Mike Kelley. Lo scrittore, il critico, l’artista

Un nuovo saggio sull'artista americano aiuta a ricordare i passaggi chiave della carriera artistica del gigante-Kelley, mettendo in luce un aspetto determinante della sua produzione: la scrittura come fonte principale di spunti creativi e riflessivi. Sottolineando nuovamente la centralità di un autore che, anche dopo la morte, non smette di essere contemporaneo.

Sono trascorsi due anni dalla scomparsa di Mike Kelley eppure la sua presenza sembra sempre più forte e ribadita, non soltanto nelle grandi mostre tributategli (dallo Stedelijk Museum, Centre Pompidou, MoMA, P.S.1 e MOCA fino all’Hangar Bicocca), ma nel suo imporsi come uno degli artisti in assoluto più influenti della sua generazione. Questa metodica attenzione verso la figura di Kelley si è condensata durante gli anni in molteplici riferimenti e pratiche di autori più giovani e, dal punto di vista critico, nella folta bibliografia finora prodotta. Dal lavoro monumentale di John Welchman a molte altri autorevoli pubblicazioni, alle quali si aggiunge ora l’intelligente volumetto scritto da Marco Enrico Giacomelli, Di tutto un pop. Un percorso fra arte e scrittura nell’opera di Mike Kelley.
La scrittura è infatti al centro di questo denso e scrupoloso saggio, che evidenzia quanto il “supermedium” (definizione data da Welchman) della parola scritta rappresenti la vera impalcatura di un’opera estremamente eterogenea e massiccia quale quella dell’artista di Detroit. Capitolo dopo capitolo, l’autore sintetizza e palesa definitivamente le qualità intellettuali di Kelley, che lo vedono al tempo stesso autore e commentatore cosciente della propria estetica, mai in un’ottica autoreferenziale ma piuttosto nella consapevolezza di partecipare, su fronti e con media diversi, alla creazione di quella che sarebbe stata la scena artistica e pop americana dagli Anni Ottanta a oggi.
Il termine ‘pop’, nel saggio di Giacomelli, viene scandagliato nel suo significato più immediato e remoto: laddove risultano chiare le implicazioni pop di Kelley con le produzioni musicali dei Sonic Youth, viene qui analizzato nello specifico la metodologia del de-skilling come attitudine artistica e statement fondamentale per comprendere a pieno il rapporto tra avanguardia e pop, di come la sua produzione sia costantemente compresa nella dicotomia tra “alto” e “basso” o, per usare nello specifico il lessico di Kelley, tra “permesso” e “represso”.

Mike Kelley Portrait, 2004 - photo credit: Cameron Wittig and the Walker Art Center, Minneapolis - Courtesy of Mike Kelley for the Arts - © Estate of Mike Kelley

Mike Kelley Portrait, 2004 – photo credit: Cameron Wittig and the Walker Art Center, Minneapolis – Courtesy of Mike Kelley for the Arts – © Estate of Mike Kelley

È per certi versi impressionante il livello di lucidità di Kelley nell’analizzare “fuori e dentro” l’estetica pop di alcuni fenomeni e figure di riferimento come Warhol e giustapporvi autori cruciali per le sue riflessioni come Paul Thek o Öyvind Fahlström, ed è proprio in questi testi che Giacomelli individua uno stile critico del tutto peculiare e decostruttivo.
L’aspetto sempre presente, in risonanza a ogni forma mutuata dalla cultura pop o kitsch, è quello concettuale, a questo proposito nel capitolo Tecnologia viscida l’autore analizza quell’interesse di Kelley per l’ufologia che, se a prima vista può sembrare una divagazione bizzarra e freak, rivela invece nel profondo la capacità di concettualizzare fenomeni folkloristici in materia prima per le proprie opere e per setacciare semiologicamente le implicazioni sociali manifeste e latenti di fenomeni pop e trash.
I lavori scelti per ordinare la fittissima produzione di Kelley aiutano il lettore più o meno informato sull’opera del grande artista a fissare dei punti cardinali in quell’ammasse che va dall’Education Complex all’Extracurricural Activity Projective Reconstuction, passando per i “duetti” con Paul McCarthy ben commentati nel capitolo Attenti a quei due.
Infine, Giacomelli reinnesca e rimette in circolo un antico quanto fondamentale nodo critico da sciogliere nell’interpretazione e classificazione dell’opera di Kelley, riproponendo il lungo e densissimo dibattito attorno all’Informe. Vista la molteplicità di interrogativi e spunti che ancora vividissimamente sono impliciti nel confronto con il solco tracciato dell’artista americano, vale la pena averli tutti lì, a portata di mano, per ritornarci con puntualità e chiarezza, ed in questo senso il saggio perfettamente si adatta allo scopo.

Riccardo Conti

Marco Enrico Giacomelli – Di tutto un pop. Un percorso fra arte e scrittura nell’opera di Mike Kelley
Johan and Levi, Milano 2014
Pagg. 72, € 9
ISBN 9788860100832
www.johanandlevi.com

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Riccardo Conti

Riccardo Conti

Riccardo Conti (Como, 1979; vive a Milano), critico d’arte e pubblicista, si occupa principalmente di cultura visiva e linguaggi come video e moda. Collabora con riviste come Vogue Italia, Domus, Mousse, Vice e i-D Italy, ha curato diverse mostre per…

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