Intervista a Giuseppe Petrellese, social media manager del Madre di Napoli

Ha lavorato al Madre dal 2017 al 2020, definendone le strategie di comunicazione sui social. Dopo due anni, Petrellese ha fatto ritorno al museo napoletano. Ne abbiamo approfittato per chiedergli la sua opinione su cultura e social

Il MADRE, Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli, accoglie nuovamente il suo più celebre social media manager. Da novembre 2017 a marzo 2020 Giuseppe Petrellese ha reso il Madre uno dei musei d’arte contemporanea più all’avanguardia in Italia grazie a una strategia social intraprendente, attenta ai trend e anche un po’ audace. A distanza di ben due anni, Petrellese ha varcato nuovamente le porte gialle del museo con uno zaino pieno di idee ed entusiasmo: “quando è terminato il mio incarico al museo, all’inizio del 2020, ho continuato a lavorare nel settore marketing e comunicazione digitale in diverse realtà”, ci racconta il social media manager. “In questo periodo, ho avuto l’occasione di collaborare a progetti molto interessanti, come la candidatura di Procida Capitale della Cultura 2022, che è stata sicuramente un’avventura coinvolgente. Devo ammettere, però, che ho sempre voluto rientrare in ambito museale, e intraprendere la collaborazione con Roberto Bilancia, che cura la comunicazione digitale del Madre, è stata proprio l’occasione che speravo mi capitasse”. L’occasione è arrivata, anzi ritornata, e da Petrellese ci siamo fatti raccontare il suo lavoro e i suoi progetti in questa intervista.

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INTERVISTA A GIUSEPPE PETRELLESE, SOCIAL MEDIA MANAGER DEL MADRE

Emozioni e reazione alla news del rientro al Madre?
Solitamente non si torna con gli ex, ma per il Madre è lecito fare un’eccezione. Varcare il portone giallo dopo 2 anni e ritrovare colleghi e amici con cui ho trascorso ore e ore della mia vita professionale è stato emozionante, dandomi fiducia e cogliendo subito il mio stile di comunicazione. I classici contenuti informativi e display restano fondamentali per comunicare gli eventi e le mostre, fornendo anche approfondimenti che, ci rendiamo conto, sono molto seguiti e richiesti. Ma è altrettanto importante essere visibili e catturare l’attenzione delle persone che guardano per 1.5 secondi un post sul loro feed; in modo contemporaneo.

Parlaci un po’ del tuo background formativo e delle strade professionali che ti hanno portato al Madre.
Il mio background formativo rispecchia bene la mia personalità: mi piace sperimentare, curiosare e cambiare repentinamente idee e percorsi seguendo l’istinto. Dopo il diploma in tecnologie aeronautiche ho frequentato, nell’ordine, ingegneria, informatica e sociologia, dove mi sono laureato in Culture Digitali e Comunicazione. Poco dopo la laurea ho iniziato a lavorare in una società per la valorizzazione del patrimonio culturale campano, e dopo qualche mese sono approdato al Madre. Pur avendo seguito un percorso di studi in gran parte scientifico sono sempre stato affascinato dalle materie umanistiche, dalla letteratura, dal marketing e dalla comunicazione.

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Novità nella strategia social del Madre?
Al momento sto lavorando a una strategia per lanciare il canale Tik Tok, aperto nel 2020 ma che quanto prima, una volta individuata la strada giusta, renderemo ufficialmente attivo.
Sono affascinato dal fenomeno Be Real, e anche qui mi piacerebbe creare una strategia dedicata e, infine, mi piacerebbe rendere i visitatori ancora più protagonisti dei nostri canali, con delle iniziative social e call dedicate, per generare dei contenuti in grado di avvicinare al museo e al contemporaneo quanto più pubblico possibile.

Svelaci la tua opera preferita della collezione.
Dark Brother di Anish Kapoor. Non tanto per l’opera in quanto tale, ma per le reazioni e il senso di spiazzamento che provoca nei visitatori. Passerei le ore a guardare le espressioni delle persone che si fermano per diversi minuti a cercare di capire se stanno guardando una superficie o un vuoto infinito.

Kapoor è sempre Kapoor… Hai altre passioni oltre all’arte?
Musica, musica e ancora musica. Lo si può notare dai continui riferimenti che faccio sui canali del museo e attraverso le playlist del museo – che stanno per tornare. Anzi, la lanciamo attraverso questa intervista, subito dopo la cucina, il wrestling e le auto rumorose.

Se ti piace la musica non posso trattenermi dal porti questa domanda. Che canzone associ al Madre?
Questa è la domanda più difficile dell’intervista.
Purtroppo o per fortuna cambio spesso colonna sonora, quindi al momento posso dirti i 3 brani che associo al museo.
IDLES – STENDHAL SYNDROME
APHEX TWIN – WINDOWLICKER
THE SMITHS – BACK TO THE OLD HOUSE

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Ritorniamo ai social del Madre. Su cosa punteresti?
Sicuramente Instagram. Vedo tanti tentativi su Tik Tok, ma sono poche le realtà in grado di sfruttare pienamente il potenziale della piattaforma. Piuttosto che farlo male, meglio studiare e attendere l’idea giusta. Mi interesserebbe molto collaborare con dei creator esterni all’arte, portarli al museo e intercettare il loro pubblico, in modo da poter far confluire linguaggi diversi con l’obiettivo di rendere più ampia la platea del museo.

Il tuo pensiero sulla comunicazione social in ambito artistico attuale.
La pandemia ha fatto credere ai non addetti ai lavori che il post-covid sarebbe stato tutto completamente digitale, se non le mostre almeno la comunicazione. Invece adesso siamo tornati al mondo pre-Covid sotto questo aspetto: sono ricomparsi i famosi ‘comunicati stampa su Facebook’ citati da Silvio Salvo, che si affiancano, spesso, a tentativi non professionali di utilizzo delle piattaforme. Le istituzioni e i musei che credono nella comunicazione social sono pochi, vuoi per mancanza di risorse o semplicemente perché puntano su altro.
La mia idea è che i social debbano mantenere la loro indipendenza e non essere un’appendice di altri strumenti d’informazione istituzionale. Ad esempio, il 90% dei contenuti postati nasce appositamente per le piattaforme social, perché come detto in precedenza si tratta di canali che hanno un proprio linguaggio. Con il team del museo lavoro in modo da avere spunti su tutti gli aspetti di una mostra, dall’allestimento alla produzione ai contenuti. E tutto confluisce nella comunicazione digitale, seppur attraverso canali diversi, per restituire all’esterno un racconto completo, che possa non solo essere interessante, ma che racconti la vita reale del museo.

Valentina Piuma

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Valentina Piuma

Valentina Piuma

Valentina Piuma (Milano, 1992) è laureata in Lettere e Beni Culturali e ha conseguito un Master in Management in Beni Culturali presso l’Istituto per l’Arte e il Restauro “Palazzo Spinelli” a Firenze. Ha ottenuto il diploma di tecnico qualificato nella…

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