Il libro su Antonio Capuano, il regista amato da Paolo Sorrentino

Un libro-conversazione con Antonio Capuano. Ironico, tagliente, profondo. Una biografia insolita e discontinua per conoscere uno degli autori più preziosi del nostro cinema

Alla generazione Z forse il nome di Antonio Capuano dice poco o nulla. Eppure con il suo ultimo film (Il buco in testa, 2020) e con È stata la mano di Dio (2021) di Paolo Sorrentino questo autore partenopeo si è trasformato in un curioso e famoso personaggio. Chi è Antonio Capuano? È un regista tutto d’un pezzo. Per alcuni scostante e per altri schivo, ma per tutti è una personalità mai omologata. Uno di quelli che gli addetti ai lavori amano. Proprio per questo motivo c’è un libro da segnalare e che merita un’attenta lettura. Si tratta di Da una prospettiva eccedente. In dialogo con Antonio Capuano, a cura di Armando Andria, Alessia Brandoni e Fabrizio Croce, edito da Artdigiland. Una conversazione discontinua, ironica, tagliente, intelligente, stimolante alla scoperta di Antonio Capuano, uomo e artista.

IL LIBRO DEDICATO AD ANTONIO CAPUANO

Da una prospettiva eccedente. In dialogo con Antonio Capuano è un libro diviso in cinque parti di conversazione: tra solitudine e partecipazione, poetiche eccedenti, appunto, sogni, realtà e simultaneità, fascinazioni e ribaltamenti, ritrovamenti. Alla prefazione di Christian Raimo segue un’introduzione dedicata in generale al cinema di Capuano e il volume termina con tre saggi critici: Vito e gli altri. Quasi un découpage di Alessia Brandoni, È corpo. È amore. È identità. Vertigine e potere del desiderio in Pianese Nunzio, 14 anni a maggio di Fabrizio Croce e Antonio Capuano, filmare con(tro) il tempo di Armando Andria. Nel volume c’è la formazione di questo regista, la sua Napoli (quella di chi ci vive), il suo rapporto con il cinema, la pittura e il teatro e molto altro.

IL CINEMA DI ANTONIO CAPUANO

Il motivo per immergersi nella storia, nella vita, nel cinema di Capuano lo chiarisce Raimo con queste poche frasi: “Il cinema di Capuano è una delle cose più belle che siano capitate all’arte italiana negli ultimi trent’anni; più che il David di Donatello alla carriera, Capuano avrebbe dovuto ricevere premi e riconoscimenti sparsi a costellare i tre decenni a partire dal 1991 di ‘Vito e gli altri’. Ma partiamo dal poter gioire della sua gloria adesso e proviamo a chiarire il senso di questa adorazione. La prima ragione è semplice: il suo è un cinema adulto. Non è soltanto l’esordio tardivo – 51 anni – a fare delle opere di Capuano qualcosa di così articolato e straordinario che non ha paragoni con molto altro cinema italiano, ma è soprattutto la sua capacità di raccontare gli esseri umani – adulti, ragazzini, bambini, vecchi – come se fossero tutti e sempre liberi e responsabili di se stessi”.

CAPUANO SECONDO SORRENTINO

Se nell’ultimo anno il nome di Antonio Capuano è comparso in molti articoli di cinema e arte nonostante i ben 13 film già al suo attivo ‒ tra cui opere importanti come Vito e gli altri, Pianese Nunzio, 14 anni a maggio, Luna rossa, La guerra di Mari ‒ lo si deve alle parole scritte dal regista de La grande bellezza. È Ciro Capano, scelto da Paolo Sorrentino per interpretare il regista Antonio Capuano in È stata la mano di Dio, a pronunciare uno dei discorsi più belli sulla vita e sul cinema che culmina in tre semplici parole “non ti disunire”. Queste parole, che indicano la resistenza, il non cedere al momento, il far defluire la vita fatta di gioie e dolori, sono espressione del cinema dello stesso Capuano e sono la visione di un autore su un altro.
Quello è il modo in cui lui mi vede. Io non mi ci riconosco, ma se è così che lui mi vede non posso farci niente”, dice agli autori di Da una prospettiva eccedente Antonio Capuano.
A volte si è prigionieri dei propri occhi. Ne ‘Il buco in testa’ ho tagliato in montaggio molte scene del personaggio della zia della protagonista, tanto che Gea Martire, l’attrice che lo interpreta, si è molto arrabbiata e mi ha detto: ‘Ma perché? Era un ruolo così bello! A questo punto tagliami del tutto!’. E io le ho risposto: ‘Gea, mi devi credere, quando monto un film è lui che comanda, è il film che mi dice tagliami, dammi questo, dammi quello’. È come un animale che ha bisogno di qualcosa ma tu non conosci la sua lingua… È quella la difficoltà: devi capire se è un leone, un cane, un gatto… e se è un gatto devi capire perché miagola… È il film che ti comanda. Mi lascio portare dal film, divento proprio uno ‘scemo’, un pupazzetto nelle sue mani, se il film mi dice allungami, tagliami, accorciami, cambiami colore… io lo faccio”.

Margherita Bordino

Armando Andria, Alessia Brandoni, Fabrizio Croce (a cura di) ‒ Da una prospettiva eccedente. In dialogo con Antonio Capuano
Artdigiland, Dublino 2022
Pagg. 266, € 22
ISBN 9781909088566
https://www.artdigiland.com

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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