Il super architetto Norman Foster diventa “direttore” di Domus nel 2024

Dopo Steven Holl e Toshiko Mori, approda al timone della testata fondata da Gio Ponti, in veste di Guest Editor, un protagonista della scena architettonica globale da sei decenni: Norman Foster. Ecco come sarà la “sua” Domus

Che cosa ci racconta la scelta di Lord Norman Foster come Guest Editor internazionale del mensile Domus per il 2024? Inaugurato nel 2018, il format 10x10x10 è stato concepito dalla presidenza di Editoriale Domus per accompagnare la testata fondata da Gio Ponti verso il mirabile traguardo del centenario. Pur nella continuità della direzione editoriale, affidata a Walter Mariotti, anno per anno progettisti di rilievo si passano il testimone del prestigioso incarico temporaneo, finendo così per legare dieci numeri del mensile alla propria prospettiva sulla disciplina. A questo irripetibile (e variamente meritevole di attenzione) intreccio tra la storia del giornale e la carriera dei singoli architetti hanno contribuito Michele De Lucchi (2018), Winy Maas (2019), David Chipperfield (2020), Tadao Ando (2021), Jean Nouvel (2022), Steven Holl e Toshiko Mori (2023). Sette uomini, con l’appena nominato Foster, a fronte di una sola donna, che tra l’altro ha condiviso il ruolo con un collega. Perché? Appare legittimo chiedersi se si riuscirà, prima della conclusione di questo percorso, ad avere una conduzione esclusivamente femminile. La nota stampa chiarisce che a vestire i panni di Guest Editor sono “sempre state figure di spicco della cultura contemporanea, portavoce come la testata  di visioni ed esperienze differenti, accomunate dall’essere protagoniste del dibattito globale”. Dunque cosa dovremmo dedurre dal mancato affidamento alle architette di questo ruolo? Invertire la rotta non ci appare come un risultato utopico. Di certo, intanto, c’è che l’osservazione del contesto architettonico internazionale contemporaneo, gli eventi di riferimento del settore (Biennale Architettura 2023, in primis), i premi ovunque assegnati, e gli stessi contenuti proposti da Domus (così come dai principali media di settore) stanno documentando l’epocale metamorfosi di genere in corso. E, come già auspicato da queste colonne nel 2019, non c’è dubbio che il segnale trasmesso da una testata prestigiosa come Domus, individuando una Guest Editor, sarebbe potente. Specie in questo doloroso e inquieto tempo. Un’ulteriore – ma estremamente rilevante, proprio perché sancita da Domus – attestazione della crescente presenza numerica e dell’autorevolezza femminile in campo architettonico.

Norman Foster. Courtesy Editoriale Domus
Norman Foster. Courtesy Editoriale Domus

Nel 2024 Norman Foster firmerà 10 numeri di Domus

Classe 1935 e 21esimo vincitore del Pritzker Architecture Prize nel 1999 (nonché di decine di altri riconoscimenti in tutto il mondo), Foster è un uomo e un professionista instancabile, dall’invidiabile sprint. Solo nell’ultimo biennio è passato dalla discesa in campo a favore della ricostruzione in Ucraina (con l’annunciato coinvolgimento pro bono nella rinascita della martoriata Kharkiv) alla maxi celebrazione espositiva del Centre Pompidou (un luogo progettato – vale la pena ricordarlo – dal suo compianto amico nonché socio nello studio Team 4, nella Londra dei primi anni Sessanta, Richard Rogers), passando per il lancio di attività formative attraverso la sua fondazione. È improbabile che gli architetti rinuncino a sfogliare (e, forse, anche a possedere, conservare e custodire) i dieci numeri di Domus riflesso della visione di Foster (il primo sarà disponibile da gennaio 2024). A precederli, come di consueto, sarà lo speciale cartaceo in arrivo nelle edicole e librerie già il 6 dicembre prossimo: la monografia dedicata al progettista dell’ormai mitico HSBC Building – Hongkong & Shanghai Bank Headquarters (1979 – 1986) sarà affiancata dal suo manifesto d’intenti, legato alla “città compatta”.

Manifesto Norman Foster. Courtesy Editoriale Domus
Manifesto Norman Foster. Courtesy Editoriale Domus

La città compatta secondo l’architetto Norman Foster

Un tema che lo stesso Foster chiarisce negli intenti programmatici della “sua” Domus.“Le città con la più bassa impronta di carbonio e la più alta qualità di vita sono compatte, percorribili a piedi e a densità medio-alta in termini di numero di abitanti per chilometro quadrato. È probabile che nei loro quartieri si possa svolgere una serie di attività diverse in spazi vicini tra loro, ben serviti da un trasporto pubblico efficiente. Statisticamente, le città compatte sono il tipo di luogo che si sceglie più volentieri, sia per viverci sia per turismo. Una progettazione e una pianificazione urbanistica illuminate sono fondamentali per il successo delle città, che peraltro cambiano e si evolvono nel tempo”, anticipa l’architetto. “Con l’arrivo di Norman Foster il progetto 10x10x10 raggiunge una maturità e una rotondità che supera qualunque aspettativa. Attraverso la sua gamma delle esperienze, la sua profondità di visione, una quantità e qualità di realizzazioni uniche, il ruolo di Domus come matrice di dialogo e interpretazione della società e del suo sistema come capacità di produrre senso e servizi salgono al livello superiore”, racconta Mariotti, che ha condotto l’intervista prossimamente disponibile in versione integrale nella monografia. 

Valentina Silvestrini

https://www.domusweb.it/it.html

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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