Bernard Arnault acquista la Casa Atellani e la Vigna di Leonardo a Milano

L’imprenditore francese, amministratore delegato di LVMH e grande collezionista d’arte, è il nuovo proprietario della dimora rinascimentale ristrutturata da Piero Portaluppi nel Novecento. Il Ministero della Cultura si muove per fare chiarezza e tutelare il patrimonio storico della città

Bernard Arnault è cofondatore, presidente e amministratore delegato del gruppo LVMH (ovvero Louis Vuitton, Fendi, Bulgari, Dior e mille altri brand). Segni particolari? Uomo più ricco del mondo (169.8 miliardi di euro di patrimonio sono bastati per scalzare Elon Musk e conquistare la vetta della classifica stilata da Forbes). Da qualche ora, l’imprenditore francese somma anche un’altra conquista alla sua fortuna, in qualità di nuovo proprietario della Casa degli Atellani di Milano, vigna di Leonardo compresa.

CHI È BERNARD ARNAULT. LA PASSIONE PER L’ARTE

Non certo un colpo di testa, considerando la fama di grande collezionista d’arte di monsieur Arnault, che in Francia si contende il ruolo di mecenate più illuminato del Paese con François Pinault. Il magnate del lusso a capo di LVMH, infatti, è stato il principale fautore della realizzazione della Fondazione Louis Vuitton, inaugurata nel 2014 a Parigi, e oggi centro espositivo di prima grandezza con la sua architettura ardita firmata da Frank O’ Gehry. Sempre per la città, all’indomani dell’incendio di Notre-Dame nel 2019, ha stanziato a nome del suo gruppo una donazione di 200 milioni di euro. E a più riprese ha coinvolto grandi artisti a collaborare con marchi di proprietà di LVMH. Ma rinomata è anche la sua collezione privata, che dal 2006 gli vale l’inclusione nella lista dei duecento migliori collezionisti al mondo di ARTnews. Alla fine di ottobre scorso, insistenti rumor di mercato avrebbero voluto Arnault e LVMH acquirenti delle gallerie Gagosian: notizia smentita qualche settimana fa da Larry Gagosian, che ha però configurato un nuovo consiglio di amministrazione, accogliendo nel board proprio Delphine Arnault, figlia di Bernard e direttrice di Louis Vuitton.

QUALE FUTURO PER LA CASA DEGLI ATELLANI?

A Milano, invece, l’acquisto della Casa degli Atellani è stato confermato senza se e senza ma, anche se resta riservata la cifra stanziata dall’imprenditore francese per garantirsi il passaggio di proprietà della storica dimora quattrocentesca affacciata su Corso Magenta, ristrutturata nel 1919 da Piero Portaluppi per conto di Ettore Conti, e – nuovamente – nel Dopoguerra per sanare i gravi danni causati dai bombardamenti del ’43. Negli ultimi anni Casa Atellani ha sommato una dimensione museale all’attività ricettiva operata nei cinque appartamenti vacanze ricavati negli ambienti della dimora. In occasione di Expo 2015, infatti, si è dato impulso alle ricerche sul vigneto che nel 1498 Lodovico il Moro donò a Leonardo da Vinci, mentre il pittore era all’opera sull’Ultima Cena, nell’adiacente refettorio di Santa Maria delle Grazie. Quel che resta del vigneto, nel giardino di Casa Atellani, è oggi fruibile dal pubblico previo acquisto di un biglietto d’ingresso, che garantisce l’accesso a un percorso museale allestito in collaborazione con la Fondazione Portaluppi e con la proprietà della villa. O meglio, con chi finora ha detenuto la proprietà di Casa Atellani, aprendola anche a eventi privati amati, non a caso, proprio dai grandi brand della moda. I piani di Arnault – che a Milano già possiede, dal 2013, la storica pasticceria Cova – sul futuro utilizzo di Casa Atellani non sono ancora noti ma fa ben sperare la sua indole da mecenate. Si è però già pronunciato sul passaggio di proprietà il Sottosegretario per la Cultura Lucia Borgonzoni: “Con gli Uffici del Ministero della Cultura stiamo ricostruendo la vicenda riportata dagli organi di stampa riguardante l’acquisto della Casa degli Atellani a Milano da parte dell’imprenditore francese Bernard Arnault. A oggi, risulta vincolata soltanto una parte dell’immobile, esclusa è anche la Vigna di Leonardo. Gli Uffici valuteranno se vi siano i presupposti per l’estensione del vincolo. I margini di intervento del Ministero saranno oggetto di un attento studio, affinché questo straordinario patrimonio venga tutelato e valorizzato al meglio”. Insomma l’attento studio inizierebbe solo ora, quando uno degli imprenditori più illuminati del mondo si aggiudica un bene storico. Invece di rallegrarsi che personaggi di questa caratura ancora abbiano voglia di investire in Italia, si agita la solita retorica del vincolo soprintendenziale punitivo a mo’ di dispetto. Speriamo solo a parole.

Livia Montagnoli

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati