Passerelle volanti. Una mappa poetica della Genova sospesa

Una mostra e un libro censiscono in modo molto originale i numerosissimi sottili passaggi aerei che punteggiano la difficile mappa di una città “verticale”. Così architettura e sociologia urbana si colorano di inattese suggestioni poetiche.

Superando trentacinque concorrenti in gran parte meritevolissimi, Passerelle volanti è il progetto che ha vinto la call “Amate l’architettura!” lanciata nel marzo scorso dalla Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Genova. Bisognava suggerire un’iniziativa culturale che promuovesse l’architettura contemporanea. L’architetto Matteo Orlandi, genovese, ha proposto una trattazione d’impatto sottilmente spettacolare circa una caratteristica del tutto specifica della sua città: l’originale rete di passaggi aerei – passerelle pubbliche o private, scalinate sospese, ma anche ascensori et similia – che mettono in contatto quote diverse di un agglomerato urbano in pendenza, che si è dovuto sviluppare in poco spazio e abbarbicandosi in modi anomali. Tale selva di snelle protesi appare del tutto abituale e normale per i genovesi; ma, evidentemente, non è affatto così per i “foresti”.

COME CARUGGI AEREI

Genova non è solo la città del tragicamente tanto chiacchierato Ponte Morandi (che peraltro in città praticamente nessuno chiamava così, ma “il ponte di Cornigliano” o, più banalmente, “il ponte dell’autostrada”). Dovendo, nel corso del tempo, adeguare i collegamenti delle abitazioni alle nuove strade costruite a monte dopo l’edificazione dei palazzi, il capoluogo ligure è anche la città di innumerevoli ponticelli, quasi senza alcun nome, fin sui tetti: evidenti o nascoste viuzze di comunicazione, spesso private, che finiscono per caratterizzarsi come caruggi aerei, magari panoramici. Sono esempi di architettura spontanea, di progettualità a volte selvaggia e pure un po’ anarchica, espressioni della migliore arte di arrangiarsi tutta italica, che sono diventati caratteristica unica di una città fatalmente “verticale”.

Matteo Orlandi, Via Dino Col Via Mura degli Angeli, passerella e ascensore pubblici. Photo Matteo Orlandi

Matteo Orlandi, Via Dino Col Via Mura degli Angeli, passerella e ascensore pubblici. Photo Matteo Orlandi

UNA GEOMETRIA TORTUOSA

O forse, quali concrezioni fisiche di perfetto “pensiero laterale”, queste passerelle a mezz’aria, che spesso ti si presentano a sorpresa di sguincio, diventano un’apoteosi della percezione diagonale. In genere sorgono come strutture rigidamente rettilinee, ma coniugandosi con quanto hanno intorno appaiono presto come linee spezzate; e di fatto, se le si guarda dal basso, tra le linee cadenti degli edifici o delle masse che collegano, ciò che era ortogonale viene percepito appunto obliquo, una danza composta o scomposta di angoli acuti e ottusi. Perciò quanto era nato per esigenze funzionali, e se vogliamo appena etiche, assume una personalità inevitabilmente di sollecitazione estetica; e lo si può vivere ‒ che bellezza! ‒ anche come espressione geometricamente tortuosa, misteriosa, poetica.

STORIE DI VERTIGINE

Poetico, come minimo, è il rapporto col vuoto che questi stretti camminamenti sospesi ti impongono. Sono piccole, e non solo, storie di vertigine; e magari di invito al volo. Sono esperienze eccitanti anche dal punto di vista fisico, e non solo percettivo. Immaginiamoci l’intrapresa dell’attraversamento nel vento forte, sotto la pioggia o la neve, con carichi pesanti, su una pavimentazione scivolosa, o con un bambino che ti scappa di mano, un cane che ti sbarra la strada, un gabbiano che ti sfiora pericolosamente. Questi skywalk non ti regalano esperienze normali, ma sempre almeno un poco avventurose. E qui sta l’intuizione, anche letteraria, che ha mosso l’architetto Matteo Orlandi a uscire dal Corso dell’Architettura per deviare al primo incrocio – in sella alla sua vespa blu, in bella deriva situazionistica – verso il Vicolo Stretto dell’Imprevisto, il Viale dei Giardini dell’Astrazione, il Parco della Vittoria della Fantasticheria.

passerelle volanti from Wurtz / artescienza on Vimeo.

UNA MOSTRA E UN LIBRO

Orlandi (classe 1977, prime esperienze professionali in giro per l’Europa e l’Africa, approdato nel 2008 al Renzo Piano Building Workshop, poi docente e ricercatore presso le università di Genova, Vienna, Shenzhen, Shanghai, e oggi titolare dello studio MAO-Matteo Orlandi Architetto) su tali suggestioni ha imbastito una mostra e un libro, entrambi sorprendenti e coinvolgenti. Il suo percorso espositivo si articola armoniosamente, spezzandosi, tra rigore ed estro, nelle sale affrescate al piano nobile della preziosa dimora cinquecentesca dei marchesi Grillo in Piazza delle Vigne, nel cuore del centro storico genovese. La mostra, multimediale e calligrafica, che non lascia alcun visitatore indifferente, resta aperta ancora solo fino al 25 novembre. Per chi la perdesse, imperdibile però rimane il libro – in italiano e in inglese ‒ che la accompagna e completa, stampato con intrepidezza su carta Fedrigoni Woodstock Cipria dalla raffinata casa editrice Tuss di Silvia Pesaro. A stuzzicarci emozioni e intelligenza vi si trovano centinaia di fotografie – uno stordente intrico “piranesiano” – e i testi, oltre che del curatore, degli architetti Brunetto De Battè e Giancarlo De Carlo e degli scrittori Ester Armanino e Predrag Matvejevic. Rigore con estro, estro con rigore.

Ferruccio Giromini

Matteo Orlandi – Passerelle volanti. Genova camminando sospesi
Tuss Edizioni, Genova 2018
Pagg. 284, € 15
ISBN 9788890935435
https://tussedizioni.com/

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Ferruccio Giromini

Ferruccio Giromini

Ferruccio Giromini (Genova 1954) è giornalista dal 1978. Critico e storico dell'immagine, ha esercitato attività di fotografo, illustratore, sceneggiatore, regista televisivo. Ha esposto sue opere in varie mostre e nel 1980 per la Biennale di Venezia. Consulente editoriale, ha diretto…

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