Attilio Rossi, l’artista che portò la Guernica di Picasso a Milano

Nel 2023 si celebreranno i 70 anni dalla grande mostra di Picasso a Palazzo Reale. Tra miti e leggende metropolitane, facciamo un po' di chiarezza su come la Guernica riuscì ad arrivare in Italia

Attilio Rossi (Albairate, 1909 – Milano, 1994) può forse non essere una figura capitale della storia dell’arte, eppure ebbe un ruolo fondamentale nell’arrivo a Milano del capolavoro di Pablo Picasso, Guernica, ormai quasi settant’anni fa.
Siamo nel 1953, e Fernanda Wittgens, direttrice di Brera, assieme al suo collaboratore Franco Russoli e ad altre grandi personalità del mondo dell’arte, sta organizzando la mostra di Pablo Picasso al Palazzo Reale di Milano. La mostra, nelle intenzioni dei curatori, dovrebbe rappresentare ‒ a distanza di dieci anni dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale ‒la rinascita artistica e culturale della città. Si tratta della seconda tappa della mostra dopo Roma (dove ebbe luogo dal 5 maggio al 31 giugno 1953, organizzata da Lionello Venturi), e si cercano altre opere da aggiungere all’esposizione milanese. Un’opera da esporre è già pronta, si tratta del Massacro in Corea, che a Roma non fu esposta, causando una polemica: pare infatti che a non volerla in mostra, per non urtare la sensibilità degli alleati statunitensi, fosse stato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio in persona, Giulio Andreotti.
La mostra di Milano vuole essere molto più ambiziosa e completa, ma i giornali nazionali non sembrano essere interessati a dare pubblicità all’esposizione se non risultano novità di rilievo tra le opere esposte. Si cerca così di convincere Picasso a esporre Guernica, allora in deposito al Museum of Modern Art di New York, ma le reazioni dell’artista catalano sono particolarmente fredde. Picasso infatti non voleva che l’opera tornasse in Europa, per paura che il governo franchista di Madrid rivendicasse diritti di proprietà su di essa, in quanto de facto erede dei beni della Seconda Repubblica Spagnola (1931-1939) cui l’opera venne donata nel 1937 per essere esposta nel padiglione spagnolo dell’Esposizione Universale di Parigi. Entra quindi in gioco un membro della commissione organizzatrice dell’esposizione: Attilio Rossi, artista e illustratore lombardo dalle eccellenti capacità diplomatiche.

Attilio Rossi Picasso Guernica settembre 1953 foto personale di Pablo Rossi

Attilio Rossi Picasso Guernica settembre 1953 foto personale di Pablo Rossi

ATTILIO ROSSI E PABLO PICASSO

Attilio Rossi era un grafico di grande successo, e venne incaricato di realizzare le locandine promozionali dell’esposizione milanese. Per di più aveva una conoscenza eccellente dello spagnolo, in quanto tra il 1935 e il 1950 risiedette in maniera perlopiù stabile in Argentina. Qui illustrò classici come il libro Buenos Aires en tinta china, poema di Rafael Alberti con introduzione di Jorge Luis Borges. Negli stessi anni, in Messico, ebbe modo di conoscere e collaborare anche con Diego Rivera e Frida Kahlo, ed espose le sue opere assieme a Lucio Fontana.
Nel 1942 nacque a Buenos Aires il figlio di Attilio, Pablo, che in seguito ebbe modo di scrivere un libretto da cui possiamo tracciare con dettaglio la vicenda dell’arrivo di Guernica a Milano. In Attilio Rossi e Pablo Picasso, come Guernica venne a Milano di Pablo Rossi, infatti, possiamo capire meglio i risvolti dell’intricata e intrigante vicenda. Nel 1939, all’indomani della fine della Guerra Civile Spagnola Pablo Neruda in Cile e Attilio Rossi in Argentina stanno cercando di aiutare gli intellettuali esuli politici spagnoli a stabilirsi in America Latina. In questo contesto, per simpatie politiche e unità di vedute, Attilio Rossi conosce Pablo Picasso, e nel dopoguerra i due hanno modo di stringere un’amicizia molto profonda e significativa.
Nel 1950 Attilio Rossi torna definitivamente a Milano, e qui partecipa al comitato organizzatore dell’esposizione del 1953 dell’amico Pablo Picasso a Palazzo Reale. Vista la reticenza dell’artista catalano a portare in Europa e a Milano Guernica, Attilio Rossi decide di tentare l’ultima carta e chiede a Fernanda Wittgens e Franco Russoli il permesso di andare a mediare con il genio catalano, recandosi all’inizio di settembre 1953 di persona a casa sua a Vallauris, in Francia, dove allora risiedeva assieme a Françoise Gilot. Rossi prima di partire si assicurò che l’Italia non avrebbe mai accettato la richiesta di restituzione del Guernica da parte del governo franchista di Madrid.
Rossi, secondo il racconto del figlio Pablo, viene accolto cordialmente dall’artista e dalla compagna, e passano il giorno parlando di amicizie comuni, tendenze pittoriche e letterarie. A fine giornata, a seguito dei ripetuti dinieghi dell’artista alle richieste di esporre a Milano il suo capolavoro, Attilio Rossi estrae da una cartelletta alcune foto della Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano, e ‒ conoscendo bene il suo interlocutore ‒ suggerisce al genio catalano di esporre la sua Guernica, il Massacro in Corea e le sue altre opere di denuncia della guerra nella Sala delle Cariatidi.
Ovviamente Rossi non indugia su dettagli che oggi riterremmo fondamentali, come il fatto che in realtà la Sala delle Cariatidi si trovava in uno stato relativamente buono dopo l’incendio seguito ai bombardamenti del 1953 che aveva portato al crollo della volta della sala, e che gran parte dei danni erano dovuti agli anni in cui i gessi e i materiali delicati di cui erano composte le quaranta statue di Callani e le balaustre erano stati esposti al freddo, alla neve e alle intemperie. Tra il 1943 e il 1945 la sala non ebbe neppure una volta provvisoria, e non ebbe una copertura completa se non nel 1947, rendendo ormai illeggibile il patrimonio artistico di una delle più grandiose realizzazioni del Piermarini.

Mostra Picasso Milano Copyright Mario Perotti Photo by Musee Picasso de Paris

Mostra Picasso Milano Copyright Mario Perotti Photo by Musee Picasso de Paris

PICASSO E LA SALA DELLE CARIATIDI A MILANO

Quando Picasso vede le immagini della sala dove sarebbe stata esposta l’opera, mette da parte le sue riserve e acconsente all’esposizione a Milano. Questo, va detto, è molto distante da quanto viene affermato di solito, e cioè che Picasso avrebbe scelto la Sala delle Cariatidi di persona per esporre la sua Guernica. Picasso ‒ per quanto è dato sapere ‒ non conosceva la Sala delle Cariatidi, né la considerava un “monumento a ricordo degli eventi bellici della Seconda Guerra Mondiale”, come vuole una certa retorica nostrana convinta che Picasso avrebbe visto nella Sala delle Cariatidi un superbo monito da consegnare ai posteri intatto nel suo stato di rudere bellico. Nonostante l’effetto che la vista delle immagini di Palazzo Reale possa avere suscitato nell’artista, non risulta dalle sue note (consultabili presso il Centro de Arte Reina Sofía di Madrid) alcuna riflessione relativa alla Sala delle Cariatidi di Milano in cui si denoti un interesse particolare per il valore intrinseco dell’ambiente.
Per Picasso, la Sala delle Cariatidi era semplicemente un rudere della Seconda Guerra Mondiale in attesa di restauro, utile quinta scenografica ideata da Attilio Rossi per esprimere l’orrore della guerra attraverso Guernica, il Massacro in Corea, Il carnaio e La guerra e la pace. Anzi, Picasso nelle sue note sembra più interessato alla metratura complessiva che non all’estetica della sala, tanto da segnare freddamente “un solo piano d’esposizione, sei stanze con quattro pareti di dieci metri, 248 metri d’esposizione”, e nulla più. Dunque, più che un entusiasmo da parte di Picasso per l’esposizione della sua Guernica alla Sala delle Cariatidi, si potrebbe più propriamente affermare, vista la documentazione, che l’opera dell’artista catalano venne generosamente concessa.

Opuscolo Mostra Milano 1953 Picasso 3 Biblioteca y Centro de Documentación, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía

Opuscolo Mostra Milano 1953 Picasso 3 Biblioteca y Centro de Documentación, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía

LA MOSTRA DI GUERNICA A MILANO

L’opera, d’altra parte, arrivò a Milano dopo ben tre settimane dall’apertura della mostra, il 5 ottobre, e rimase a Milano solo per poco più di un mese, fino al 14 novembre, ben prima della fine della mostra. Dei tre mesi di durata dell’esposizione (26 settembre-31 dicembre 1953), Guernica di Picasso fu concessa a Milano solo per poco più di un mese, un terzo del totale, tant’è vero che la Guernica neppure appare nei primi cataloghi dell’esposizione di Palazzo Reale. La mostra, comunque, venne considerata un successo: Picasso promise ad Attilio Rossi ben settanta opere, anche se poi per via dell’esiguità dello spazio espositivo di Milano le opere addizionali offerte dall’artista effettivamente in mostra furono una ventina. L’esposizione di Palazzo Reale di Milano poté così contare su ben 329 opere, contro le 248 di Roma.
Quando Attilio Rossi comunicò a Fernanda Wittgens e Franco Russoli che aveva ottenuto il nullaosta da parte di Picasso all’esposizione della Guernica a Palazzo Reale, il comitato organizzatore si affrettò ad avviare un restauro rapido con stuccatori e muratori per rendere “più presentabile” la Sala delle Cariatidi. Attilio Rossi dovette intervenire rapidamente per fermare i lavori, dato che il contesto delabré della Sala delle Cariatidi era stato proprio il valore aggiunto che aveva convinto Picasso a far arrivare l’opera a Milano, al di là del merito e delle cause che avevano portato la sala a quello stato di fatiscenza.
L’atmosfera della Sala delle Cariatidi con Guernica e le altre opere di denuncia di Picasso doveva essere effettivamente unica, ed è forse inimmaginabile oggi che, dopo i restauri del 2000, sono stati rimossi gli strati di fuliggine effettivamente dovuti all’incendio del 1943, una scelta che ha eliminato forse una delle poche se non l’unica traccia effettivamente riferibile alla guerra e non al degrado successivo.
L’intervento di Attilio Rossi dunque di fatto salvò la sala da un troppo frettoloso restauro e permise che l’ambiente fosse oggetto di un attento studio e un restauro assai prudente, che lascia socchiusa la porta a ogni possibilità futura a seconda dell’inevitabile evoluzione della sensibilità dominante. L’esposizione di Guernica all’interno dell’esposizione presso Palazzo Reale, di cui nel 2023 si celebrano i settant’anni, fu senza dubbio un punto di svolta per Milano, che riscoprì la sua vocazione di capitale culturale e artistica d’Italia, sempre attenta alle novità estetiche d’oltralpe. Un ruolo, quello di araldo della sensibilità estetica europea contemporanea, che oggi Milano sta forse trascurando troppo.

Thomas Emilio Villa

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