel tempo e nello spazio.

Quali sono le ricerche teoriche o gli studi alla base del tuo lavoro?
Il mio lavoro si basa più su una ricerca poetica che teoretica, più influenzata dall’esperienza, dai conflitti e dal gioco piuttosto che delle ipotesi.

Che ruolo dai al tempo nella tua pratica artistica?
Mi piace lavorare con il tempo a mia disposizione in modo da non aver bisogno di un semplice pensiero per far accendere subito la magia. Il mio partner dice sempre che un’opera deve diventare sempre più intelligente del suo autore. Sono completamente d’accordo e penso che il tempo sia essenziale in questo processo.

Come sei arrivata all’utilizzo dell’elettricità quale strumento attivo di realizzazione di opere d’arte? È stato in occasione di Project Room o era un mezzo che usavi già prima?
L’elettricità è sempre stata un elemento centrale nel mio lavoro da molti anni ormai. È iniziato tutto quando ho imparato che l’elettricità può essere generata dalla combustione dei resti delle balene spiaggiate. Da allora, a guidare il mio lavoro è stata l’alchimia del processo di distruzione e rigenerazione che segna le infrastrutture elettriche. Questo mi ha portato a lavorare con differenti fonti da cui sfruttare l’elettricità, tra cui balene, cocaina sequestrata, lo scioglimento dei ghiacciai e resti umani. Ciascuno di questi metodi è stata fonte di ispirazione per la realizzazione di diverse installazioni che orbitano attorno a una batteria e alla formulazione di una domanda: quali tracce rimangono in queste energie?

VIBEKE MASCINI E ARNALDO POMODORO

Come ti sei relazionata ad Arnaldo Pomodoro e alle sue opere? Hai trovato somiglianze e/o differenze rispetto ai tuoi lavori?
Siamo due artisti molto diversi in periodi diversi. Negli archivi della Fondazione Pomodoro mi sono imbattuta nella documentazione del suo metodo di lavoro. Come Arnaldo Pomodoro abbia lavorato minuziosamente su una forma negativa, di cui il mondo avrebbe finito per vedere solo un calco positivo, è stata una fonte di ispirazione per me. Il suo gioco tra la dimensione positiva e quella negativa, dove una sopravvive all’altra, mi ha portato a visitare il Museo di storia naturale di Milano, dove ho incontrato per la prima volta le itnospecie: i fossili relativi a quelli inclusi in Rendezvous.

Quanto è importante il pubblico in Rendezvous?
Rendezvous segna l’incontro di tre passaggi, due dei quali sono impronte fossilizzate nello stesso paesaggio vicino a Trento in momenti diversi. La terza traccia ha un’altra temporalità: si tratta dell’effimera – ma allo stesso tempo molto presente – orma chimica del respiro del pubblico. Con l’utilizzo di un sensore a Co2, il respiro del visitatore viene registrato e trasferito all’acqua contenuta nei fossili che qui sono riuniti. In questo modo, le tre tracce da temporalità diverse si incontrano, mentre gli autori di “orme” abitano realtà lontane.

Per questa occasione le installazioni sono stare realizzate anche grazie all’aiuto di studiosi di altre discipline. In che misura ritieni necessaria questo tipo di collaborazione?
La ritengo completamente necessaria.

‒ Silvia Rossetti

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